Capitolo 3

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~ Invisibile ~

Esce dal locale a testa bassa, non sente nemmeno Tommy chiamarla per capire dove sta andando, la seguo come sempre, non posso farne a meno.

Di sicuro il suo arrivo in questa nuova città non è stato quello che sperava. È come se le paure che l'hanno tormentata negli ultimi giorni, siano nulla rispetto a ciò che ha trovato. A farle più male in questo momento è non riconoscere più il suo Pitt, non le aveva mai mentito né nascosto nulla. Se non può più fidarsi di lui, di chi allora?

Vorrei potermi proporre come il più affidabile dei compagni, e lo sono da un tempo che non conosco, ma purtroppo sono Invisibile ai suoi occhi. Le cammino a fianco come sempre, sentendo il suo smarrimento e la delusione. L'idea di tornare a Catania pregando il signor Carlo di riprenderla con sé si fa forte nella sua mente. È disposta a restituirgli pure la liquidazione, basta che la faccia tornare alla vita di prima, pur sapendo che non le piaceva tanto quanto vuol far credere. Ma adesso le sembra l'unica strada sicura.

Il suo vagare ci porta a piazza Duomo, si ferma in mezzo alla gente come se non ci fosse nessuno, incantata dal maestoso monumento. Comincia a sbirciare le mille statue sulle pareti e si avvicina non curante di chi le passa davanti o di chi le taglia la strada, sente solo il bisogno della sua fotocamera, di quello zoom tanto potente da farla sentire vicino a quelle statue.

Si guarda intorno e nota i tanti turisti che affollano la piazza, gli artisti di strada ognuno a proporre la propria arte, la gente intenta a guardare le vetrine, non è molto diverso da piazza Duomo a Catania. È solo più grande e ha tutto un qualcosa di particolare che senza capirne il motivo l'affascina.

Nota un negozio di tabacchi, e come è sua abitudine in questi casi, prende un pacchetto di sigarette, e fuma la sua sigaretta pacificatrice.

Torna indietro al locale, sapendo di non avere altra alternativa e qui, ignora Pitt e si dirige in cucina mettendosi a disposizione di Tommy. Lui intuisce il suo stato d'animo, non so come ci riesce, la conosce da poco, però sembra gli basti uno sguardo per capirla. Non le chiede nulla, si limita solo a lasciarsi aiutare da lei, che ogni tanto vede sparire sul retro a fumare.

A notte fonda tornano a casa, in macchina regna il silenzio, Cris per un tratto si addormenta e Pitt notandolo, chiede a Tommy alla guida: «L'ho combinata grossa, vero?»

«Sembra di sì, pensi che andrà via?»

«Non so cosa vorrà fare lei, ma io non la lascerò partire.»

«Pitt non starle addosso, lasciale il tempo che le serve per ambientarsi e soprattutto perdonarti. La storia di suo fratello non è di poco conto. Te l'ho sempre detto che era un errore prendere i prodotti da lui. Per lei deve essere terribile sapere che cercano te e non lei.»

«Hai ragione, ho fatto un disastro. Ma con lei non si può parlare della sua famiglia, loro hanno sbagliato e lo fanno ancora adesso, perché potrebbero farsi sentire. L'ho detto a Vincenzo l'altro giorno, e lui mi ha risposto che teme la sua reazione.»

Giunti a casa svegliano Cris, che ci mette un po' a capire dove si trova, i ragazzi entrano in casa e lei resta in giardino a fumare un'ultima sigaretta. Dopo poco la raggiunge Tommy. «Me ne offri una?»

«Fumi?» chiede Cris porgendogli il pacchetto aperto.

«Ogni tanto, se sono stressato, ma non dirlo a Pitt» risponde timido.

«Non penso serva dirglielo, non lo sente appena torni dentro?»

«Caso mai gli dico che mi hai baciato.»

«Non ti crederà mai, non è attendibile che io baci un uomo.»

Lui accenna un sorriso. «Si sistemerà tutto vedrai.» Spera di tranquillizzarla, ricambia il sorriso anche se ha molti dubbi a riguardo.

Vanno a dormire e cercano di nascondere a sé stessi quel velo di tristezza che oscura la loro mente.

Ho osservato Tommy per tutto il pomeriggio e ho compreso il suo comportamento nei riguardi di Cris.

Anche se non ha mai trascorso molto tempo con lei, ora che l'ha così vicina, ha la sensazione di conoscerla da sempre. Ogni cosa che Pitt gli ha raccontato su di lei, l'ha ritrovata in quel viso magrolino che cerca di nascondere con i ricci, senza riuscirci molto, e in quegli occhi che ha visto felici solo per pochi istanti.

La prime due settimane a Milano non portano a Cris nulla di utile. Le poche agenzie dove è stata le hanno detto di essere interessate alle foto, non al fotografo, e le foto a cui si riferiscono loro non sono quelle che a lei piace fare. Ogni no, lo ha vissuto come una batosta.

Il modo in cui quelle persone l'hanno guardata, il tono di superiorità che hanno usato con quell'accento milanese, l'hanno fatta sentire sempre più piccola e inerme di fronte a questa nuova vita. Così si lascia trasportare da quel pessimismo in cui cade troppo facilmente.

Continua ad aiutare Tommy in cucina, si inventano insieme il giovedì delle arancine e il primo è davvero un gran successo. Rifarle dopo tanto tempo, le ha fatto rivivere i momenti piacevoli in cucina con nonna Iana, sono quei ricordi capaci di portare pace nel suo cuore.

Con Pitt vivono in uno stato di calma apparente, lui segue il consiglio di Tommy di non starle addosso, e lei di sicuro non lo cerca.

Di buono, in queste settimane, c'è il rapporto che sta nascendo tra lei e Tommy, lui non le chiede nulla, ma lascia parlare sempre lei. Finché lei, nel suo giro di parole, giunge a una conclusione di cui lo ringrazia sempre, sentendosi rispondere tutte le volte: «Quando vuoi sono qui.»

Ambientarsi è difficile, il suo modo di esprimersi è diverso da quello dei milanesi e per quanto Tommy ed Enrica non glielo facciano pesare, diventa inevitabile quando lei chiede: «Esco il sugo dal congelatore?» Perché a Milano le cose dal congelatore non si escono, si tirano fuori. Cris cerca di spiegare un po' irritata che in ogni caso le due espressioni sono sbagliate, in realtà è "prendo il sugo dal congelatore". Per quanto loro scherzino con lei, la situazione comincia a pesarle in modo serio.

Quelle battutine tipo: "Scendo il cane che lo piscio" sono incomprensibili per lei, ogni volta sorride e pensa fra sé, "Va bene che diciamo, scendo il cane, ma mica lo pisciamo noi, lo fa da solo!".

È davvero dura, il suo orgoglio siciliano è ferito e lei non ha la forza di reagire. Si sente solo più diversa di quanto già non pensi. Se per mandar giù quel Masculotta che sua madre per prima le ripeteva sin da piccola ci ha messo quasi una vita, adesso sentirsi definire una terrona le dà un fastidio maggiore.

L'opportunità di cui le avevano parlato i ragazzi finalmente è arrivata.

Pitt viene a chiamarla in cucina, io la seguo con curiosità, anche per capire che tipo sia questo tizio con cui deve parlare. È un signore grassoccio, dall'aspetto disordinato, ha la cravatta allentata, una camicia con maniche arrotolate su per il braccio, l'aria di chi è sempre di fretta e non si ferma mai.

Lei non ha ben chiaro il perché debba andare in sala ed esce dalla cucina con il grembiule indosso.

«Cris ti presento Marco, lui ha un'agenzia fotografica» esordisce Pitt svegliandola; lei impacciata si sfila via il grembiule e si presenta.

Marco non le chiede molto e la ferma mentre lei sta cercando di spiegargli in che modo ha lavorato in passato. «Vieni domattina e vediamo che sai fare.» Prende solo un biglietto da visita dal taschino e lo poggia sul tavolo.

Di sicuro è stato il colloquio meno formale della sua vita, ma è contenta, qualcosa si sta muovendo. Va dietro il bancone da Pitt, lo abbraccia senza dirgli nulla e torna in cucina da Tommy, a cui racconta tutto e cerca di farsi spiegare come arrivare all'agenzia di Marco, mostrandogli l'indirizzo che c'è sul biglietto da visita.

Al mattino non sta nella pelle, prende l'attrezzatura, si fa accompagnare da Tommy alla stazione per andare in città in treno e da lì seguire le indicazioni prendendo la metropolitana.


Maschiaccio




Fermate il mondo... Ci sono anch'io! - 1 ParteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora