Capitolo 54

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~ Cris ~

Andiamo da Giulia a pranzo, io non le chiedo cosa farà, amo questa sua spontaneità, mi piace lasciarmi stupire. Appena arrivati, lei scende dalla macchina e Axl salta fuori, mentre io prendo il suo zaino nel bagagliaio e la fotocamera e mi fermo un attimo a controllare se ho altre memory card nella borsa.

Lei saluta sua sorella che esce in giardino, poi guarda Axl. «Vai a chiamare mamma Cris.»

Giulia la fissa stupita e le chiede: «Mamma Cris?»

Lei risponde senza nessun timore o esitazione: «Sì, non la trovi stupenda anche tu?»

Giulia sposta lo sguardo su di me, poi le sorride. «Non credo nello stesso modo in cui la vedi tu ma lo è, come lo sei tu con lei.» L'abbraccia con gli occhi lucidi: «Non avevo ben capito, ma sono contenta per te, era ora che iniziassi a vivere sorellina.»

Non mi aspettavo che Roby lo dicesse subito così di botto, né tantomeno la reazione di sua sorella.

Suo padre si avvicina a loro e chiede: «Che è successo? Perché avete gli occhi lucidi?»

Roby resta un attimo a guardarlo e sua sorella la precede. «Perché hai un'altra figlia papà.»

Lui le sorride e stupisce. «Lo so e cucina meglio di voi due messe insieme.» Poi mi fa l'occhiolino aggiunge: «Poi i ragazzi lei non li ha mai saputi scegliere, quel Paolo che stava per sposare era un tale rincoglionito e non parliamo di quello stronzo di Andrea, mi stava sui coglioni.»

Io non resisto e dico tra i denti: «A chi lo dici.»

Si avvicina a noi Francesco con Martina e chiede imbarazzato: «Martina mi ha chiesto se adesso siete fidanzate, glielo spiegate voi? Io non sono pratico.» Scoppiamo tutti a ridere.

Giulia si avvicina alla piccola e glielo conferma. «Sì, amore.»

Martina ne è un po' turbata. «Ma non si devono fidanzare con un ragazzo?»

Noto l'imbarazzo di Giulia, mi avvicino alla piccola e abbassandomi sulle gambe le spiego: «Sai, quando ero piccola mia nonna mi raccontava sempre come aveva conosciuto mio nonno e come lui le aveva fatto battere forte il cuore, tanto da farle capire di voler vivere tutta la vita con lui...»

Lei mi interrompe. «E la zia Roby fa battere forte il tuo, anche se non è maschio?»

«Sì, fortissimo» le rispondo, mentre Roby si china vicino a noi, la piccola le mette la manina sul petto e le chiede:

«Anche il tuo batte forte per Cris?»

«Sì fortissimissimo!» le risponde enfatizzando quella parola.

«Era semplice da dire hai visto?» Fa notare con tono ironico Giulia al marito.

Con una risata collettiva entriamo in casa e io faccio il mio primo pranzo nella mia nuova famiglia.

Quando torniamo a casa mi sento felice, è stato tutto talmente spontaneo e semplice, che non ci credo.

Roby mi guarda preoccupata. «Stai bene Amore? Ti sei sentita a tuo agio con loro?»

«Certo, sto benissimo, ed è stato bellissimo.»

«Pensi che sto correndo troppo? Mi rendo conto che per te deve essere stressante, mio padre che viene da te e adesso mia sorella, non voglio farti sentire...»

La fermo subito, conosco la sua abitudine di crearsi paranoie assurde. «Se mai quella che corre sono io, dai miei eri già la zia Roby.»

Accenna un sorriso forzato. «Mi resta la parte più difficile da fare.»

L'abbraccio, capisco che si riferisce a sua madre, i suoi occhi si sono inumiditi. «Ehi, stai bene?»

«Glielo dirò, devo trovare la forza di affrontare mia madre, non mi importa se lo accetta o no. Ma deve sapere quello che mi ha fatto e che adesso ha finito, non può più controllarmi.»

La stringo forte a me, spero di poterla aiutare a trovare la forza. «Amore non ritenerla responsabile di tutto, ognuno di noi prende coscienza...»

Mi interrompe lasciando libere le lacrime. «È per lei che l'ho nascosto a me stessa, se lei quella sera non si fosse chiusa in camera...»

«Non sarebbe cambiato nulla. Amore non ragionare con i se. Il passato nessuno di noi può cambiarlo, puoi solo vivere il presente e sperare pian piano di riaverla nel tuo futuro. Guarda la situazione con la mia famiglia, ci vuole tempo.»

Lei annuisce, le porto via le lacrime dagli occhi con le dita e le do un bacio leggero, lei mi abbraccia e sussurra: «Io però ho bisogno di parlarle.»

«Quando ti sentirai pronta lo farai, e se vorrai io sarò con te.»

«No, come ho detto a papà devo farlo da sola Amore, lei sa essere cattiva in questi casi» lo dice con un tono protettivo nei miei confronti.

«Saprei cavarmela, non devi preoccuparti.»

«Lo so, ma è la mia guerra, tu hai fatto la tua quando sei scappata da casa dei tuoi, io devo finire la mia!» afferma convinta, non insisto perché la capisco.

La nostra prima settimana insieme mi sembra sia volata, vivere il quotidiano con lei mi dà sicurezza, mi fa sentire a mio agio nel mondo.

Io che ho capito di essere lesbica da piccola mi sono sempre posta problemi e paranoie che per lei non esistono. Infatti, mentre io tendevo a nascondermi, lei ha questa smania di uscire allo scoperto. Non so se sia dovuto solo all'età o forse è solo una questione di carattere. Sta di fatto che riesce a farmi vivere bene con me stessa. Poi in questi giorni mi sono sorpresa a scoprire una cosa che non avrei mai pensato potesse farmi sentire tanto bene. Lei, quando parla di me con gli altri mi definisce in ogni modo, sono la sua ragazza, la sua fidanzata, la sua compagna, penso dirà anche moglie tra qualche tempo e sarà folle, ma il pensiero mi fa sorridere il cuore. Io non mi riconosco più, perché di tutti i sostantivi con cui mi presenta agli altri, mi soffermo solo sull'aggettivo possessivo che li precede. Io sono sua ed è questo che mi dà sicurezza, sapere di appartenerle.


Fermate il mondo... Ci sono anch'io! - 1 ParteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora