~ Cris ~
Mario come tutte le mattine mi aspetta giù, mentre si scalda le mani con il fiato, lo saluto e gli dico: «Mi spiace farti andare in giro con questo freddo per scarrozzarmi ovunque.»
«Tranquilla, sarei in giro in moto lo stesso, e poi mi piace lavorare con te, sei una tosta.»
«Guarda proprio stamattina, sono più che altro un toast bruciato» gli rispondo ironica.
Andiamo alla stazione dove ad aspettarmi ci sono tutte le modelle tra cui anche Monica. Saliamo sul treno di fretta per scaldarci al suo interno, vedo il posto vuoto accanto a lei e mi siedo, ripeto in mente le parole di Tommy, "Domani chiarisci con lei e ti diverti come sai fare tu."
Con molta calma le spiego l'equivoco di cui siamo state vittime. Lei all'inizio è dubbiosa, ma poi mi crede. Giustifica il suo non voler lavorare con me, perché pensava fossi la tipica persona che tradisce la propria compagna e lei non vuole mettersi in mezzo a nessuno, non cerca nulla, ma non è una stronza.
La tensione tra noi si allenta fino a sparire. Iniziamo a conversare di lavoro e altro, per far passare quell'ora di viaggio.
A Bologna c'è un filo di sole ma la temperatura non supera i dieci gradi e per le modelle non è il massimo, visto il set pronto a Piazza Grande. Lo scenario è stato scelto dallo stilista bolognese, innamorato di quella famosa canzone di Lucio Dalla e ci accoglie cantandola quando ci vede arrivare.
«Mi pare un matto questo» esordisce Monica.
«Per me è da matti farvi indossare quegli abiti con questo freddo, saranno tutti scollatissimi.»
«Ma no, di solito sono talmente pieni di strati di stoffa che ci sudo dentro, poi se mi infreddolisco mi scaldi tu dopo, no?» mi chiede maliziosa.
Le sorrido e le lascio intuire che lo farò. Ci mettiamo al lavoro con la speranza di fare in fretta, ma la luce non è quella che voglio, il freddo mi congela le mani e mi sembra di non ottenere i risultati sperati. In realtà sono nervosa e non riesco a lavorare, ci metto più del previsto, e dall'espressione delle modelle intuisco che mi sto facendo odiare.
Quasi a fine giornata lo stilista spera di fare anche delle foto al coperto, in un palazzo storico della città. Le ragazze sono stanchissime e del tutto infreddolite, quindi rimando a domani, perché non ho nessuna intenzione di continuare adesso, come lui suggerisce.
Andiamo in hotel e mi fermo con le ragazze a mangiare qualcosa, anche se sento lo stomaco chiuso, ma fingo di star bene e gioco con Monica.
Non appena lasciamo le altre lei mi segue, mi sta molto addosso in attesa dell'ascensore. Ripenso al discorso di Marco e la allontano un po'. «Dai, aspetta, mi secca se le ragazze ci vedono e raccontano qualcosa a Marco.»
«Ti ha rotto le scatole per colpa mia l'altra volta?» mi chiede dispiaciuta.
«Sì, gli hai detto di non voler più lavorare con me!» le rispondo infastidita, se lo poteva evitare!
Ma non ce l'ho con lei, sono nervosa di mio e devo calmarmi.
L'ascensore si apre e appena entriamo, lei aspetta il chiudersi delle porte e mi si avvicina. «Vedrò di farmi perdonare» mi sussurra e comincia a stuzzicarmi, mi bacia il collo mentre mi accarezza i fianchi. Mi lascio andare con difficoltà e mi sembra strano, non mi è mai successo. La sento farmi un succhiotto sul collo e la lascio fare, spero che mi aiuti a superare questa tensione.
L'ascensore si apre, troviamo la mia camera ed entriamo tenendoci per mano, chiudo la porta, lei mi tira sul letto e mi si stende addosso. «Dove eravamo rimaste l'altro giorno?» mi chiede mentre gioca con i miei ricci e riprende a baciarmi il collo. Mi avvicino al suo con le labbra per baciarlo, lo sfioro prima lentamente con il naso, ma non riesco... Lei sposta le sue labbra sulle mie e mi bacia, ed è come bere birra calda dopo aver sorseggiato il più pregiato dei vini, mi stacco da lei. «Scusa, non riesco.» Sono decisamente mortificata.
«Che hai? Stai male? O io ho fatto qualcosa che non dovevo?» mi chiede confusa.
«Non è colpa tua, sono io» le rispondo mentre mi alzo dal letto a disagio.
«Ehi... cos'hai?» mi domanda e mi si avvicina preoccupata.
«Sto bene tranquilla, sono solo stanca.» Non so che dirle, giro per la stanza nervosa e confusa.
«Capisco.» Fa una pausa si ferma a fissarmi un attimo, poi continua: «Almeno hai speranze con chi ti ha ridotto così?» mi chiede guardandomi dritta negli occhi.
Ma cazzo, mi si legge così in faccia?
«No! E non ho voglia di parlarne!» le rispondo stanca.
«Dai allora usciamo, andiamo a bere qualcosa, vediamo cosa c'è di bello a Bologna.»
«Non ho voglia davvero, preferisco mettermi a letto e dormire.»
«Ma sei scema? Non ti lascio qui a farti seghe mentali, se non posso farti svagare su quel letto, ci riesco in un altro modo.»
«Monica non sono dell'umore, credimi.»
«Dai andiamo, fidati! Anzi sai, forse è meglio che non abbiamo scopato. Sei già di un'altra e io ho rischiato di prendermi una batosta.»
«Mi spiace, non lo avevo capito, pensavo non volessi nulla di più. Comunque, non sono di nessuno!» le rispondo confusa, non ci sto capendo più nulla.
«Già come no! E avevi capito bene, però oggi sei tenera, con quell'espressione afflitta, rischiavo di cascarci.»
«Non è che così mi fai sentire meno in colpa» le dico dispiaciuta di tutto, quasi di esistere in questo momento.
«Ma la smetti? Ti ascolti? Andiamo a farci una birra, quella non si aspetta nulla da noi.» Mi si pone davanti e mi rendo conto di non avere scelta. Non mi lascerà in pace se non la seguo.
Prendiamo una birra e la beviamo per strada, camminiamo senza una meta. Ci raccontiamo a vicenda le cose più assurde che ci sono capitate con le donne, e ridiamo di noi e di quanto a volte siamo state stupide.
Ci sediamo su dei gradini e lei mi parla seria con l'espressione di una buona amica. «Per adesso prenditi una pausa da tutto, anche dal sesso, non cercare nulla, non guardare nessuno.»
«Pensavo che tornare alla mia solita vita mi avrebbe aiutato, anche un mio caro amico me lo ha consigliato» le rispondo distrutta e delusa di me stessa.
«Il tuo amico probabilmente non ha compreso quanto sei ridotta male!» esclama ridendo.
«Grazie, adesso mi sento sollevata!» le rispondo ironica.
Mi spinge con la spalla. «Scema, adesso è una cosa troppo fresca da quello che ho capito. Se il mio intuito non sbaglia, e non sbaglia mai, l'hai baciata ed è stato il bacio per eccellenza, giusto?»
Non le rispondo, non voglio ammetterlo a me stessa, voglio solo scordarlo.
Lei mi sorride. «Chi tace acconsente!» Mi abbraccia amichevolmente e ci alziamo a riprendere il nostro girovagare.
Quando mi metto a letto mi sento un po' più leggera, aveva ragione mi ha fatto bene stare un po' con lei. È una brava ragazza e forse ha ragione lei, se non fossi di... No, se non fossi stata così incasinata in questo momento forse con lei poteva nascere qualcosa. La verità è che se non fossi incasinata, non penserei nemmeno certe cose su Monica. Oddio che mi succede?
Guardo l'ora e sono le due, devo sforzarmi di dormire se no domani non combinerò nulla.
Al mattino riprendiamo a lavorare e mi fa incazzare il non riuscirci. Nemmeno la fotografia mi distrae, mi sono sempre scordata di tutto quando metto il mio occhio nell'obiettivo, perché adesso non riesco?
Mi sforzo come posso e finisco questo maledetto servizio, detesto questi abiti da sposa, non li sopporto più. Quando finisco ho la certezza di odiarli, se oggi mi trovassi davanti un'altra sposa potrei vomitare.
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Fermate il mondo... Ci sono anch'io! - 1 Parte
RomanceCris è una trentenne di origini siciliane, si trasferisce a Milano per riavvicinarsi al suo migliore amico Pitt. Non è un trasferimento che vuole davvero, ma lei è così, vive come una foglia trascinata dal vento. Non crede nell'amore, preferisce pas...