Sono trascorse già due settimane dal mio fatidico litigio con Christian. Anche se successivamente ho realizzato il fatto che non è neanche uno stupido litigio, ci siamo lasciati, penso definitivamente.
So che lui non è tornato a New Orleans, me l'ha detto Genevieve, non lo sentono da quando non lo sento io.
Ho il costante dubbio che sia rimasto qui New York, che sia in qualche panchina a Central Park a congelare di freddo.
Oggi è la vigilia di Natale, il mio umore è sempre elevato solitamente in queste circostanze, ma oggi proprio no...
Non mangio un pasto sano e completo da ormai due settimane, e mi manca lui.
Mi manca Chris. E prendetemi per pazza, ma in questo periodo ho persino pensato a tutti i motivi per cui non dovrei avercela con lui. Li ho scritti in un foglietto che tengo segregato sotto il materasso del mio letto...
1) è successo tanto tempo fa, adesso è cresciuto. Almeno a me non da l'aria di essere un assassino.
2) è pentito di come si è comportato con Abby, ed era sempre triste quando ne parlavamo.
3) non mi ha mai trattato male, mai.
4) ha già sofferto abbastanza, io non avrei dovuto infierire.Dall'altra parte però, c'è una ragione schiacciante che fa demolire le altre 4:
Ha ucciso una ragazza.Mentre rifletto su questo, una chiamata mi distrae. È Genevieve.
Rispondo."Ciao Gennie!" La saluto.
"Hey, hai avuto notizie di Chris?" Odio questa costante domanda.
"Non so niente."
"Mi spieghi ancora una volta perché avete litigato?"
"Gennie, non è successo niente... abbiamo avuto una litigata pesante per quanto riguarda il contesto della gelosia. E non lo sento da allora..." Ovviamente, sia chiaro, mi rifiuto di raccontare tutto a loro,Ryan è coinvolto, ma se Genevieve non sa niente, non sarò io a dirglielo.
Porterei più danni di quanti immagino e nonostante lei sia la mia migliore amica, non mi sentirei neanche in posizione di poter raccontare i fatti di Chris.
Non me l'avrebbe mai detto proprio per questo.
"Prova a parlare con lui." Già dovrei provare. Ma purtroppo non ne ho il coraggio, ho... paura.
"Lo farò. E ti farò sapere." La sento annuire per telefono.
"Questo però non è il motivo principale per cui ti ho chiamata, volevo solo farti gli auguri di Natale e dirti che manca sempre meno al momento in cui ci rivedremo. Non vediamo l'ora."
Sorrido al pensiero di riavere quei due intorno, ma mi rattristo d'altro canto pensando che intorno non avrò lui.
"Grazie per avermelo ricordato, ho proprio bisogno di questo." Il tono della mia voce inganna la felicità interiore.
"So che questo non è il Natale che ti aspettavi, ma fidati che tutto tornerà al posto giusto. Lui tornerà al posto giusto."
So che l'ultima frase del discorso non è detta in maniera letterale... ma adesso la parte di me che aveva questa speranza si è spenta.
"Buon natale anche a te. E grazie." Blocco la chiamata e scoppio in un pianto liberatorio, mi fa malissimo la testa. Mi poggio sul letto, anche se, poco dopo sono costretta a rimettermi in sesto per via delle urla di mia madre che mi invita a raggiungerla al piano di sotto.
"Si, mamma?" Richiamo la sua attenzione, mentre cucina per il cenone della vigilia.
"Tesoro, è arrivato un pacco per te. È lì sul tavolo." Lo prendo.
Un pacco senza niente scritto sopra, se non il mio indirizzo di casa e il mio nome.
"Vado in camera mia, mamma." Lei annuisce e faccio a corsa le scale per arrivare in camera mia in pochi secondi.
Mi siedo sul letto e apro il pacco misterioso, lo apro... c'è una lettera, e un libro.
Herman Hesse, Narciso e Boccadoro.
Amo Hesse, e non so chi altro lo sapeva, se non Roy. Per cui spinta dalla curiosità mi affrettò a leggere la lettera.
"Ciao piccola, inutile dirti quanto mi manchi e quanto vorrei che tutto quello che è successo non fosse mai accaduto. Vorrei tornare al momento in cui ci siamo conosciuti per poter rifare tutto bene, e per farti capire come piano piano tutto l'amore che mi hai spinto a provare nei tuoi confronti. Ammetto che nonostante il tempo passato con te non sia stato meno di quello che avevo previsto, sei riuscita rendermi il ragazzo più felice del mondo, con la tua genuinità, la dolcezza, i tuoi momenti di rabbia, il tuo essere sempre empatica nei confronti di tutti e tutto, il tuo essere così dolce. Ti chiederai il perché del libro... Ho visto sulla tua scaffa, a New Orleans, nella camera da letto, piena di classici, ma principalmente piena di libri di Herman Hesse, per cui... non so se già hai letto questo libro, ma è una una edizione molto antica, e ho aggiunto alcune note a margine. Leggi il libro, e focalizzati sulle note, perché ti racconteranno altri piccoli pezzetti di me. Non spero in un tuo perdono con questo regalo, è solo che non volevo lasciarti un brutto ricordo. Sai che non sono bravo con le parole, ma adesso te ne scriverò due che credo racchiudano meglio il significato della lettera e del regalo: Ti amo piccola.
Buon natale.
C.
Ps: Sono ancora a New York, se volessi vedermi, basta chiamare. Resterò ancora un po'."Inutile dire che al fine di quella lettera ero nuovamente in lacrime. Mi manca, mi manca tantissimo. Davvero a volte mi sembra di averlo lasciato per dei motivi astratti, stupidi... Se fino ad ora nessuno si è preoccupato, mi sembra assurdo che l'abbia fatto io, ma d'altronde sento che non potrò mai scordare la sensazione di paura che ho provato quella mattina, quando l'ho scoperto.
Sento bussare alla porta."Tesoro è pronta la cena. E sono già arrivati i tuoi cugini e i tuoi zii, scendi a salutare." Poi guarda me e guarda il pacco.
"Giustificherò la tua assenza per il momento, ma scendi presto." Aggiunge.
"Cazzo, mamma... manco fossimo dei lord. Sto scendendo."
"Non voglio litigare con mia figlia la sera della vigilia di Natale, ma non voglio nemmeno che sia così scortese come ti stai dimostrando adesso. Muoviti, c'è pure una sorpresa per te."
La seguo, scendendo giù a salutare i soliti parenti presenti alle feste di Natale, quelli con cui parli solo durante le feste comandate. Sarà fantastico!
Poco dopo ci sediamo a tavola, non ho molto appetito, anzi mi sento anche poco bene, ho il corpo pieno della sua assenza.
Non ho voglia di mangiare, ma non voglio sentire altre paranoie, dopo le portate della cena, tutti sono estremamente sazi, tranne io... non ho toccato niente a cena, mi sento davvero poco bene, come se dovessi vomitare da un momento all'altro.
"Ora, per questa serata, ho cucinato un piatto che mia figlia ama." Dice mia madre andando verso la cucina e tornando indietro con un vassoio tanti piccoli bignè ripieni di cioccolata.
Sì, li amo, ma improvvisamente sento un bruciore salire per tutta la gola e poi un disgustoso senso di vomito.
Vado in bagno, correndo così tanto che a metà corridoio non riesco più a trattenermi.
Vomito tutto sul tappeto preferito di mia madre, è una scena abominevole, soprattutto per via degli occhi di tutti gli invitati addosso, ma è successo ormai.
"Mi dispiace." Dico a mia mamma. Lei ha ancora uno sguardo perplesso e poi si avvicina a me.
"Non ti preoccupare. Ora sistemo io. Ti senti poco bene?" Mi sussurra all'orecchio.
"Sto bene, un po' sconcertata."
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Un regalo dal destino
Teen Fiction[COMPLETA✅, DA REVISIONARE] Questo libro racconta una storia. Una storia che ha tante interpretazioni diverse, in cui al contempo sono trattati temi che si incastrano tra loro, come l'amore, il tradimento, l'amicizia, i segreti. Infatti, tra tutti q...