35-"Non dirmi stronzate. Per favore, non lo sopporto."

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Oggi è il grande giorno, torno a casa... Torno da Chris.

Ho passato i giorni precendenti a riflettere...
riflettere su me stessa, su Gary, sulla relazione tra me e Chris, ho capito cosa voglio.

Ho capito chi voglio e cosa sono. Non vedo l'ora di abbracciare Chris.

Ha detto che si farà attendere fuori dall'aereoporto.

Dopo interminabili giorni, finalmente lo rivedrò, il cuore freme al pensiero che possa accadere anche solo una piccolissima cosa di ciò che il mio cervello ha immaginato.

Sono estasiata all'idea di rivedere Genevieve e Ryan, entusiasta del fatto che potrò risentire l'ebbrezza del vento sulla pelle e la libertà mentre Chris con il motore mi porta ovunque io gli chieda.

Ed è proprio con questi pensieri, che  il sedile dell'aereo diventa più morbido, favorendomi un sonno a dir poco spettacolare, effettivamente la notte prima ho dormito ben poco per l'eccitazione di questo viaggio.

                                    ~

Sento scuotermi leggermente la spalla...

"Amore, siamo arrivati. Hai dormito molto."

Mi sottolinea mio padre.

Subito scatto in piedi, guardando dal finestrino, sperando forse di intravedere qualcosa, anzi qualcuno. Ma niente, ovviamente quindi mi precipito alla porta aerea per scendere.

Scendo dall'aereo e mi affretto subito ad uscire pure dall'aereoporto. Non sto più nella pelle.

Corro fuori trascinando con me la poderosa valigia che contiene molti più vestiti e accessori dell'ultima volta.

Esco fuori da quella struttura e sento l'aria di New Orleans avvolgermi completamente.

E subito dopo un urlo da una voce stridula, femminile...:"È QUI!"

È tutto quello che riesco a sentire prima che una figura esile e piena di capelli biondi mi si fiondi addosso.
La mia Gennie.

L'abbraccio così forte da riempire le mie narici del suo profumo.

"Quanto mi sei mancata."

Si stacca dall'abbraccio e senza neanche darmi il tempo di guardarmi intorno, un'altra figura più possente di quella di Genevieve mi si piazza davanti, è Ryan.

Lo abbraccio forte, e lui mi posa un bacio sulla tempia.

"La nostra piccola newyorkese è tornata." Adoro quel nomignolo.

Mi lascia. Ed è proprio in quel momento, che la mia traiettoria visiva mi mostra tutto ciò che avrei voluto vedere fin dall'inizio, prima di tutti.
Lui.

Sono pietrificata, non riesco a letteralmente a fare un passo per andare verso di lui, ma questo non è un problema, perché qualsiasi cosa avessi in mente di fare lui mi ha già preceduta, mi sta abbracciando e nonostante io sia un completo fascio di nervi, trovo il modo di stringerlo abbastanza forte per fargli capire quanto mi sia mancato.

Mi sento protetta, con le sue braccia ad avvolgermi; mi sento come circondata da uno scudo.

È forse uno degli abbracci più belli di tutta la mia vita.

Dietro sento i miei genitori fare dei versi, come per schiarirsi la voce.

Ci giriamo e i miei genitori ci guardano sorridendo un po' imbarazzati. Forse adesso era veramente chiaro quanto ci amassimo l'un l'altro e sono contenta che loro se ne siano accorti.

Un regalo dal destino Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora