43-"Che bello essere qui."

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È giorno, le luci del sole entrano raggianti nella stanza, non so che ore siano, ma sono molto riposata.

Prendo il telefono e controllo le varie notifiche...
Andando per gradi rispondo prima a quella di mia madre: Ciao tesoro, tutto bene?

Le rispondo che sto benissimo e che qui va tutto alla grande.

Poi rispondo a quella di Gennie:
Buongiorno, possiamo pranzare insieme oggi?
Rispondo di si e l'avviso che la chiamerò tra un poco, per capire meglio l'orario e il luogo.

E poi Chris: Ciao principessa, non ti ho svegliata stamattina perché dormivi profondamente. Appena ti svegli chiamami.

Detto fatto.
Lo chiamo, peccato che nonostante i ripetuti squilli, lui non risponda. Sarà sicuramente occupato.

Poso un attimo il telefono sul comodino e rifletto su tutto quello che ho da fare oggi, oltre al pranzo con Genevieve.

Beh, domani è il 30 marzo, il che vuol dire che Chris compie 21 anni, e quindi vuol dire che devo organizzare qualcosa di spettacolare...

Ovviamente lo dirò a Gennie e Ryan, sperando non prendano o che già abbiamo impegni, anzi, ancor di più sperando che abbiano fatto pace, poi devo decorare tutta casa, preparare la torta e devo uscire a prendere il regalo e non so ancora che cosa prendergli.

Mente aspetto che Chris si faccia sentire mi preparo, facendo una doccia e sistemando i capelli, e il viso.
Ancora nessuna traccia di Chris...

Chiamo Genevieve.
"Ciao." Mi saluta con tono calmo.

"Ciao, come ti senti?" Le chiedo.

"Ho bisogno di distrarmi Sophie. Ryan oggi è andato via per lavorare, penso sia con Chris adesso e non mi ha scritto."

"Penso siano impegnati, ho chiamato Christian poco fa, non risponde." Lei fa un verso d'approvazione.

"Beh probabile allora, ma ho bisogno di vederti. Posso venire a casa di Chris?"

"Certo." Vorrei parlarle delle cose bellissime che sono accadute tra me e Christian, ma non vorrei sembrarle troppo superficiale, tutto quello che ha passato in questo periodo è davvero forte da digerire, non so se io ci riuscirei e anzi penso che dovrei starle più accanto che mai.

Blocco la chiamata e sistemo un po' il letto, e le stanze principali...

Sistemo i miei vestiti in dei cassetti e per sbaglio mi ritrovo ad aprire un cassetto pieno di foglietti di carta...

Sembrano lettere. Ne prendo una per curiosità e ne leggo il contenuto... Ma non appena leggo la prima frase, sento già mancarmi il respiro.

Ciao papà, come stai?
Mamma mi ha detto che ultimamente sei fuori per motivi di lavoro e sei dovuto partire perché era urgente, però sono arrabbiato con te perché non mi hai salutato.
Mamma piange sempre perché le manchi e vedere lei che piange per te fa piangere anche me. Spero tanto che torni presto. Ti voglio bene.
Il tuo combina guai.

L'ha scritta Chris quando era piccolo. Una mia lacrima cade sul foglio, subito mi asciugo la guancia e ripongo nel cassetto la lettera.

Era solo in bambino...
Vado avanti e ne prendo un'altra.

So che non dovrei, ma adesso la curiosità è più forte della ragione.

Ciao papà, non so come spedirti questa lettera, ma intanto che cerco il modo devo dirti che la mamma sta male, sta molto male. Ogni giorno la nonna viene qui e si prende cura di me, mamma sta a letto e riposa, ha tagliato i capelli cortissimi, ha detto che non aveva altra scelta. Devi tornare a casa papà, stiamo tutti male senza di te.

Non riesco a immaginare Chris bambino che prova queste cose e soffre da solo, in silenzio, scrivendo lettere ad un padre che sicuramente in quel momento non stava pensando a lui.

Sono tutte lettere corte dove lui gli chiede di tornare, penso che specialmente in questa Chris avesse scoperto da poco che sua madre stava male. Non si aspettava tutto quello che sarebbe successo dopo...

Papà, perché non mi chiami mai? Ho un sacco di cose da dirti. La nonna è venuta prendermi oggi perché mamma è andata in ospedale, penso che la malattia stia peggiorando più del previsto. Quanto vorrei aggrapparmi all'idea che avevo da bambino, quanto vorrei che tu fossi realmente fuori per lavoro. Vorrei averti qui, e festeggiare il mio compleanno con te, è troppo dura non avere accanto la mamma da giorni. Non ha neanche più senso il compleanno, per me. Mi piacevano di più quando ero piccolo, adesso tutto è senza valore. Non so come stai, non ricevo tue notizie da anni, spero che tu stia meglio di noi. Papà non importa quanto tu sia stato un bastardo durante la mia infanzia e con la mamma, penso che se un giorno decidessi di entrare da quella porta ti accoglierei sempre, perché nonostante tutto continui a mancarmi costantemente.

In questa lettera però c'è scritta la data 30/03/2013, 9 anni fa. Aveva solo 12 anni...

Non avevamo mai parlato di queste cose, pensavo che fosse troppo piccolo per ricordare. Ho dato per scontato che lui non ci soffrisse, che non ne avesse mai visto una reale perdita nei confronti di suo padre, invece sembra quasi mancargli più di chiunque altro.

Prendo un ulteriore bigliettino, questo non l'ha scritto lui, non ha la sua calligrafia... Infatti sopra il biglietto c'è scritto "chiamami a questo numero...." seguito poi da una sequenza di numeri.

È più recente, nel 2015.

Sento bussare alla porta. Sobbalzo a quel suono così forte e velocemente ripongo tutte le lettere al loro posto, nascondendo il bigliettino sotto al mio cuscino. Asciugo gli occhi dalla piccole lacrime che sono fuoriuscite durante la lettura delle lettere e mi avvio verso la porta.
La apro e la figura esile di  Genevieve si piazza davanti a me, ha in mano un'enorme sacchetto.

"Ho portato il sushi!" Dice con un tono alto e contento entrando dentro casa.

"Ben arrivata." Aspetto che posi il sacchetto sul tavolo della cucina e ci scambiamo un abbraccio.

"Che bello essere qui." Mi sussurra mentre stringe la sua presa sulle mie spalle.

Ci stacchiamo dall'abbraccio e il suo sguardo ritorna serio, quasi triste.
Quanto vorrei poter prendere almeno la metà delle sue preoccupazioni.

"Avanti mangiamo, non ho neanche fatto colazione. Sto morendo di fame." Dico prendendo posto a tavola.

"Si, devi anche raccontarmi che cosa hai in mente di fare domani per Chris, anche se non credo voglia festeggiare il suo compleanno, lui generalmente non lo festeggia mai, odia pure che qualcuno gli faccia gli auguri."

Rifletto un po' su questa frase, e penso che la odi per via dei compleanni che ha vissuto da piccolo.
Voglio che questo compleanno sia diverso. Deve tornargli la voglia di festeggiarlo...

"So che non è il tipo di feste, ma visto che sono qui voglio festeggiare con lui il primo compleanno che passa con me." Lei sorride.

"È un pensiero carino. Cosa pensi di regalargli?" Eh, bella domanda...

"Nel pomeriggio, oltre a cucinare la torta, vorrei regalargli una corsa in pista su una Ferrari, mi ricordo che quando ero ancora a New Orleans, durante le tantissime videochiamate mi diceva che avrebbe voluto farlo un giorno." Lei annuisce eddentando un pezzo di sushi.

"Mi sembra un ottima idea" Scuoto la testa come risposta mentre inghiotto.

"È perfetta. Oppure fare un viaggio..."  Lei annuisce nuovamente.

"Magari a Roma."

La faccia di Genevieve si blocca un attimo, ha gli occhi sbarrati e la bocca semi aperta.
"Roma? La stessa Roma che si trova in Italia?" Scoppio a ridere...

"Certo, Genevieve."

"È un viaggio importante, significa andare in Europa, è molto lontana da qui, sei sicura?" Annuisco freneticamente.

"Sì. Perché questa titubanza?" Lei scrolla le spalle e poi continuiamo a mangiare in silenzio. Pensa che a Chris non potrebbe piacere??

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