41-"Quello che ha la tentazione di prenderti a calci"

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"Gennie, penso che nessuno avrebbe la tua stessa forza nel raccontarmi per filo e per segno cosa è successo, ma penso che tutto si risolverebbe più facilmente se tu lo raccontassi a Ryan, se c'è un modo in cui non l'ho mai visto è quello di uno che si arrabbia facilmente. È dolce, comprensivo, lo sai che ti ama." Provo a tranquillizzarla tra un singhiozzo e l'altro, ma ogni mia parole sembra essere vana.

"Ci ho già provato, non riesco. Ogni volta gli dico dobbiamo parlare, ed è proprio appena sento il suo sguardo su di me pronto ad analizzare ogni parola brutta che uscirà dalla mia bocca, che non riesco più a parlare. Sento la gola serrarsi e un dolore al petto lancinante. In un mese ho provato a dirglielo sei volte... quando adesso gli dico che devo raccontargli una cosa lui non mi guarda nemmeno."
Vorrei davvero aiutarla, ma non saprei cosa fare, non saprei come, non posso dirlo io a Ryan, non sarebbero fatti miei e penso ci rimarrebbe male il doppio se glielo dicessi io.

"Non sei obbligata a farlo, ma se ci tieni a lui, almeno un po' devi continuare a provarci. Io posso stare accanto a te, posso tenerti la mano, posso portare avanti il discorso quando a te non viene in mente la parola adatta, ma devi trovare la stessa forza che stai avendo ora per parlarne anche a lui." Nonostante queste parole il suo pianto non si placa neanche un po', quindi decido di continuare a parlare per consolarla.

"Potresti consultare qualcuno... magari un dottore, uno psicologo per parlare meglio della tua situazione. Magari potrebbe aiutarti!" Non so quanto queste parole possano esserle di conforto. Ma voglio farle capire che in ogni modo potrebbe comunque chiedere aiuto e ricorrere al metodo più adatto.

"Mi sento così impotente! Vorrei soltanto sparire." Le asciugo le lacrime con il dorso della mia mano. Non riesco a vederla mentre piangere, fa soffrire anche me.

"Piccola, non sei impotente. Hai solo bisogno di aiuto per sfogarti, parlare con qualcuno che si occupi di te e lo faccia professionalmente." Insisto.

"Non lo ritengo necessario. Vorrei solo dirlo a Ryan." Dice nuovamente iniziando a lianfere.

"Sophie, ci lasci un attimo da soli?" Una terza voce, quella di Ryan rimbomba nel vicoletto in cui ci siamo appartate, tanto forte quanto inaspettata, da farci sobbalzare.

Guardo Genevieve chiedendole con lo sguardo se posso andar via, lei annuisce e io torno dentro da Chris.

Ma prima mi avvicino a Ryan sussurrandogli un "Mi raccomando" all'orecchio.

Entro nel locale, iniziando a cercare Chris.
Mentre lo cerco mi dirigo verso il bancone, un solo shott è troppo poco per passare un'intera serata in discoteca.

Ne ordino un'altro, sempre d'assenzio, mi è piaciuto abbastanza.

Mentre aspetto la mia ordinazione mi giro di nuovo a cercare Chris. Com'è possibile che si sia smaterializzato?

Chiamarlo al telefono sarebbe inutile, qui dentro non penso sentitebbe molto.

"Ecco il tuo shot." Mi richiama il barman.

"Grazie mille." Lo butto giù d'un solo sorso.

"Ciao." Sento dire alle mie spalle.

"Ciao." Ricambio il saluto al ragazzo accanto a me che per tutta risposta mi fa un sorrisino.

Potrà avere circa 25 anni, alto, capelli lisci, occhi verdi ed ha un fisico abbastanza asciutto.

"Non ti stai divertendo?" Mi domanda sorseggiando una birra.

"Non proprio, stavo cercando una persona tra la folla, ma non mi sembra di vederla e non so né con chi sia né dove sia." Lui sorride beffeggiandomi.

"Beh, magari la persona che era con te non tornerà più." Lo ascolto con nonchalance. Non sento neanche bene cosa sta dicendo perché la musica è troppo alta.

So solo che mi sto iniziando a preoccupare perché non vedo spuntare Chris da nessuna parte.

"Eh sentiamo, perché non dovrebbe tornare?" Domando continuando a scrutare la folla.

"Perché in un pub si è sempre pieni di tentazioni." Annuisco a ciò che sta dicendo senza dargli troppo peso, conosco Chris, so non mi tradirebbe mai.

"Beh, io potrei essere la tua..." Per la prima volta da quando ha aperto bocca, mi giro a guardarlo, abbastanza confusa.

"La mia cosa?"

"La tua tentazione." Prima ancora che risponda, sento cingermi delicatamente i fianchi da due mani abbastanza forti. Christian.

"Non pensavo fossi rientrata, ero uscito un attimo per fumare una sigaretta." Si giustifica.

"Tranquillo." Sorrido tranquillizzandolo.

Sono molto sollevata nell'averlo di nuovo nel mio campo visivo.

Anche se non passa molto e lui si accorge subito della figura del ragazzo accanto a me che continua a fissarmi, forse continuando ad aspettarsi una risposta.

"E questo chi è?" Mi domanda Chris indicandolo senza alcun imbarazzo e con in viso un'espressione un po' schifata.

"Mi ero appena presentato a lei come la sua tentazione, tu chi saresti?" Lo provoca il ragazzo andando verso di lui.

"Quello che è ha la tentazione di prenderti a calci." Scoppio a ridere a quella esclamazione.
È sempre il solito.

"Ah, il fidanzato allora. Era lui che stavi cercando?" La domanda era rivolta a me, ma Chris annuisce al posto mio.

"E tu invece? Cosa stai cercando? Perché qui non troverai niente di ciò che hai in mente." Urla avvicinandosi sempre di più a lui.

"Chris, calmo." Gli sussurro all'orecchio per non creare ulteriore scompiglio.

"Non dirmi che vuoi fare a botte con me solo perché ci sto provando con questa ragazzina. Sicuramente fai dei bellissimi pompini allora, quando posso provarli?"
Senza che io possa dire niente o anche solo avere il tempo di metabolizzare ciò che questo ignoto ragazzo ha detto, vedo il braccio di Chris stendersi e colpire con un pugno il naso di questo ragazzo.

Subito fa due passi indietro, ma poi carica il braccio indietro e colpisce Chris dritto sullo zigomo.

"Christian!!" Urlo quando lo vedo fare un'espressione di dolore.

Poi ecco che il braccio di Chris si contrae e stende ripetute volte colpendo vari punti della faccia del ragazzo.

"Di' di nuovo quello che hai detto se ne hai le forze." Il pub si riunisce a cerchio per guardare la scena.

"Se continuano così dovrò chiamare la sicurezza, e li porteranno alla centrale di polizia." Dice il barman urlando nel mio orecchio.
Cazzo.

Vedo alcune persona dividersi e mettersi dietro ai ragazzi per cercare di dividerli e proprio appena vedo un piccolo spazio tra i due corpi, mi metto in mezzo abbracciando Chris.

Se mi metto in mezzo si ferma, sicuramente.

"Basta, amore." Lo stringo e lo spingo forte con il peso del mio corpo verso il muro per provare ad allontanarlo ma senza dargli il modo di potermi togliere di torno, sennò sono sicura che continuerebbe a massacrarlo.

"Ma hai sentito quello che ti ha detto questo figlio di troia?" Ha gli occhi iniettati di rabbia, non mi guarda neanche in faccia. Ha lo zigomo che perde sangue...

"Non ha senso detto da lui, non lo ha per me e non deve averlo per te. Vieni usciamo." Urlo a raffica.

Lo prendo per mano ma proprio mentre stiamo per scavalcare il ragazzo, che nel frattempo è stato soccorso, date le varie ferite, gli tira un calcio sul ginocchio.

Un altro urlo di dolore esce dalla bocca del malcapitato.

"Chris." Urlo, quasi a mo' di rimprovero.

"Ho finito adesso." Mi prende per mano e usciamo dal locale.

"Sei per caso diventato pazzo? Non puoi comportarti così, non deve capitare più. Potevo pensarci io."


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