3- "Finalmente a New Orleans..."

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"Sophie, dai su… alzati, non possiamo fare tardi oggi." Faccio qualche verso incomprensibile al frastuono delle urla di mia mamma.

"Sophie, dai. Spero che la tua valigia sia pronta." Altri versi incomprensibili.

"Ora mi alzo, mamma." Lei sospira soddisfatta ed esce dalla stanza.

Guardo l'orario, sono le 3.30 del mattino. Abbiamo l'aereo tra due ore, devo muovermi.

Corro in bagno a fare una doccia super veloce e poi sistemo sia i capelli che il trucco. Mi vesto con una camicia bianca scollata nel décolleté e un leggings di pelle, sopra metto il mio giubbotto nero, mi tiene molto caldo e corro a vedere se in valigia manca qualcosa.

Un mese è un tempo troppo lungo, vorrei scordarmi meno cose possibili.
Dopo gli ultimi ritocchi alla valigia, chiamo Roy per chiedergli a che punto sia.

"Ciao piccola. Ti ho chiamata cento volte." Dice preoccupato.
"Scusami, mi sono addormentata ieri e ho scordato la suoneria abbassata. A che punto sei con il lavoro, quando stacchi?" Spero che dica che ha finito il turno.

"10 minuti e sono da te."
Annuisco rumorosamente e blocco la chiamata, aspetto che arrivi e intanto io e miei facciamo colazione con un po' di latte e caffè.

Sono in super agitazione, non voglio che niente vada male.
Voglio arrivare a New Orleans e godermi tutto.

Sento bussare alla porta.
"È Roy, dobbiamo andare." Dico incitando i miei ad alzarsi dal tavolo.

Preparano la casa al lungo periodo di standby, prendono le valigie e andiamo fuori.

"Ciao Roy." Dice mia mamma.

"Ciao." Dice mio padre sorridendo.

"Salve." Saluta cordialmente.
Poi viene verso di me.

"Come farò senza di te per un mese?" Mi bacia la fronte e posa il mio bagaglio in macchina.

"Sarò lo stesso con te, anche se a distanza."
Mi bacia e saliamo in macchina.
Mi siedo davanti, accanto al sedile del conducente.

I miei genitori amano Roy, lo conoscono da quando ancora eravamo migliori amici, e ora che siamo fidanzati lo adoro tantissimo.

Sono contenti che io stia con un ragazzo meraviglioso.
"Roy, tu dopo devi andare a lavoro?" Chiede mio padre per una conversazione.

"No, ho staccato dal lavoro mezz'ora fa, vi accompagno all'aeroporto e poi vado a casa." Loro annuiscono.

"E che orari fai solitamente?" Interviene mia madre.

"Il lunedì, martedì e mercoledì lavoro almeno 6 ore, dall'una di pomeriggio fino alle sei di sera. Il giovedì, venerdì, sabato e domenica lavoro 10/11 ore, dipende dalla confusione che c'è, soprattutto di sera. Ma non inizio mai a lavorare prima dell'una di pomeriggio. Poi se ho bisogno di qualcosa extra, lavoro anche durante le feste." Ha bisogno spesso di soldi extra, il primo Natale da fidanzati, ci eravamo promessi di passare almeno la sera della vigilia insieme, ma non è stato così, sua madre era disoccupata e suo padre è come se non esistesse, per fortuna adesso le cose per lui sono più stabili.

"Sei proprio un ragazzo laborioso Roy, sono contenta che tu faccia parte della famiglia." Lui sorride imbarazzato.

"Io sono contento di farne parte signora Hartley." Mi guarda, contento dei complimenti ricevuti e io sorrido contenta per lui.

"Siamo arrivati." Dopo circa 40 minuti di traffico, finalmente siamo arrivati a destinazione, non vedo l'ora di dormire un po' sull'aereo.

Prendiamo i bagagli e ci dirigiamo all'entrata dell'aeroporto, perfettamente in orario.

"Sophie, ti aspettiamo dentro, non perdere molto tempo." Dice mia mamma.
Le sorrido e annuisco.

"Roy, stammi bene." Dice mio padre prendendo anche il mio bagaglio.

"Ciao Roy, ci vediamo presto." Continua mia mamma.

"Arrivederci signori Hartley ." Saluta Roy agitando la mano, come un bambino.

"Mi mancherai tantissimo Sophie." Mi accarezza la testa e mi bacia la fronte.

"Non farmi mai stare in pensiero, so che sei con i tuoi, ma raccontami tutto, sempre." Sento preoccupazione nella sua voce.

"Amore, tranquillo. Ti amo." Lo bacio appassionatamente.
Mi stringe le mani.

"Fai buon viaggio." Sorrido e raggiungo i miei.

Dopo poco tempo sono già sul sedile dell'aereo, ci sono troppe procedure stressanti che sarebbe meglio abolire prima di salire su uno stupido aereo.

"Sai Sophie, a New Orleans ho una cara vecchia amica… si chiama Katia, e so per certo che ha una figlia, della tua stessa età suppongo, si chiama Genevieve, l'ha descritta come una ragazza non molto tranquilla, ma responsabile e di buona compagnia. So che non è tanto, ma almeno per il prossimo mese potresti avere lei come punto di riferimento per fare amicizia."

La trovo una bellissima notizia, temevo già di dover soffrire per la solitudine un mese.

"Sarò contenta di conoscerla." Dico sorridendo.

Poso la mia testa sulla spalla di mia mamma e sento pian piano i miei occhi chiudersi.

"Sophie, siamo arrivati dai alzati." Sento che qualcuno mi strattona le spalle.

Mi alzo la testa dalla spalla di mia mamma e con un rumoroso gemito faccio capire che sono sveglia.
Prendo il telefono e vedo che sono le 12.30 del mattino… Ho dormito 6 ore piene.

Quantomeno sono molto riposata e pronta per disfare i miei bagagli.
"In che albergo staremo?" Chiedo a mio padre.

"Non credo che andremo in albergo, mamma ha chiesto a Katia se avesse modo di ospitarci dato che non ci vediamo da tanto, Katia ha risposto che va bene. Vero tesoro?" Si rivolge a mia mamma.

"Sisi."

Annuisco e mi preparo per scendere dall'aereo.

Prendiamo i bagagli dal portabagagli sopra di noi e scendiamo dall'aereo.
"Finalmente a New Orleans…"

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