AVVISO:
🔴questo capitolo contiene scene spinte🔴"Ho scoperto della malattia di mia madre troppo tardi, sapevo che stava male ma non pensavo fosse così grave. Così forse per negazione, forse per superficialità, la ignoravo. C'erano giorni interi in cui non le parlavo, lei voleva vedermi, voleva che le stessi accanto, ma non l'ho mai accontenta, fino a poco prima che morisse. Ero così tanto ossessionato dalle motivazioni del perché mio padre fosse sparito che mi stavo perdendo gli ultimi periodi della donna più importante della mia vita. Quando lei è morta, è stato come se tutto d'un tratto mi fossi visto scorrere tutte le volte in cui ero stato cattivo con lei. Le volte che non le permettevo di abbracciarmi, di sfiorarmi anche solo con le labbra sulla guancia. E so che adesso è riduttivo dirlo, o anche solo pensarlo... ma le volevo un bene da impazzire. Da quel 31 maggio il mondo mi è cascato sulle spalle, era un tripudio di responsabilità che dovevo iniziare a prendermi nonostante fino al giorno prima non ne avessi neanche mezza. E continuava a mancarmi mio padre. Amanda, la bandante di mia madre, mi è rimasta accanto per i successivi 6 mesi... ma arrivai al punto di non sopportate la sua presenza perché mi ricordava troppo lei."
Ha gli occhi lucidi e la voce tramante, vorrei non porgli altre domande, vorrei non averlo mai stressato così tanto per farmi raccontare questo strazio. Era solo un ragazzo, un bambino... è dovuto crescere così in fretta perché è stato obbligato dalla sua stessa vita.
"Della stroia di Abby non ho tralasciato niente, ti ho raccontato tutto con la massima sincerità." Anche i miei occhi adesso si ricoprono di una patina luccicante e subito dopo una lacrima sfuggente scende dal mio occhio facendolo rattristare.
"Tuo padre non si è mai fatto sentire?" Lui scuote la testa dopo la mia domanda.
"Mai."
Gli stringo più forte la mano, mentre lui continua a guardare avanti. Poso la mia testa sulle sue spalle e gli lascio anche qualche bacio su esse.
"Poi sono iniziati i problemi con la droga. Mai niente di troppo pesante o eccessivo, ma comunque ha segnato un grande periodo della mia vita. Dai 16 ai 19 anni fumavo solo canne. In quel periodo vivevo da Ryan, mi incitava sempre a finirla con quella roba..." Sembrava quasi che volesse continuare, ma poi si gira per guardarmi e mi posa un bacio sulla fronte.
"Ma quello era Joseph... adesso sono Christian." Dice scherzando sul discorso identità.
"Cosa pensavi che sarebbe accaduto se di queste cose me ne avessi parlato prima?" Domando, continuando a non lasciarlo andare.
"Niente. Non volevo parlartene perché pensavo che il mio passato potesse interferire con il presente", fa una pausa e sospira profondamente... poi continua:
"E non pensavo di incontrarti, di incontrare una cosa che potesse farmi stare bene come mi fai star bene tu. Ho paura di te.""Non capisco la tua paura. Paura di me? Perché?" Dico iniziando ad innervosirmi.
Lo vedo che si sforza di non rispondere, strizza gli occhi e gira il volto dall'altro lato.
"Chris, scusami, tu non... non sei obbligato a dirmelo." Gli ho già chiesto troppo per oggi, non voglio stressarlo.
Non voglio dargli ulteriori pesi addosso.
"Ho paura di te perché mai nessuno, apparte i miei genitori, ha avuto così tanto potere su di me. Ed entrambi se ne sono andati. Mi rimani solo tu. Sono incastrato a te, e non puoi più andar via perché significherebbe volermi distruggere."
So che per lui è una sensazione orrenda, ma io non potrei sentire di meglio. Non potrebbe esistere dichiarazione più bella.
Gli prendo il viso tra le mani per costringerlo a guardarmi.
"È inutile che io te lo dica, lo so, ma devi fidarti di me quando dico che non ti lascerò mai."
Affonda la sua testa nel mio collo, lasciando sopra alcuni baci umidi.
Posa una mano sulla mia coscia, stringendola."Dimostramelo." Dice staccando per dei piccolissimi secondi le labbra dal mio corpo.
Posa la sua mano dalla coscia al collo, e lo stringe lievemente per poi iniziare a baciarmi sulle labbra. Un bacio molto acceso, dove le nostre lingue non smettono mai di sfiorarsi.
Mi fa distendere sul divano e mi toglie i leggins. Faccio la stessa a lui togliendogli i pantaloni della tuta.
Successivamente si toglie lui stesso la maglietta, e fa fare la stessa cosa a me.
"Adesso devi fidarti di me." Mi fa girare, facendo poggiare il mio petto sullo schienale del divano.
"Christian." Vado per rimettermi in posizione iniziale. Ho capito le sue intenzioni. Non sono mai stata penetrata da dietro, non ho voglia di provare adesso.
Ma non appena mi muovo lui mi tiene ferma dai fianchi.
"Zitta. Ho detto che devi fidarti di me." Lascio fare a lui, anche se adesso mi sta venendo un po' d'ansia.
Si abbassa, allineando il suo volto al mio culo... Abbassa lentamente le mutande e lascia alcuni baci umidi sulle mie natiche.Repentinamente si alza e sento il rumore del tessuto elastico dei suoi box... Li ha abbassati.
"Chris, non so se voglio..." Non curandosi completamente delle mie parole, decide di fare di testa sua.
Esattamente dopo alcuni istanti sento un fortissimo bruciore invadere il mio culo.
Un urlo esce dalla mia bocca, non di piacere, di puro e lancinante bruciore.
Numerosi gemiti escono dalla bocca di Chris, che non perde occasione per palparmi il seno e lasciare qualche bacio sul mio collo.
Ho le lacrime agli occhi. Il dolore non smette, e io non ero pronta. Sono rigida come un bastone di scopa, e per questo penso di sentire più dolore del normale.
Sbatte ripetutamente e velocemente il suo bacino contro il mio fondoschiena, forte, così tanto che stanza si riempie di tonfi come se fossimo ad un incontro di boxe.
Mi toglie dallo schienale del divano, facendo aderire il mio corpo alla parte dei sedili di esso. Mette una mano sulla mia testa, obbligandomi a non muovermi.
"Piano, ti prego." Sussurro tra le lacrime, mentre lui continua a ignorarmi.
"Christian." Dico alzando il tono di voce.
Inutile. Mi sta ignorando, come se non stessi parlando.
Dei piccoli urli escono dalla sua bocca, non posso neanche guardarlo. Sta tenendo la mia testa incollata al divano.
Dopo poco esce da dentro di me, completamente svuotato, soddisfatto.
Mi ricompongo, mettendo le mutande e i leggins. Mentre lui è ancora disteso sul divano ad ansimare.
"Sei uno stronzo", urlo dandogli un pugno nel petto. "Ti ho pregato di smettere e andare piano, non mi hai sentita?" Urlo più forte continuando a scagliare pugni sul suo petto.
"Si. Ma... occhio per occhio, dente per dente, principessa." Mi guarda ghignando. Che intende adesso?
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Un regalo dal destino
Teen Fiction[COMPLETA✅, DA REVISIONARE] Questo libro racconta una storia. Una storia che ha tante interpretazioni diverse, in cui al contempo sono trattati temi che si incastrano tra loro, come l'amore, il tradimento, l'amicizia, i segreti. Infatti, tra tutti q...