42-"Perché faceva parte delle regole del mio gioco"

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"So che non deve capitare più, ma mi sono ricordato quanto ti ha fatto stare male il commento di Gary, e mi ha dato molto fastidio che te lo abbia detto uno che non aveva motivo."
Non ci credo che la stessa persona che ora dice queste cose con la dolcezza più naturale del mondo, sia lo stesso che prima stava prendendo a pugni e un ragazzo lasciandolo quasi morto a terra.

"Non ne aveva il motivo, questo è vero. Ma è un pallone gonfiato e voleva farti arrabbiare, voleva provocarti usando me. Tutto qui, ma non fa nulla, ormai è tutto passato." Lui mi bacia accarezzandomi la guancia.

"Non mi aspettavo di certo dei complimenti, hai tutto il diritto di essere arrabbiata. Ma io ho avuto tutto il diritto di prenderlo a pugni."

"Ed hai anche l'obbligo morale di non farlo più con nessuno." Puntualizzo.

Ha un occhio nero e le nocche delle mani piene di sangue, sono sicura che stia provando dolore, sia all''occhio che alla mano.

Gli prendo le mani e gliele stringo, stando attenta a non fargli male.

"Grazie." Dico con voce flebile.
Lui non risponde, mi sorride e basta.

"Andiamo a casa, dobbiamo disinfettarle."

"Non è necessario." Mi tranquillizza.

Ovviamente non lo ascolto e arrivato a casa gliele farò disinfettare anche a costo di doverlo immobilizzare.

"Sai dove sono Ryan e Genevieve?" Scuoto la testa.

"Li avevo lasciati qui, che parlavano... non so dove siano adesso. Dici che è il caso di chiamarla?" Lui annuisce.

"Si, almeno se non sono nei paraggi torniamo a casa e ti tolgo questi vestiti di dosso, finalmente." Mi guardo intorno, sperando che non ci sia nessuno abbastanza vicino da poter sentire le sue parole.

"Ti imbarazzi ancora per queste cose, principessa?" Abbasso lo sguardo cercando il numero di Genevieve.

"No. Perché non vedo l'ora che tu mi tolga questi vestiti di dosso." Sussurro l'ultima parte della frase.

"E l'hai detto a bassa voce perché ti imbarazzi?" Mi provoca.

"L'ho detto a bassa voce perché non sono come te. Adesso sta' zitto, devo chiamare Gennie." Lo canzono.

La chiamo e dopo ripetuti squilli la sua voce raggiunge il mio timpano.

"Sophie, stavo per chiamarti. Scusami se sono andata via, ma Ryan ha insistito per tornare a casa, dicendo che non fossi dell'umore adatto per una serata in discoteca. Mi dispiace, sono stata io a volerla organizzare, ma non ero veramente dell'umore." Ha la voce tranquilla, forse solo un po' dispiaciuta.

"Non preoccuparti. Avete parlato?" Glielo domando non con indiscrezione, ma perché voglio solo tranquillizzarmi.

"Si, ha detto che aveva già sentito la nostra conversazione e che non c'era bisogno che continuassi. Mi ha solo abbracciata." Fa un sospiro profondo.

"Allora l'ha presa bene?" Deduco. Non voglio essere troppo esplicita nel chiederle queste cose, non voglio che Chris faccia domande.

"Penso di sì, ha detto che avrebbe dormito sul divano stanotte, e mi ha lasciata in camera sua, insistendo sul fatto che devo riposare." Sono contenta che l'abbia presa bene, ci sta essere forse un po' scossi, ma lui ha reagito bene.

"Sono contenta che tu ti sia tolta questo peso, e ha ragione... devi riposare." Nel frattempo io e Chris ci incamminiamo verso la sua moto per tornare a casa.

"Ci sentiamo domani." Ricambio il saluto che pone fine a quella chiamata.

"Ryan stasera proprio triste, a quanto ho capito non hanno litigato ma ci sono cose che non vanno tra di loro." Non è giusto che io racconti i fatti privati di Genevieve a Chris, per cui non rispondo cambiando completamente discorso.

"Mh, che facciamo domani?" Dico superandolo e mettendomi a camminare davanti a lui.

"Domani lavoro tutto il giorno." Sbuffo sonoramente.

"Sei sicuro?" Domando provando ad ottenere una risposta migliore.

"Eh si, sennò come lo pago lo stretto necessario per la sopravvivenza?"

"Allora sei un bugiardo. Una volta mi hai detto che sono io lo stretto necessario per la tua sopravvivenza." Metto il broncio e incrocio le braccia al petto.

"Principessa, non fraintendermi, ma il cibo lo è un po' di più." Dopo qualche risata e altre battutine ci incamminiamo verso casa.

Una volta dentro vado subito verso la cassetta del pronto soccorso e lo costringono sedersi sulla sedia.

Mi accovaccio sulle gambe per poter essere all'altezza delle sue nocche. Prendo un po' di cotone e lo inzuppo di disinfettante.

"Cazzo, questa merda brucia." Chris ritrae la mano, senza averlo neanche sfiorato.

"Stai fermo." Dico con tono duro.

"Sta facendo più male questo che i pugni che ho preso stasera." Ho quasi finito, per cui poco dopo tolgo il cotone dalla sua mano.

"Ho finito."

"Scusa piccola, ma devo andare a letto presto o domani sarà più impegnativo del previsto." Mi posa un bacio sulla fronte.

"E quindi il vestito dovrò togliermelo da sola? Che delusione." Sussurro in modo provocatorio.

"Te lo tolgo io. Ti aspetto a letto." Aggiunge

"Due minuti e sono da te."

Vado in bagno e inizio a struccarmi il viso e a purificarlo con una crema adatta al mio tipo di pelle. Poi vado verso la stanza dal letto...

"Vieni qui." Mi dice con tono roco.

Mi avvicino verso di lui, che intanto si alza dal letto, pronto per spogliarmi.
Mi fa mettere davanti a lui, così da avere la visuale ben chiara sul mio petto...

Prende i bottoni della mia camicia e inizia ad aprirli uno ad uno, lasciando dei baci umidi in ogni parte del mio corpo che poco a poco si denuda dal pezzo di stoffa. Finalmente la sfila, ma non si accontenta solo di ciò...

Prende le spalline del mio reggiseno e le fa scivolare lungo le spalle...
Mi prende di peso, e mi butta sul letto, facendo aderire il mio petto al materasso. Poi da dietro mi slaccia il reggiseno, togliendolo completamente dal mio corpo.

"Adesso, voglio solo che tu stia ferma." Mi sussurra sulla schiena.

Mi alza il bacino, sbottonando anche quei due bottoncini oro del pantalone. E me li sfila via. Sento il suo respiro sul mio fondoschiena.
E poi ecco che fa una cosa che prima non aveva mai fatto...

"Christian!" Mi coglie alla sprovvista con uno schiaffo diretto e duro proprio sul gluteo sinistro.

"Stai ferma!" Dice alzando il tono di voce e tendendomi con il bacino attaccato al materasso.

Ecco un altro schiaffo, stavolta sul gluteo opposto.

"È così bello!" Sussura sicuramente riferendosi al mio culo. Altri schiaffi si scagliano ripetutamente sul mio culo, inizio a sentire la pelle che brucia.

"Sarebbe meno bello se smettessi di schiaffeggiarlo, mi lasci i segnali." Non è che non mi piaccia, è solo che mi sembra strano che lo stia facendo ora.

"Sì, ti lascio i segnali..." Ripete con voce eccitata.
"Però adesso mettiti il pigiama, sennò non riesco a resistere alla tentazione di dartene ancora." Aggiunge dandomi gli ultimi due schiaffi.
Poi si toglie da sopra di me, distendendosi di fianco.

"Ti è piaciuto?" Domanda sorridendo.

"Si. Perché l'hai sperimentato solo adesso?" Posso confermare il fatto che è stato eccitante. Non me l'aspettavo, ma mi è piaciuto.

"Perché faceva parte delle regole del mio gioco, principessa."

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