21-"Sei davvero così scema da non capire?"

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AVVISO:
🔴questo capitolo contiene scene spinte🔴

"Pensavo che avresti riconosciuto anche in mezzo alla folla." Mi alzo dalla panchina, quella voce è troppo familiare.

"Non ho tempo da perdere." Mi limito a rispondere.

Si, la voce mi sembrava familiare, ma è pur sempre un uomo incappucciato davanti a me, e non posso permettermi di fare brutte figure o addirittura passare per psicopatica sentendo la voce del mio, forse, ex ragazzo.

"Io torno alla mia corsa." Mi alzo dalla panchina e inizio a correre di nuovo, veloce, per superare l'uomo e lasciare alle spalle tutto l'imbarazzo.

Sono curiosa di sapere chi sia, ma ammetto che in quel momento mi stavo un po' facendo sotto dalla paura.

Mi giro per vedere che cosa stia facendo l'ignoto incappucciato, e mi sta correndo dietro.
Mi fermo di scatto.

"Ma che cazzo vuoi?" Urlo, riferendomi a lui.

"Che linguaggio scurrile. Io non ti ho parlato così." Dice con il fiato corto per via della corsa.

Il mio cuore è un involucro di palpitazioni. Non può essere lui... che cosa sarebbe venuto a fare qui.
È impossibile.

"Se magari ti togliessi dal volto quella maschera riuscirei a capire con chi ho il piacere di parlare."

"Non è una maschera, è una protezione per il viso, c'è molto freddo qui a New York." Continui giri di parole.
Però non è di New York.

"Mi hai stancato." Faccio per andar via, ma mi tira dalla felpa.

"Davvero sei così scema da non capire?" Mi stringe a sé e con l'altra mano toglie via la protezione per il freddo dalla faccia.

"Christian Joseph Lorris !!!" Urlo avvinghiandomi a lui.
Lo sento ridere.

Ricordo ancora l'accesa discussione che abbiamo avuto per via del suo secondo nome. Non me ne aveva mai parlato e mi aveva espressamente detto che voleva essere chiamato solo Christian, per cui non ho mai fatto molto caso a questo; ma adesso, qui, mi sembrava il momento adatto per urlarlo di felicità.

Mi stacco dall'abbraccio e gli tiro un piccolo pugnetto sul braccio.

"Sei uno stronzo, sei sparito!" Urlo con un tono duro.

"Ahia! Non c'era bisogno di darmi un pugno." Dice sorridendo.

"Sei sparito ugualmente."

"Adesso sono qui, che fai continui a tenermi il broncio?"

Gli prendo la faccia e lo spingo tra le mie labbra, inizia un bacio più che appassionato.
Come se non ci fosse nessuno attorno a noi, come se fossimo in un altro universo, soli... effettivamente siamo molto soli, sta nevicando.

Dopo questo bacio ho la conferma che mi è mancato da morire.

"Perché sei sparito?"

"Avevo bisogno di riflettere, pensavo che se fossi venuto qua l'avresti inteso come il fare un passo avanti nella nostra relazione, e non volevo pentirmi di farlo. Ho pensato bene a questa scelta... e sono venuto, mi mancavi."

"Pensavi che non ti avrei lasciato i tuoi spazi se mi avessi chiesto di averli perché sentivi il bisogno di riflettere?" Lui scuote la testa.

"Ero confuso."

"Non è una giustificazione."

"Lo so, ha il tono di una giustificazione ma non vuole esserlo, completamente."

Un regalo dal destino Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora