18-"Non voglio litigare ora..."

1.6K 15 0
                                    

Le prime luci dell'alba iniziano ad entrare dagli spazi vuoi tra le tendine della finestra, ho il braccio di Chris addosso e il suo fiato sul collo.

Ieri abbiamo parlato, ci siamo divertiti tantissimo, ci siamo ubriacati, più lui che io ed è crollato sul divano, l'ho portato in camera da letto.

Io a differenza del mio bello addormentato, non ho chiuso occhio neanche un secondo. Ho pensato a tutto ciò che era successo tra noi, fin dall'inizio...

L'odio profondo che provavo per lui, per me era il cattivo che voleva portarmi via dall'amore della mia vita, invece è stato tutto il contrario, qui a New Orleans ho conosciuto me stessa. E vorrei davvero rimanere qui.

"Sophie..." Sussurra Chris.

"Buongiorno." Sorrido e lui fa la stessa cosa.

"Ciao, piccola." Mi stringe la coscia.
"Mi fa malissimo la testa, non ricordo niente di ieri." Aggiunge.

"Beh peccato." Dico sbuffando.

"Perché?"

"Perché mi sembra proprio di avere dei video dove balli come se fossi una stripper." Dopo frase, si affretta a scavalcarmi per prendere il telefono che sta nel comodino.

Lo precedo andando poi verso la cucina.

"Non li cancellerò mai." Urlo durante il tragitto.

"Sophie, mi sono appena alzato, non farmi correre più di così... avanti dammi il telefono, elimini il video e la facciamo finita." Scoppio a ridere, stringendo sempre di più il telefono a me.

"Non accadrà mai. Non abbiamo nessuna foto insieme, questo video e l'unico ricordo pratico che ho di te." Divento seria.

"Vaffanculo. Ti potevo regalare un preservativo come ricordo pratico." Ridiamo entrambi, ma continuo a non staccare per nessun motivo il telefono da me.

"Ho sempre sognato di avere una donna in intimo che corre per casa mia, sai?!" Devia discorso, squadrandomi dalla testa ai piedi.
Sento il suo sguardo bruciarmi la bella, ma non gliela darò vinta.

"Non provare a distrarmi." Sorrido.

"No, davvero non sto scherzando." Si avvicina a me, mi bacia la testa e poi va verso la caffettiera.

"Ho deciso che ti lascerò quel video sul telefono, ma solo perché mi fido di te e confido sul fatto che non lo farai vedere a nessuno." Alzo le spalle e gli occhi al cielo.

"Chissà, vedremo. Forse ti potrei ricattare in futuro." Lui mi fa la linguaccia e mi porge un caffè.

"Mi potresti ricattare? Addirittura, e a cosa mireresti per ricattarmi?" Il suo tono si fa morbido.

"Non lo so, per adesso non ne avrei motivo."

"Per fortuna." Sorride.
"Perché ci siamo svegliati così presto?" Aggiunge lamentandosi.

"Non sono riuscita a chiudere occhio, tutta la notte." Dico guardando un punto fisso della stanza.

"Perché?" Domanda.

"Perché non volevo che oggi arrivasse, e volevo passare gli ultimi momenti con te essendo sveglia, a differenza tua." Gli vado incontro abbracciandolo.

"Mi sento come se mi stessi rimproverando." Ricambia l'abbraccio.

"Perché è così. Ma adesso che siamo svegli abbiamo un paio di cose da fare." Lui mi guarda stranito.

"Alle 6 del mattino?" Annuisco.
"Vuoi scopare?" Aggiunge.

"Vai a vestirti." Lo canzono sbuffando.

"Strano, per scopare si compie l'atto opposto." Dice abbassando lievemente l'elastico delle mie mutandine.

"Christian, sei vergognoso." Dico con tono scherzoso, anche se in realtà un pizzico di realtà c'è.

"Che dobbiamo fare quindi?"

"Voglio farla pagare a Genevieve, è capitato che durante queste due settimane lei mi venisse a svegliare saltandomi addosso o urlando come un pazza, voglio fare la stessa cosa a lei oggi..." I suoi occhi si sbarrano.

"Ci siamo alzati alle 6 del mattino per una vendetta?" Annuisco.

"Sei pazza. Andiamo a letto, dai." Scuoto la testa in segno di negazione.

"Se vuoi tornare a letto fai pure, io ormai ho in mente di fare questa cosa e la farò."

Finiamo il caffè e andiamo in camera a vestirci.
Dopo poco siamo già pronti per scendere, e tra un semaforo e un altro, riusciamo in poco tempo ad arrivare a casa "mia".

"Se ti dicessi che continuo a vederla come una cosa stupida ti offenderesti?" Dice mentre sto per aprire la porta girando le chiavi.

"No, ma ormai siamo qui."

Entriamo in casa facendo piano, senza svegliare i genitori di nessuno e soprattutto senza svegliare la bella addormentata.

Apro la porta della stanza di Genevieve, dove con mia sorpresa trovo anche Ryan.

Io e Chris ci guardiamo e non appena lui annuisce, contemporaneamente ci buttiamo su di loro, inizio a farle il solletico.

"Stronza, smettila." Sussurra Genevieve, ridendo ma al contempo lanciandomi un cuscino, è ancora visibilmente addormentata.

"Ma come!? Principessa, è ora di alzarsi." dice strattonandola Chris.

Dopo poco i due belli addormentati non resistono più alle provocazioni e si alzano dal letto.

"Ti odio come non ti ho mai odiato in questi 15 giorni." Dice andando verso il bagno.

"Ah, ti sei svegliata male per caso?" Dico prendendola in giro.

Intanto io e Christian andiamo in camera mia, mi aiuta a preparare la valigia, o quanto meno a sistemare le ultime cose che devo mettere.

"Mi mancherai." Ed è quando lui dice questo, che sento crollarmi sulle spalle un enorme velo di malinconia.

"Mi mancherai anche tu." Dico sedendomi sul letto.

"Anche quando hai dovuto salutare Abby eri così triste?" Chiedo ironicamente per sdrammatizzare. Domanda fuori luogo? Non so aspettiamo la risposta.

"Abby non se n'è mai andata, e comunque no." Questa frase, detta con questo tono così drammatico, ammetto che mi ha fatto provato un vuoto dentro enorme.

"Che vorresti dire?"

"Che non ti riguarda... Ti aiuto a finire la valigia." Dice prendendo alcune scarpe, messe in varie parti della stanza.

"Mi incuriosisce la storia di Abby." Confesso, forse per la prima volta ad alta voce.

"Fatti passare la curiosità." Dice con un tono duro, mettendosi in quella posizione dritta, davanti a me, come per sovrastarmi.

"Ok." Rispondo secca. "Ma preferirei che ti dessi una calmata." Aggiungo.

"Tu fatti i cazzi tuoi."

Okay, adesso è troppo.

"Ma non capisco perché il discorso di Abby ti fa incazzare così tanto." Inizia a sbuffare e va verso la porta, per uscire dalla stanza.

"Christian!" Lo prendo per il braccio e lo tiro verso il letto.
"Ti sto parlando e tu devi ascoltare." Aggiungo.

Lo spingo a sedersi, e lui stranamente mi facilita questo passaggio.

Mi accovaccio, con le gambe piegate per fare coincidere le nostre teste.

Ripenso alla situazione, al momento che sta per venire, tra un po' prenderò un aereo per tornare a casa, so che ce ne sarebbero almeno 100 di motivi per litigare con lui adesso, ma nonostante ciò, quattro parole mi escono spontanee:

"Non voglio litigare ora." Dico accarezzandogli la faccia.

"Non voglio litigare nemmeno io. Ma tu per favore, ma non prendere il discorso di-" Si blocca per un attimo e poi si porta le mani in viso.

"Non prendere questo discorso." Questa storia inizia a puzzare di marcio secondo me.

Un regalo dal destino Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora