33-"E la chiave adatta l'ha solo lui?..."

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Alla fine ieri sono andata a dormire senza aver sentito Chris, semplicemente mi sono addormentata dopo un'accesa litigata con Gary. Come sempre ormai.

Cazzo, siamo amici dall'asilo, ma non sapevo che in una relazione fosse così opprimente.

Ed ecco che arriva un suo ulteriore messaggio, cita esattamente:"Ti sto venendo a prendere, non pensare che il discorso si concluda così."

"Non disturbarti, devo preparare la valigia, non ho tempo da perdere." Rispondo velocemente per evitare quella visita.

Proprio mentre sto per alzarmi dal letto, sento squillare il telefono.

Rispondo incazzata e alzando il tono di voce, sono sicura che sia Gary al 100%.

"Gary, non fare lo stronzo, non voglio vederti e sono occupata." Sento la persona dall'altro capo del telefono, schiarirsi la voce.

"Devo per caso spaccargli il naso?"  La voce mi suona subito strana... Non è Gary.

"Com...ah Christian, sei tu." Sorrido controllando il nome dell'interlocutore, mettendomi una mano in fronte.

"Ne sei delusa?"

"Abbastanza. Non sai quanta voglia avevo di litigare con Gary, proprio adesso. Vuoi prendere il suo posto?" Lo sfido.

"Veramente volevo dirti che non vedo l'ora di scopare con te." Sento il viso diventarmi di un colore rosso scarlatto.

"Sei sempre il solito." Sussurro.

"Sai c'è una persona che vuole parlare con te..." Dopo queste sue parole sento un po' di trambusto nella stanza e poi la sua voce...

"Troietta, che fai?" Genevieve.

"Sto iniziando a preparare la valigia per raggiungere tre persone completamente pazze." Dico con un velo di ironia.

"Hey, guarda che ci offendiamo." Sento dire da una terza voce, all'appello mancava solo Ryan, penso sia lui a parlare.

"Ryan, tu sei quello che mi manca di più." Dico in tono ironico, beffeggiando gli altri.

"Lo so, anche tu mi manchi, eri l'unica sana del gruppo." Bello sapere, grazie a questa frase, che faccio parte del gruppo anche io.

"Lo sono ancora." Ridiamo tutti insieme.
Poi sento bussare alla porta.

"Sophie, c'è Gary di sotto." È mia madre.

"Digli di aspettare." Rispondo seria, sapevo che sarebbe venuto indipendentemente dalla mia richiesta di non farlo.

"Già Meryl, digli che è occupata a fare una sex call con Christian." Dice Genevieve beffeggiandomi, sapendo ovviamente, che mia madre non sarebbe mai riuscita a sentirla.

"Ho parlato più con te che con lui." Mi giustifico ridendo. La sento sorridere.

"Adesso però devo andare, ci sentiamo dopo ragazzi. Ciao Chris." Dico con un tono di voce più dolce.

"Ciao piccola." Blocca la chiamata e io scendo giù da Gary.

Strano che Christian non si sia lamentato del fatto che Gary sia qui. Sicuramente si stava trattenendo dal farlo, oppure non aveva ancora metabolizzato bene.

"Avevo detto che non volevo vederti." Mi rivolgo a Gary. Poi sposto la traiettoria visiva su mia madre, lei abbassa lo sguardo.

"Scusate, vi lascio da soli, vado a fare un po' di spesa." Dice avviandosi verso la porta per uscire di casa, dopo aver preso i suoi effetti personali.

"Dovresti andare anche tu." Ritorno a rivolgermi a lui.

"Tu dovresti darmi la possibilità di mostrarmi per quello che sono. Sophie ti amo, ti amo da troppo tempo, non ti lascio scappare. Quella sera a capodanno, è stato estasiante, e lo so che non devo vivere ripensando a una sola serata, ma sono contento di averti avuta per tutta la sera. Sei stata mia, e vorrei che tu lo fossi ancora oggi. Non ti lascerò scappare."

"Gary, ti prego, non forzare la serratura se non hai la chiave adatta."

"E la chiave adatta l'ha solo lui? È quel pazzo omicida. Tu meriti di meglio, tu meriti una persona che sappia amarti, tu meriti me." Sbuffo.

"Gary..." Sussurro.

"No, Gary un cazzo, tu devi stare con me. Ti farò dimenticare Christian, mi amerai più di quanto hai amato lui."

"Ascoltami! Io continuo ad amare Chris tutt'ora."

Mentre dico quella frase, mi accorgo che forse non è stata la scelta migliore dirlo  in questo modo, forse ho sbagliato, ma la sua reazione è stata peggio di ciò che ho detto io.

"Cosa dici?" Ha gli occhi iniettati di sangue, la mascella serrata, rigida. I muscoli tesi...

"Ma cosa cazzo stai dicendo?" Si avvicina a me e mi avvolge con la sua mastodontica figura, torreggiando su me come se fosse un bulletto delle elementari. È sempre stato molto alto e molto muscoloso, non quanto Chris, ma quasi.

"Sophie, guardami." Ho lo sguardo basso, ma non perché effettivamente io non voglia guardarlo, ma perché non riuscirei a vedere nel suo sguardo o a sentire nella sua voce, la stessa delusione che ho sentito in quella di Roy.

"Gary, ti prego. Non..." Si allontana da me, urlando e iniziando a tirando cose a terra, tutto ciò che c'è sui ripiani della mia cucina.

"Sei una troia." Prende il vaso posizionato sul tavolo e lo tira per terra.

"Una stupida stronza." Continua lanciando le sedie.

Una sedia in particolare mi colpisce nella gamba, minacciandomi di mettermi k.o.

Mi poggio al tavolo, stando il più dritta possibile, ma non riesco più a trattenermi, mi sta distruggendo la casa, scoppio a piangere e a urlare anche io.

"Tu sei uno stronzo se pensi che avendo questa reazione possa cambiare o migliorare qualcosa. Vaffanculo Gary."

"Sei una merda. Una stupida ragazza viziata, una puttanella." Inizio a piangere ancora più forte di prima, non riuscendo proprio a trattenere le lacrime.

Queste parole mi stanno ammazzando.
È un pianto silenzioso, che sfoga i singhiozzi con lunghi sospiri. Ma non per questo voglio sottomettermi.

"Vattene, sparisci." Esce tutto in un urlo strozzato.

"Me ne sto andando, ma non prima di dirti quanto fai schifo e quanto sei una stronza." Mi butto su di lui per trascinarlo fuori da casa mia.

"Sono contento finalmente di averti tolto dai miei coglioni." Urla quando ormai è fuori di casa.

"Il modo in cui sei venuto qui a pregarmi di amarti non dice la stessa cosa che stai blaterando adesso, ma fidati che sono più contenta io di averti tolto dalle palle, sei una merda narcisista."

Sbatto la porta. Mi giro, rivolgendo uno sguardo alla cucina, è un casino tra vetri rotti, sedie sparse in tutto il salone, l'acqua del vaso. È troppo.

Mi butto a terra, facendo scivolare la mia schiena contro la porta d'ingresso.

Sono una troia?
Sono davvero, sempre io, il problema?

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