7. I brividi del cuore

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«Sarai uno psicologo bravissimo. C'è qualcosa in te che spinge l'altro ad aprirsi e raccontarsi senza sentirsi giudicato, parlerei con te per ore.»

«Grazie» fu tutto quello che Patrick riuscì a rispondere, insieme imbarazzato, come ogni volta che riceveva un complimento che reputava sincero e disinteressato, e compiaciuto. In un'altra occasione si sarebbe schernito, avrebbe fatto una battuta goffa, ma con Angelica non volle rischiare: ci teneva che lei conoscesse il suo lato migliore e non fosse distratta dalla sua imbranataggine. L'impressione che aveva provato a pelle solo vedendola sembrava trovare conferma di minuto in minuto: quella ragazza gli piaceva, e tanto.

«Non mi hai detto quasi nulla di te ma mi sembri una persona interessante. Sono contenta di averti conosciuto.»

«Anche io. Tu parleresti per ore, io ti ascolterei per ore. Pensavo fossi molto timida, avevo un po' paura che non avremmo saputo cosa dirci...»

«E invece hai scoperto che non sto zitta un attimo, come mio fratello. Ci avevi preso a metà: sono riservata e se ti ho raccontato tante cose della mia vità è merito tuo, ma non sono timida. Devo averti dato quest'impressione all'inizio perché appena ti ho visto mi hai fatta sentire un po' in soggezione.»

«In soggezione? Io?» Patrick sgranò gli occhi, divertito. Nessuno gli aveva mai detto una cosa del genere.

«Sei un bel ragazzo, di quelli che di solito non mi guardano neanche, e ho capito che hai qualche anno più di me, quindi mi aspettavo che mi considerassi una bimbetta stupida.»

«Pensavo fossi il solito cretino che se la tira perché ha due begli occhi e un bel fisico» E due! Non capisco cosa stia succedendo, non è questa l'impressione che credo di dare.

Avrebbe pagato per avere uno specchio davanti in quel momento, perché l'ultima volta che aveva controllato era ancora il solito ragazzotto slavato e con tutta l'aria di uno che in palestra entrava solo per salutare gli amici e prendere una merendina dal distributore automatico. Non certo uno a cui chiedere un pomeriggio di sesso sfrenato senza coinvolgimento sentimentale, e tantomeno così bello e adulto da suscitare soggezione. Neanche sua madre, sempre traboccante d'amore, l'avrebbe definito così.

«Credo tu stessi guardando Max.»

«Massi è un figo da paura ma è simpaticissimo. Comunque ho cambiato idea non appena hai aperto bocca. E poi ho capito chi sei. Matteo...anzi, Coniglio, come lo chiamate voi, ti adora. E lui ci prende sempre. Lo sai che tutte le volte che mi è interessato un ragazzo ho fatto in modo lo conoscesse? Mi aiuta a capire chi ho davanti, ha il sesto senso. O meglio, un ottimo spirito di osservazione.»

Se non conoscessi già tuo fratello, sarei uno da presentargli?

«Max ti piace, quindi?»

«Fino a pochi mesi fa non riuscivo a spiccicare parola con lui. Sembra una statua greca e ha quegli occhi profondi, come piacciono a me.»

Scuri.

«E quelle spalle. Quelle braccia... Oh cavolo Patrick, non voglio sembrarti superficiale, non mi innamoro di una faccia o di un corpo. Diciamo che anche l'occhio vuole la sua parte, ecco.»

Angelica arrossì lievemente, parve a disagio. Continuò a camminare evitando il suo sguardo, tormentandosi una ciocca di capelli sfuggita al grosso elastico di tessuto a fiorellini.

«Non mi sembri superficiale. Spontanea, direi. Quindi ti piace Max?»

Gliel'ho già chiesto, non devo insistere.

«No. Lo trovo molto attraente ma non mi interessa.»

C'era una nota particolare nel tono della ragazza, una sorta di «Come te lo devo dire? No. Enne- O». Patrick non aggiunse altro e come lei proseguì fissando il terreno.

PatrickDove le storie prendono vita. Scoprilo ora