Il suo umore virò di nuovo verso il basso e lui non se ne stupì, e neppure si sforzò di nasconderlo ai familiari, questa volta. La considerava una reazione del tutto comprensibile, da mettere in conto, e comunque non così estrema da destare preoccupazione.
A differenza del mese prima, non aveva perso l'appetito. Anzi, la tendenza a coccolarsi con dolci e patatine era divenuta un'esigenza, un continuo andirivieni dalla cucina alla sua camera e un motivo per non sottrarsi ai pasti in compagnia.
La mattina indugiava a letto più del solito, giunto alla conclusione che - fintanto che incubi, asma ed episodi psicotici transitori si fossero tenuti alla larga - non esisteva posto migliore in cui aspettare di star meglio. Sì, sarebbe stato meglio, ne era sicuro, anche se aveva capito che non avrebbe mai potuto essere felice, che l'esistenza tranquilla e appagante che aveva sempre sognato sarebbe rimasta, appunto, un sogno.
Il tradimento di Angelica gli aveva aperto gli occhi: non si era trattato di sfortuna o di incapacità di ascoltare segnali di allarme. Era invece un segno, il modo scelto dalla Vita per mostragli il suo futuro, per dirgli che poteva provarci quanto voleva, affrontare dubbi e timori, credere di aver fatto la scelta giusta, ma sarebbe sempre finito ad assistere alla propria disfatta e a tornare a casa devastato ma non troppo, suvvia, sono ancora vivo.
Cosa mai accaduta prima, i progetti e i buoni propositi che la sua mente continuava a elaborare prima di addormentarsi, al risveglio gli sembravano assurdi, esagerati, o comunque non così urgenti da non poter essere rimandati al giorno dopo.
Oggi non ho voglia di andare a correre. E poi fa troppo caldo, devo studiare, non mi cambia niente se riprendo domani. Non ho voglia neanche di studiare, stesso discorso: fa troppo caldo e sono a buon punto. Però l'esame lo do a settembre, così sono sicuro di prendere trenta. Stamattina ho bisogno di dormire, che poi stasera sono di turno al pub e devo essere ben riposato.
Ma in qualche modo trovava sempre un motivo per alzarsi e mantenere una parvenza di normalità. Una volta fatta la doccia, indossati abiti puliti e zittite le proteste del proprio stomaco quasi senza fondo, poteva continuare a rilassarsi leggendo un libro, provando a scriverne uno (non lo sapeva nessuno ma dopo il Fattaccio gli era venuta l'ispirazione per un romanzo horror con protagonista un quindicenne che, sfuggito a una banda di bulli, si rifugiava in una villa tetra e labirintica in cui avrebbe dovuto fare i conti col demone Tuchulca, ben più temibile dei suoi aguzzini).
O guardando la TV.
Era nello stato d'animo giusto per passare in rassegna la filmografia di Verdone. L'ironia dolceamara del regista romano, i suoi personaggi buffi ma tragicamente reali, la rappresentazione cinica e disincantata della società italiana degli ultimi due decenni, erano ciò di cui aveva bisogno: lo avrebbero fatto ridere e sorridere senza scordare dove fosse e chi avesse intorno, cosa aspettarsi di trovare lì fuori, anche solo a poche porte di distanza. Gabriele aveva ragione: quelli di Verdone non erano film comici, erano molto di più.
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Patrick
General Fiction*storia fruibile anche senza aver letto il volume precedente* **Sono centosedici capitoli ma non molto lunghi** L'ultima estate del ventesimo secolo si preannuncia nient'affatto noiosa per il ventiduenne Patrick, un tranquillo studente universitario...