55. Voglio sentirti dentro di me mentre esali l'ultimo respiro

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La lezione terminò dopo meno di mezz'ora, con un libro chiuso in modo provocatorio e un «Basta, mi sono rotto il cazzo!» al quale Patrick rispose con un'alzata di spalle. L'educazione di Massimo Valle non era affar suo e, a quel punto, pensò che neanche i suoi voti scolastici ancora pessimi lo fossero. Non avrebbe mai saputo se il ragazzo fosse in combutta con la sorella o semplicemente stufo di perdere il suo prezioso tempo esercitandosi a scrivere e a parlare in una lingua inutile e stupida, e neanche si sarebbe preoccupato di scoprirlo

«Massi, sei un maleducato» intervenne Stefania, che aveva appena finito di preparare il caffè con un tempismo perfetto (o forse era tutto calcolato?). «Chiedi subito scusa e poi vattene in camera tua!»

Le stesse parole usate da Viviana e su questo Patrick non ebbe alcun dubbio: non era una coincidenza. Finse però di non farci caso e si astenne dal replicare che erano stati proprio le frecciate e quell'atteggiamento irritante a portarli dove si trovavano ora. A un punto di non ritorno, al capolinea di una relazione che non sarebbe mai dovuta partire.

Stefania si sedette al posto del fratello, porgendogli una tazzina.

«Giuro che non ho intenzione di avvelenarti, anche se sarebbe divertente vederti agonizzare sul pavimento della mia cucina. Tranquillo Carotino, sia mai che ti lasci morire lontano dalla tua mamma.»

«Ce la fai a mollare per qualche minuto il tuo ridicolo personaggio?»

«Non è un personaggio, sono io. Sono anche così e l'hai sempre saputo, quindi non dirmi che sei deluso e non provare ad accusarmi, perché so benissimo che ho sbagliato. Certo, mi aspettavo di parlarne, non di essere trattata come una puttana che non vuoi più scoparti. Sono sempre stata questo, Paddy? Una con cui andare a letto per non metterti di nuovo in gioco e ora che hai trovato di meglio, arrivederci e grazie... anzi no, sono stato benissimo senza di te e non hai aggiunto togliti dai coglioni per non sconvolgere la tua stupida mammina che crede di aver messo al mondo una creatura dolce e angelicata.»

Calma, Paddy, calma. Respira e non cedere alle provocazioni.

Il mal di testa che lo affliggeva ormai da ore salì d'intensità, ma ormai era in ballo e doveva ballare. Oltre i monologhi estenuanti di Stefania c'era la libertà, c'era tutto il resto della sua vita, e lui aveva aspettato anche troppo per darci un taglio.

«Sono un essere umano» rispose, trangugiando il caffè nella speranza calmasse il martello pneumatico che aveva dietro gli occhi affaticati dalla luce al neon. «Non sono perfetto come non lo sei tu. E non credo di averti fatto fare cose che non volevi fare o di averti usata.»

«Avete scopato?»

«No, Stefy, la conosco appena, sono andato al suo compleanno più che altro per Coniglio.»

«Non mi sembra che tu ti faccia tanti problemi ad andare con una sconosciuta. Se io sono stata l'eccezione alla regola come devo prenderla? Devo sentirmi irresistibile o indegna di rispetto? Te la sei scopata?»

«No.»

«Avresti voluto?»

«Ora come ora, sì.»

«Lo dici per ferirmi o lo pensi davvero?»

«Io non voglio ferirti, voglio respirare» sbottò Patrick, esasperato. «Mi hai bombardato di messaggi, una cosa del genere non sarebbe tollerabile neanche se stessimo insieme e noi non stiamo insieme, non ci siamo neppure promessi fedeltà reciproca.»

«Pensavo che con uno come te non ci fosse bisogno di specificare che voglio essere l'unica. Ma ho sbagliato, ne sono consapevole e ti chiedo scusa. Non mi comporterò più in modo così assillante.»

PatrickDove le storie prendono vita. Scoprilo ora