97. Swan Song

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Dal diario di Viola

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Dal diario di Viola

12 Maggio 2007

Try to throw the picture out of my mind

I try to leave the memories behind.

C'è una foto incollata nel mio diario di allora, che per anni ho pensato avessi scattato tu perché tu non c'eri, o almeno così sembrava. Finché non mi sono decisa a guardarla bene e ti ho visto. Sembri un fantasma, eri già un fantasma. Ancora oggi mi dà i brividi, soprattutto se penso a quello che ho provato più tardi, mentre mi riportavi a casa e alla radio passava questa canzone e tu non eri mai stato così vivo, così luminoso, al meglio di te, una stella che splende e illumina tutto prima di esplodere.


La donna dietro il bancone sembrava una versione matura di Viola, col suo viso da bambola, la chioma castano ramato screziata di fili aranciati dove la tinta non era riuscita a coprire i primi capelli bianchi, gli occhi color nocciola evidenziati dal make-up scuro e le forme morbide.

Li stava osservando da quando erano entrati, con un'espressione a tratti materna a tratti persa in qualche pensiero piacevole e dolcemente malinconico. Probabilmente dava per scontato fossero una coppia, come era stato per la commessa di Beauty Point e per il tizio della tavola calda in cui si erano fermati a mangiare un trancio di pizza. La cosa lo imbarazzava e al tempo stesso rendeva un po' più concreta quell'inconfessabile speranza che provava da giorni: forse davvero tra lui e Viola c'era un feeling speciale, che altri percepivano, l'equivoco non poteva nascere solo dal fatto fossero un ragazzo e una ragazza.  

La passeggiata al lago della domenica precedente - un idillio perfetto di confidenze, risate, abbracci e l'implicito, reciproco desiderio durasse ore e ore - li aveva uniti ancora di più e invece che spingerli a mantenere la loro amicizia entro gli argini della situazione in cui era nata e cresciuta l'aveva portata a un livello superiore, molto vicino a quello che lui sognava (non senza però l'ombra del senso di colpa provato da entrambi). Viola era andata a pranzo da lui tornata dal lavoro, il martedì successivo, e avevano trascorso il pomeriggio seduti su un plaid steso sul pavimento della sua camera, guardando album di foto, ascoltando buona musica e sorseggiando il latte e menta preparato da Viviana per contrastare la calura di quel maggio radioso. 

Ora, venerdì, approfittando del giorno di ferie della ragazza (invero sospetto) e del fatto che lui aveva avuto lezione solo fino alle dieci, si erano incontrati non per caso su Viale Marconi - a due passi dalla facoltà di Ingegneria dove Danilo sarebbe rimasto fino alle diciannove - per un giro di shopping. Patrick non amava granché passare da un negozio all'altro ma aveva trovato piacevole aiutare Viola a scegliere qualche nuovo capo per l'estate alle porte, ricordandole che era una bella ragazza e non un sacco di patate, e che a ogni modo non doveva nascondersi o mortificare il proprio corpo. E Viola, glielo si leggeva ancora in faccia, si era davvero vista con i suoi occhi, optando per un abito al ginocchio che accompagnava i suoi fianchi rotondi senza comprimerli e un paio di sandali con la zeppa invece della maglia oversize che aveva puntato e l'ennesimo paio di sneakers nere. Lui l'avrebbe vista bene anche con un vestitino più provocante ma si era guardato dal proporglielo, non avrebbe insistito neanche se fosse stata la sua compagna: era perfetta esattamente com'era, non l'avrebbe cambiata di una virgola e non aveva potuto fare a meno di pensare a un'altra sessione di shopping in cui invece la donna che diceva di adorarlo aveva provato a imporgli abiti che piacevano a lei.

PatrickDove le storie prendono vita. Scoprilo ora