Viola

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Dal diario di Viola - 7 maggio 2004

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Dal diario di Viola - 7 maggio 2004

Sono passati quindici anni e parte di quel sogno è andata perduta, ma ricordo abbastanza da poter affermare di aver conosciuto Patrick prima di incontrarlo nel mondo reale.

In sogno, appunto.  Un sogno che avevo scritto sul mio diario di scuola, tra il testo di una canzone degli Stadio e i compiti di greco. Nessuna interpretazione a posteriori, nessun ricordo falsato: è tutto lì, nero su bianco.

Ho incontrato Paddy in sogno nel piccolo parcheggio tra il mio liceo e l'istituto frequentato da Alessio, mentre passeggiavo nel buio di una sera invernale umida e nebbiosa. È apparso nel cono di luce proiettato da un lampione. Un ragazzo dai capelli rossi arruffati, con grandi occhi azzurri e il sorriso di un bambino, dolce e genuino. Indossava dei jeans chiari e una maglia bianca, forse una felpa leggera, con le maniche arrotolate fin sotto i gomiti.

Non mi ha detto nulla.

Mi ha guardata e io mi sono sentita bella e al sicuro e al caldo, straripante di vita e sogni che sentivo si sarebbero realizzati tutti.

Poi è sparito. O meglio, si è dissolto nella nebbia, e non l'ho più visto fino alla sera in cui sono andata con i miei amici a bere qualcosa in un irish pub. Stavolta in carne e ossa.

La mia parte razionale ha cercato e ancora cerca di convincermi che non era lo stesso ragazzo del sogno, che ero solo suggestionata da dieci anni in cui di tanto in tanto tornavo a pensare a quell'incontro onirico. Ma è stato come riconoscerlo, come ritrovarlo. Quello sguardo, quel sorriso, quei capelli. Io li avevo già visti. Io l'avevo già visto. Quella sensazione di calore e pienezza, l'avevo già provata.

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