Il sole era ormai tramontato quando Stefania lo riaccompagnò a casa con la sua Nissan Micra che sapeva di nuovo e deodorante al cocco (non un banale Arbre Magique ma un gel iridescente in una scatolina di metallo, che doveva essere costato quanto un profumo griffato). Avrebbe potuto benissimo farsela a piedi - camminare da solo gli era sempre piaciuto, a dispetto della sua innata pigrizia - ma lei aveva insistito. Dopo il sesso concitato ma dolce, molto soddisfacente per entrambi, avevano pranzato in giardino, erano andati a fare una passeggiata nel prato dietro la villa accompagnati da Lucky e Tyler, i due dobermann dei Valle, e infine erano tornati in mansarda per un altro round.
Patrick era ancora di ottimo umore, rilassato e per niente pentito di aver ceduto al fascino travolgente di Stefania. Nessuna relazione malata come l'aveva definita Alessio: lei aveva ribadito di non avere intenzione di forzarlo, lui aveva risposto di non avere voglia di una storia seria, per il momento. Non era del tutto vero: in realtà, pur sapendo di doverci andare con i piedi di piombo per quanto riguardava le ragazze, non escludeva la possibilità di innamorarsi a breve, se avesse trovato la persona giusta. Persona che era sicuro non essere Stefania, comunque. Non aveva paura di prenderla in giro o usarla, perché era altrettanto sicuro che lei non provasse altro che attrazione fisica e che la sua ossessione nei suoi confronti si fosse attenuata, lasciando il posto a qualcosa di più sano.
Si sarebbero rivisti, questo era certo, e se le cose fossero cambiate dall'una o dall'altra parte, ne avrebbero parlato a cuore aperto perché ora erano amici, e nel corso del pomeriggio avevano avuto modo di conoscersi meglio.
Girò la chiave nella toppa pensando che dopo quelle ore così intense aveva bisogno di rifugiarsi in routine già collaudate e muoversi liberamente in una casa che oltre a essere la sua era più calda, semplice, accogliente e imperfetta del piccolo maniero dei Valle, una casa che lo rispecchiava.
Contrariamente a quanto si era aspettato, nessuno gli chiese come mai fosse rientrato così tardi e nessuno badò alla scatola che aveva con sé. Avevano tutti espressioni serissime, preoccupate.C'era qualcosa che non andava.
Non ci fu bisogno gli spiegassero cosa, perché lo intuì non appena vide Erika, e si sentì uno stupido per non essersi reso conto prima della portata di quello che le stava accadendo. La sorella era seduta sul divano, accanto a Viviana, in una posizione che rivelava parecchio disagio, e indossava un abito nero corto e aderente. Era chiaro avesse mentito quando aveva dichiarato di aver perso quindici chili perché, se la matematica non era un'opinione, settantacinque meno quindici faceva sessanta e quel corpicino che negli ultimi tempi era rimasto nascosto come poteva sotto indumenti oversize doveva pesare meno di cinquanta chili.
«Paddy, dicono che sono anoressica.» Erika farfugliò l'ultima parola, come se fosse una parolaccia, o se ne avesse paura (o reputasse di non esserne degna perché troppo grassa) e nei suoi occhi colmi di disagio apparve una muta richiesta d'aiuto. Gli fece cenno di sedersi accanto a lei e sua madre si spostò per fargli posto.
«Perché secondo te pensiamo una cosa del genere?» La voce e lo sguardo di Enzo trasudavano preoccupazione. Gabriele scrutò tutti con attenzione e con la tipica espressione di quando si tratteneva dall'esternare le proprie opinioni perché le faceva sembrare verità assolute e inconfutabili e non andava bene.
«Siete esagerati. Non sono magra come dite, solo che mi avete vista sempre obesa e adesso che sono quasi normale vi sembro sottopeso. Io mangio, non salto un pasto, non sto facendo la fame.»
«Mangi poco» disse Viviana, scuotendo la testa. «Un uovo sodo e due carote scondite non è un pasto.»
«Non è vero! Siete voi che mangiate troppo! In questa casa si mangia sempre, c'è troppo cibo e io non sono fortunata come voi che non ingrassate. Solo in questa casa si mangia la pasta anche a cena! È colpa vostra se ero arrivata a settantacinque chili e non vi permetterò di farmici tornare.»
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Patrick
General Fiction*storia fruibile anche senza aver letto il volume precedente* **Sono centosedici capitoli ma non molto lunghi** L'ultima estate del ventesimo secolo si preannuncia nient'affatto noiosa per il ventiduenne Patrick, un tranquillo studente universitario...