13. Un incontro inaspettato

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L'aria all'interno del grande supermercato era piacevolmente fresca, una gradita pausa dall'afa che continuava ad appesantire l'ultimo luglio del diciannovesimo secolo.
Appena varcate le porte scorrevoli, Patrick si rese conto del valore aggiunto della commissione che si era offerto di fare e decise che se la sarebbe presa molto comoda, trascorrendo più tempo possibile in quell'oasi di aria condizionata.

Si incamminò tra le corsie con la lista di sua madre poggiata sul sellino del carrello e qualche aggiunta in mente. Due casse di birra. Una bottiglia di limoncello per suo padre. La Coca Cola Light e la marmellata senza zuccheri aggiunti per Erika. Le fette biscottate più deliziose del mondo, quelle che producevano in uno stabilimento su via Tiburtina da cui proveniva sempre un profumo delizioso e che avrebbero rallegrato la colazione di Gabriele, al mattino perennemente malmostoso e intrattabile. I cetriolini sottaceto e il formaggio morbido con le noci, per sua madre. Qualche sciroppo della Fabbri, più costoso di quelli anonimi a cui erano ormai abituati, ma anche più buono, per riempire caraffe di latte e menta o orzata e amarena, come quando lui e i suoi fratelli erano bambini e facevano merenda sotto la pergola a casa dei nonni a Tarquinia o sul prato dove una piscina gonfiabile stazionava per tutta l'estate. Piccoli sfizi che avrebbero potuto ancora permettersi, magari non sempre, ma che avevano tagliato dalla lista della spesa per risparmiare qualcosa.

Avrebbe pagato tutto lui, naturalmente. Un terzo del suo modesto stipendio già lo devolveva per le spese di casa. Un altro terzo andava nel fondo per pagare l'SH 50 che un loro zio aveva voluto regalare a lui e Gabriele: erano stati tentati di rifiutare, vivendo la cosa come una sorta di elemosina da parte di un parente che biasimava loro padre per non aver trovato un impiego più redditizio, ma uno scooter gli avrebbe fatto davvero comodo, soprattutto ora che entrambi si dividevano tra studio e lavoro, e quindi avevano accettato, riproponendosi di contribuire con almeno una parte della cifra spesa, un po' al mese. Il resto lo teneva per sé, per la benzina, per le uscite, per concedersi qualche acquisto non indispensabile. Rinunciare a un paio di jeans nuovi quando comunque aveva di che vestirsi non l'avrebbe reso infelice, non sarebbe stato un grande sacrificio. Li avrebbe presi il mese dopo, o a settembre.

A quell'ora il supermercato era piuttosto affollato. C'era fila alle bilance per pesare frutta e verdura, al banco degli affettati, alla gastronomia.
Quindici persone aspettavano il loro turno accalcate davanti al banco forno, da cui proveniva un profumo delizioso di pane e biscotti. Patrick si ripropose di ripassarci più tardi e prendere un trancio di pizza al pomodoro, la sua preferita: unta, soffice, col bordo croccante. Una ricetta tipicamente romana, come quella delle pizzette tonde che avevano accompagnato l'ora della merenda per tutti e cinque gli anni delle superiori. Non erano passate neanche due ore dalla sua abbondante colazione e già era pronto a rituffarsi nel cibo, uno dei piaceri della vita prima ancora che una coccola consolatoria e anti ansia.

Non avrò mai un fisico come quello di Max, neanche se mi metto sotto con corsa e palestra, concluse guardando il pacco enorme di patatine e le confezioni di wafers che aveva preso per allietare le lunghe ore di studio che l'aspettavano. Per la seconda volta quel giorno, si ritrovò a pensare al proprio aspetto ma a cuor più leggero. Non era poi così importante e neanche così pessimo.

«Ti fai tanti problemi per nascondere difetti fisici che esistono solo nella tua testa quando in te c'è ben altro che non va.»

Era pur sempre alto e ben proporzionato, la sua goffaggine era una questione mentale e non fisica, e a quanto pareva i suoi occhi e il suo sorriso distoglievano l'attenzione da tutto il resto. Nessuno lo derideva più da anni, nessuno gli consigliava di tapparsi la bocca e muovere quel culo comunque sodo.
E soprattutto, nessuna delle poche esperienze negative vissute negli ultimi sette anni era imputabile alla circonferenza del suo punto vita. A decretare la fine delle sue relazioni sentimentali erano stati ben altri fattori, alcuni anche indipendenti da lui.

PatrickDove le storie prendono vita. Scoprilo ora