62. Autunno

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"Il male ha solo il potere che noi gli diamo. Io non ti dò nulla. Io riprendo. E tu morirai di denutrizione."

(RAY BRADBURY - Il popolo dell'autunno)

Tra il dire e il fare c'è sovente di mezzo il mare ma Patrick riuscì a passare dall'ideazione all'azione in tempi molto brevi, infinitesimali per i suoi nuovi standard. Declinò l'invito in pizzeria di Viola, riuscendo a convincersi che se avesse avuto una maggiore disponibilità economica sarebbe andato senza pensarci due volte, poi anche quello del fratello a unirsi a lui e Max per una passeggiata in centro, già più consapevole della potenza dei propri meccanismi disfunzionali, e andò a letto presto, rigirandosi irrequieto tra le lenzuola per ore prima di addormentarsi, tormentato dalla paura che, ancora una volta, alla luce del giorno, i suoi buoni propositi sarebbero andati a farsi benedire.

La mattina seguente, però, si offrì di uscire a fare la spesa al posto dei suoi genitori. Un'incombenza leggera, che neanche avrebbe considerato tale fino a qualche settimana prima, e che ora invece risultò più impegnativa del previsto. Andare al supermercato, in particolar modo il sabato prima di Natale con la prospettiva di trovare caos e frenesia a livelli stratosferici, voleva dire vestirsi decentemente, affrontare il traffico (stavolta solo una scocciatura e non un'occasione di passare più tempo con la ragazza che non poteva fare a meno di desiderare), prepararsi a incontrare gente che gli avrebbe chiesto come stesse, accettare il rischio di avere una crisi d'ansia (se non addirittura di panico) in un luogo che non fosse casa, e tante altre piccole grandi cose a cui non aveva mai dato peso.

Ma lo fece. Perché da qualche parte doveva pur ricominciare a vivere e non sopportava più i limiti imposti dalla sua mente assediata da una malattia dagli esiti e dall'andamento incerti.

Dopo il terzo caffè della mattinata, senza più scuse per procrastinare e in ritardo di due ore rispetto alla tabella di marcia che si era prefissato, indossò il cappotto che gli aveva regalato Stefania. A malincuore e desolato nel realizzare che si chiudeva appena attorno al suo giro vita appesantito da troppi spuntini, ma almeno era lungo e nero, perfetto per dissimulare i chili presi.

Evitò l'ascensore e scese a piedi, quindi, ripromettendosi di aggiungere una riga alla lista che aveva scritto sull'agenda dopo le ultime due pagine (una significativamente colorata di grigio l'altra di verde speranza, col ritornello di With or without degli U2): muovere il culo non solo in senso lato. Il suo nuovo anno iniziava quel giorno, e anche se c'erano le feste di mezzo - a casa Martini un tripudio di dolci e manicaretti - avrebbe fatto del proprio meglio per tornare a una forma decente quanto prima. Non era solo una questione estetica ma anche il bisogno di liberarsi di una delle prove più concrete del malessere che l'aveva travolto.

Guardando il cielo azzurro, respirò a fondo l'aria fresca e asciutta di quella stupenda mattina di dicembre, ed ebbe l'impressione che il sangue avesse ripreso a scorrergli nelle vene dopo essere rimasto fermo troppo a lungo. Nulla lasciava presagire cosa sarebbe accaduto di lì a breve e che la paura di ciò che poteva accadere uscendo di casa non era affatto infondata, non era uno dei tanti accessori della sua depressione ansiosa.

Aprì lo sportello della Ford e gli arrivarono alle narici le note floreali di Eternity, accese l'Audiola e finì di ascoltare la canzone sulle cui note aveva salutato Viola e l'aveva guardata sparire oltre il cancello del villino di Danilo. With or without you, appunto. Con o senza di te.

Alessio aveva ragione: la musica sa sempre cosa dirti e quando dirtelo. Il messaggio era stato talmente chiaro e doloroso che lui aveva preferito spegnere l'autoradio per il viaggio di ritorno, e guidare col sottofondo dei propri pensieri.

PatrickDove le storie prendono vita. Scoprilo ora