84. Erika

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Con l'inizio del nuovo semestre, Patrick ritrovò una routine rassicurante e incoraggiante, che aggiunse il tassello mancante al suo ritorno alla normalità. C'erano invero ancora i suoi incubi, qualche crepa nella sua visione ottimista del mondo e della vita, e talvolta il bisogno di rifugiarsi sotto le coperte per spegnere l'interruttore, ma nel quadro generale erano solo dettagli. Si sentiva bene, pieno di energie nonostante la tendenza a stancarsi più facilmente ed episodi di tachicardia che non riusciva a imputare a stati ansiosi; di nuovo in carreggiata.

Scelse di seguire Antropologia Culturale e una delle due materie che gli mancavano per terminare gli esami del biennio, determinato a darle entrambe nella sessione estiva. Aveva lezione dalle otto del mattino a mezzogiorno meno un quarto, rientrava a casa entro le quattordici, pranzava, guardava la TV per un'oretta e poi riordinava gli appunti della giornata. Se ne aveva occasione, in serata vedeva qualche amico o scendeva da Alessio, sempre senza far tardi, e alle undici era a letto. Una vita troppo regolare secondo il ragazzo del piano di sotto, che non sopportava orari e scadenze, ma perfetta per lui, che aveva vissuto così per ventidue anni, comunque senza negarsi nulla.

Il fine settimana era sacro, una pausa tutta per sé in cui dedicarsi a ciò che gli passava per la testa sul momento, libero dalla sveglia puntata alle sei e dal suo senso del dovere. Stava bene così.

Si guardava allo specchio e si riconosceva, con una manciata di chili in meno che non gli dispiaceva affatto, e i capelli che aveva deciso di tenere un po' più lunghi del solito, gli occhi ancora limpidi e vivaci nonostante tutto l'orrore a cui avevano assistito negli ultimi nove mesi.

Non aveva più visto Viola dopo il loro incontro inaspettato in videoteca, non tanto per scelta quanto perché non ce n'era stata occasione. Gli ultimi giorni liberi dalle lezioni li aveva passati a letto prima con una forte bronchite e la febbre alta, poi dopo essere finito al pronto soccorso per delle fitte intercostali accompagnate da dispnea, battito cardiaco irregolare e vertigini. Si era ripreso in fretta ma non aveva avuto il coraggio di opporsi alle premure forse eccessive dei genitori.

«Devi riposare, Paddy. Hai visto cosa ti è successo a uscire appena ti è scesa la febbre? No, non ti trattiamo da malato terminale, ma ora sei più fragile
«Metti anche un maglione, Paddy, è ancora inverno.»
«Non esagerare con i caffè, Paddy.»
«Sei un po' pallido, cucciolo, ti senti bene?»

Lui si sentiva più in forma di quanto credessero. Se non si copriva troppo era perché non aveva freddo; se si concedeva un caffè extra era perché sapeva che poi non avrebbe pagato con ansia e palpitazioni, e il suo sporadico pallore era più un riflesso delle preoccupazioni materne che segno di un effettivo malessere.

Gli altri ragazzi invece li aveva rivisti il secondo weekend di marzo, trascorrendo con loro sia il sabato che la domenica. Cinema, pizza, una giornata a passeggio per le vie di borghi della Tuscia e nella faggeta di Oriolo Romano, sfruttando il primo anticipo di primavera. Viola e Danilo non avevano fatto parte di quell'allegra brigata, erano in visita ai nonni del ragazzo, e la loro assenza aveva rafforzato in lui la convinzione di stare bene con quei nuovi amici, a prescindere da interessi particolari.

Viola non si era presentata neanche il mercoledì successivo, quando Coniglio, Malpelo e Danilo l'avevano invitato giocare a biliardo e bere una birra. Ma non avevano mai smesso di sentirsi al telefono, del resto non avevano alcun motivo per non farlo. Conversazioni innocenti, da amici affiatati che si capivano al volo e che avevano un legame consolidato da uno scambio di confessioni delicate, di segreti che avevano rivelato a pochi.
Forse era meglio così: Patrick non riusciva proprio a vedersi nel ruolo di Sfasciacoppie, i sensi di colpa lo avrebbero divorato; voleva bene a Danilo e un po' si rivedeva in lui, un ragazzetto tranquillo, estroverso e ingenuo. In qualche modo avrebbe superato la propria cotta per Viola, senza rinunciare al loro bel rapporto e senza allontanarsi da persone con cui stava bene, un altro dei bei doni per cui ricordava di dover essere grato.

PatrickDove le storie prendono vita. Scoprilo ora