22. Chi nasce tondo non muore quadrato

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La chiesa di Sant'Ivano era un edificio dalle linee semplici e squadrate risalente ai primi anni Cinquanta del ventesimo secolo, con la facciata giallo ocra bisognosa di manutenzione e un pesante portone in ferro battuto che, a detta di Gabriele, sembrava più una porta dell'Inferno che non l'accesso a un luogo sacro.

A fianco sorgeva la canonica, un rettangolo basso di costruzione di poco più recente, verde penicillina, e da un breve sentiero costeggiato da oleandri si poteva raggiungere il piazzale retrostante.

Una parrocchia vecchio stile, che riportava ai tempi in cui le borgate ai margini della Capitale erano veri e propri borghi, non molto dissimili da tanti paesini della campagna laziale.

Su un lato del piazzale, quella sera di luglio erano stati collocati quattro tavoli imbanditi per la cena a buffet.
Su un altro lato, era stato allestito un palco provvisorio, su cui troneggiava un enorme striscione con la scritta Gr.Est 1999 - CON TE SAREMO SORGENTE D'ACQUA PURA, CON TE FRA NOI IL DESERTO FIORIRA'.
Decine e decine di bandierine multicolore oscillavano nella leggera brezza della sera, sospese a qualche metro da terra.
Alla sinfonia di voci giovani e spensierate se ne aggiungevano alcune, altrettanto giovani, che cantavano La canzone del sole di Lucio Battisti: sulla bassa gradinata che portava all'ingresso posteriore della canonica, erano seduti tre ragazzi e una suora che suonava la chitarra.

Era tutto molto diverso da come se lo ricordava Patrick. Un'atmosfera gioiosa, conviviale.
Ipocrita, avrebbe detto Gabriele, l'ateo anticlericale della famiglia, e il solo fatto di pensarlo instillò nel ragazzo il dubbio di essere lui il primo a credere che la nuova versione dell'oratorio di Sant'Ivano - un tempo luogo austero e anacronistico - non fosse altro che uno specchietto per le allodole, una gran paraculata per attirare i giovani del quartiere e trasformarli in obbedienti soldatini di Dio.

«Nostro Signore tiene a te in maniera particolare. E' rimasto al tuo fianco tutta la notte, ti ha tenuto per mano. Ti ha dato un'altra possibilità perché sa che non la sprecherai e diventerai uno strumento della sua pace.»

Lui non voleva essere uno strumento. E non aveva mai avuto bisogno di un'altra possibilità perché non aveva mai commesso errori gravi. La sua coscienza era pulita, quello che gli era accaduto non era opera del Maligno o un crudele insegnamento divino. Qualcuno aveva deciso di fargli del male per divertimento, per sadismo, perché gli esseri umani a volte possono essere più temibili di un demone etrusco. O buoni senza alcun sottotesto religioso.

«Ecco cosa succede a seguire i propri istinti terreni. Sappiamo tutti perché eri in quel capanno.»

A un certo punto, il parroco era passato a colpevolizzarlo. O era stato prima di tirare in ballo prove e progetti divini? Non era importante, il problema era che lo aveva fatto. Secondo Padre Giampiero, Paddy se l'era cercata, stupido quindicenne in piena crisi ormonale. Se Nostro Signore non avesse colto in lui qualcosa di buono, l'avrebbe lasciato morire e spedito all'Inferno, non si sarebbe limitato a farlo soffrire poche ore, giusto il tempo di riflettere sui propri errori e capire che stava deviando dalla retta via.

Eppure una parte di lui, quella che aveva raccattato la Fede e i suoi insegnamenti prima di correre fuori dall'asfissiante saletta al primo piano e lasciarsi alle spalle Padre Giampiero e il Gruppo Adolescenti, lo spinse a rilassarsi. I tempi stavano cambiando, le nuove generazioni di ecclesiastici stavano abbracciando il vero significato delle sacre scritture: Dio era luce, amore, calore. Era nei canti gioiosi alla fine della messa delle undici più che nei rosari snocciolati da vecchie signore torve, era nei tamburelli di Suor Lucia, era nei sorrisi delle persone che lo amavano, nel sole che lo scaldava senza togliergli l'aria e nel freddo che lo rinvigoriva. E non lo avrebbe rimproverato se non era lì per fare volontariato. Non lo avrebbe punito.

PatrickDove le storie prendono vita. Scoprilo ora