Anime arcobaleno

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Benvenute nel mio inferno my ladies💕

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Credo di sentirmi vuota, anzi, mi sento svuotata

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Credo di sentirmi vuota, anzi, mi sento svuotata. Non sono più la Allison di sempre, non lotto più. Non ne ho motivo. Vedo tutto nero, non c'è nemmeno uno spiraglio di luce.

Tutta la mia grinta e tenacia sono spariti nel momento in cui ho realizzato di essere sul filo del rasoio. È bastato poco, o semplicemente è bastato ricevere una dichiarazione di morte il giorno dell'anniversario della morte di tuo padre. È bastato che lui confermasse per l'ennesima volta che noi non esistiamo più.

Sono tre giorni che sono chiusa in camera, non sono andata nemmeno a scuola e di rado ho risposto ai miei amici. Non ho avuto nemmeno la forza di mangiare. Sto metabolizzando, sto cercando di accettare quello che mi capiterà sabato. Sto cercando di accettare chi sfiderò e perché.

Oggi è martedì, mancano quattro giorni e la mia vita sarà completamente stravolta. Due anni fa non mi sarei mai immaginata tutto questo, fa così male vedere come cambiano le cose e soprattutto fa male essere così impotente.

In questi giorni di reclusione, sono stata quasi sempre nella palestra costruita da mio padre in mansarda e anche ora, sono di fronte al sacco da boxe pronta a colpirlo, colpirlo come se non avessi nessun'altra via d'uscita.

Le mie mani chiedono pietà, ho le nocche insanguinate e le ferite che si erano rimarginate dei giorni precedenti lentamente si sono riaperte. Ho bisogno di dolore fisico, per scappare dal dolore interiore, per scappare dai miei pensieri logoranti. 

Faccio un passo in avanti con il piede anteriore e faccio scivolare quello posteriore, spingendo sul piede più indietro e portando avanti quello frontale, senza staccare troppo i piedi da terra.

Tengo alta la guardia per poi colpire.

Sinistro, destro, montante sinistro, schivo un colpo immaginario, diretto destro, diretto sinistro.

Continuo così, alternando le varie combinazioni  finché il fiato non mi si mozza, finché le braccia non cedono dalla stanchezza. Mi siedo sulla poltrona della palestra e provo a far regolarizzare il mio battito accelerato.

«Tu sei una merda, io ti ammazzo grandissimo figlio di puttana» sento urlare da fuori non appena rimetto nella custodia le mie AirPods. Non riesco a capire di chi si tratta, quindi mi alzo avvicinandomi alla finestra presa da un attimo di curiosità.

*Pettegola.

Chi? Io? Nono.

«Bastardo che non sei altro! Il tuo Inferno è iniziato quando hai scelto di perderla» continuano le urla, ma questa volta riesco ad individuare a chi appartiene quella voce, è una voce che conosco fin troppo bene.

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