Giochi pericolosi

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Benvenute nel mio inferno my ladies 💕

SPAZIO AUTORE: Ciao bellezze! Scusate l'attesa, ma questo capitolo è moooolto particolare. Fatemi sapere se vi è piaciuto mettendo una stellina 👀🌶

Mi sveglio a causa di un forte mal di testa e quando apro gli occhi mi accorgo di non essere in camera mia: sono in un letto che non conosco e non c'è nessuno accanto a me nonostante io sia praticamente nuda

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Mi sveglio a causa di un forte mal di testa e quando apro gli occhi mi accorgo di non essere in camera mia: sono in un letto che non conosco e non c'è nessuno accanto a me nonostante io sia praticamente nuda.

Indosso solo un paio di mutandine e dei miei vestiti non c'è traccia.

«Che tristezza, non ho nemmeno scopato con qualcuno, e se l'ho fatto è stato così deludente da essermelo scordata...» borbotto sconsolata scansando le coperte per alzarmi, ma quando appoggio i piedi sulla moquette non posso fare a meno di stringere i denti a causa del dolore.

Questo polpaccio mi sta uccidendo e la ferita che ieri era grondante di sangue è stata suturata con quattro punti. Chi è stato a ricucirmi? Non riesco a ricordare nulla.

«Però, ben fatto Allison, sei rimasta sotto i cinque» mi canzono passandomi una mano tra i capelli.

Che ore sono? Che giorno è? Dove mi trovo? Dove sono tutti? Ad ogni mia domanda il mal di testa si intensifica e mi fa quasi barcollare.

«Porca puttana» ringhio frustrata.

«Ti sei svegliata finalmente, principessa» compare qualcuno appoggiandosi allo stipite della porta.

Mi scruta attentamente, sempre dietro a quella maledetta maschera.

«Saresti?» domando alzando un sopracciglio.

Non mi aspettavo di trovarmi con qualcuno della Triade ed è difficile distinguerli se non sono tutti insieme.

Flashback, il giorno prima.

«Adesso ti porto dal dottore, brutta irresponsabile» ringhia qualcuno accanto a me allacciandosi la cintura.

«Dov'è Ariel?» domando biascicando, mi fa letteralmente male tutto.

«Con il Carnefice. Stanno tornando a casa insieme ad Aurora» risponde facendomi sorridere leggermente.

Loro stanno bene, stanno bene.

«Ed io?» chiedo con gli occhi chiusi.

«Tu sei con me» risponde soltanto ed io crollo in un sonno profondo.

«Merda» sbotto massaggiandomi le tempie quando mi tornando in mente quei frammenti di serata.

Ariel sta bene, è a casa. Sarà con la sua famiglia e Samuel a godersi la giornata nel migliore dei modi. Ho fatto il massimo per fare in modo che accadesse, ce l'ho fatta.

«Qualcuno che non smetterà di guardarti le tette se non ti vesti» borbotta indicando un'anta dell'armadio, interrompendo bruscamente i miei pensieri.

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