DARK ROMANCE, LEGGERE LE AVVERTENZE!
✨COMPLETA✨
"Amor, ch'a nullo amato amar perdona."
DANTE ALIGHIERI
Amore e odio, due sentimenti opposti, ma allo stesso tempo così simili. Sono come luce e oscurità, giorno e nott...
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«Hai un dannato occhio nero» borbotta Andrew guardandomi con uno sguardo pieno di rammarico, «ci hai lasciati indietro per fare la criminale da sola».
È vero, ma il motivo non è solo quello. Volevo che proteggesse, per quanto possibile viste le sue condizioni, Ariel.
«Non sai quanta soddisfazione ho provato nel dargli un pugno» ridacchio compiaciuta poggiando il ghiaccio sul livido, «l'occhio nero è soltanto un trofeo».
Flashback, la sera prima.
«Cosa cazzo stai facendo?!» mi urla Narciso e gli faccio l'occhiolino.
Poverino, è evidente che lui non sappia cosa significhi avere le palle e prendersi di conseguenza delle responsabilità.
«Esigo i cani» ripeto tirando fuori il mio coltello preferito, «o li salvo con la vostra collaborazione o vi faccio a brandelli uno a uno e li vado a prendere con le mani sporche di sangue, il vostro».
«Fatela fuori» ordina Lucifero dopo aver ripreso compostezza. Ti fa male il faccino, stronzo? Quest'uomo letteralmente fa uscire il peggio di me.
«Bisogna vedere se i tuoi discepoli ne sono all'altezza. Mi risulta che Aracne stia ancora piangendo per aver toccato chi non doveva» sorrido maligna.
Ho ucciso un cane per salvare Andrew, ma per salvare tutti gli altri sono capace di far morire anche ogni cazzo di persona presente in questa stanza.
«Voi, fermi!» tuona immediatamente di rimando. Non vuole perdere altri discepoli, non potrebbe, o si sentirebbe troppo scoperto.
«Bravo, ti conviene farli sedere, o per il prossimo sabato non hai più nessun coglione a leccarti il culo» lo beffeggio e attendo che arrivano gli altri, perché questa serata è appena iniziata.
«Perché non ti arrendi e basta?» mi urla Cerbero e non posso fare a meno di irritarmi.
«Perché, a differenza tua, io tengo davvero ai cani che sono in questo posto di merda» gli lancio una stoccata che lo fa sussultare e, allo stesso tempo, infilzo la lama all'altezza del cuore del mio avversario e la ruoto per farlo soccombere al dolore.
«Quando ti ho urlato che sei un'assassina, non avevo tutti i torti» mi ricorda e mi torna in mente il nostro affronto.
Mi piego su me stessa e quando le mie ginocchia ruotano sul pavimento per sferrare un calcio ai piedi dell'ennesimo stronzo che sta provando a colpirmi, prendo un altro coltello dal mio stivale e glielo lancio a un centimetro dal viso.
«Ho promesso a Icaro di non farti fuori in quel momento, ma ho promesso anche te una cosa: se avessi nominato mio padre nuovamente e dato giudizi sulla mia persona un'altra volta ti avrei messo in una bara. Non sfidarmi, sono al limite della mia sopportazione» gli faccio presente e vedo il suo migliore amico tirarlo per un braccio, come se fosse un bambino.