Cornacchie

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Benvenute nel mio inferno my ladies💕

«Mamma, non voglio partecipare a questo stupido pranzo» borbotto lisciandomi il vestito, «è una tipologia di tortura legale, non te ne rendi conto?»

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«Mamma, non voglio partecipare a questo stupido pranzo» borbotto lisciandomi il vestito, «è una tipologia di tortura legale, non te ne rendi conto?».

«E invece verrai» tuona categorica e alzo gli occhi al cielo. Non voglio assolutamente venire e le mie motivazioni sono piuttosto chiare: non sarà per niente piacevole e sarà fortunata se non rompo qualche piatto in testa a qualcuno.

«Certo, ma dovrei essere propensa a mangiare con quegli scarti della società solo perché i loro genitori sono tuoi colleghi? Sai quanto mi hanno preso per il culo da piccola, e non me lo meritavo affatto» sbotto. Per quanto io abbia superato la cosa e sia pienamente consapevole del mio valore, il solo dover condividere il mio stesso ossigeno con quelle persone tossiche mi fa ribollire il sangue.

«Sono delle puttanelle e non saranno mai alla tua altezza, Allison» mi ricorda, «ho bisogno di te, oggi».

«E perché?» chiedo, perché proprio non riesco a capirne il motivo, «alla fine ci sei sempre andata anche senza di me».

«Appunto, è questo il mio problema. Sono sempre andata a tutti questi maledetti pranzi da sola. Senza di te e, ovviamente, senza tuo padre» risponde affranta e si dilegua senza darmi possibilità di risponderle. 

«Porca puttana» la rincorro maledicendomi per aver messo i tacchi, «scusami mamma, non mi sono messa nei tuoi panni».

Sono umana e maledizione, sono così imperfetta. Non dovrei lamentarmi nel fare una cosa che mi ha chiesto. Lei fa tutto per me e invece di ricambiare ben volentieri, sono stata una stronza perché ho delle riserve nei confronti di quelle bulle.

Cazzo, cazzo e ancora cazzo.

«Non vorrei mai metterti in situazioni difficili, ma cosa dovrei fare? Andare a ogni pranzo da sola perché non c'è più tuo padre? Ho ancora una figlia» mi spiega, mostrandomi le sue debolezze.

Ha ragione, dev'essere frustante stare in mezzo a tutte famigliole felici, che le sbattono in faccia che la sua è andata a puttane a causa di un incidente.

«Lo so, mi dispiace. È che mi si riaprono tante ferite, non potrei mai scordarmi di quando volevo tingermi i capelli perché mi prendevano in giro...» ammetto, «ma verrò sempre, ogni volta che me lo chiederai. Farò finta che mi stiano simpatiche. No, scherzavo. Verrò e basta, senza fare promesse che non manterrò».

Posso provare a non picchiarle, ma fingere che mi stiano a genio richiede un corso di recitazione di livello avanzato.

«Ah, non me lo scordo nemmeno io. Passeremo tutto il tempo a tirare loro delle frecce che Cupido verrà a richiederci indietro il posto di lavoro!» esclama facendomi l'occhiolino. Sono fortunata ad averla, a volte devo ricordarmi di non darlo per scontata.

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