Amici

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Benvenute nel mio inferno my ladies 💕

Ho avuto un forte attacco di panico, così forte da costringere mia madre e mio zio John a portarmi a letto. Quando finalmente ho ripreso possesso del mio corpo, dopo essere appunto svenuta, ho passato tutta la notte a sfogliare degli album pieni di ricordi, a guardare i momenti in cui eravamo felici insieme e non c'è stato un singolo momento in cui non mi sono chiesta perchè fosse morto lui e non io. Sarebbe stato meglio, per tutti.

Ogni singolo momento in cui sono stata sveglia l'ho passato a pensare a come avessi potuto salvarlo in quella circostanza, arrivando sempre alla stessa conclusione. Alla consapevolezza che ce l'avrei fatta, che lui sarebbe vivo in questo momento, se solo Minosse e Aracne non mi avessero ostacolato.

Se lui non si fosse messo in mezzo io non avrei dato di matto e non l'avrei spinto fino a quasi ucciderlo e lei di conseguenza non avrebbe reagito allo stesso modo, buttando giù Andrew mentre compivo gli ultimi metri.

Se non ci fossero stati loro, lui sarebbe qui con me a parlare di quanto era stato pessimo il mio salto in scivolata, che mi ha causato anche parecchi lividi.

Torturarla successivamente è stato soddisfacente, ma mai abbastanza da alleviare il mio dolore fino ad arrivare a sopportarlo. Nemmeno la sua morte, le sue preghiere, tanto meno le sue suppliche sarebbero state abbastanza per compensare la sua assenza, che si fa sentire sempre di più.

Ho provato a distrarmi in qualche modo decidendo di dipingere, sotto consiglio di mia madre, per provare a concentrarmi su qualcosa che non mi facesse piangere, ma l'unica cosa che riesco a fare è guardare assiduamente la sua finestra e notare la luce spenta. Maledettamente spenta.

La notte dovrebbe portare consiglio, ma a me ha portato soltanto un senso di impotenza e tristezza che non mi ha abbandonato per le ore successive.

All'ora di pranzo ho provato a mangiare visto che non avevo ingerito nulla per più di ventiquattro ore, appunto per non lasciarmi andare e recuperare le forze perse, ma qualsiasi cosa ingerisco viene espulsa dal mio corpo come se fosse veleno e mi sono rifiutata di continuare a farlo.

Ho cercato, provato e riprovato, di non sprofondare, ma non c'è possibilità che io possa stare leggermente meglio.

Non lo accetto e non riuscirò mai a farlo, e se avessi pensato che la morte di mio padre fosse stata dura è devastante, vedere Andrew morire davanti ai miei occhi era stato decisamente peggio.

Ariel ha provato a chiamarmi e a scrivermi, ma la mia non risposta le ha fatto capire che ho bisogno del mio tempo e sono sicura che anche lei ha bisogno del suo.

Mi dispiace per tutto quello che sta vivendo. Noto come stia cercando di mostrarsi forte, ma capisco che è impensabile esserlo in questi momenti. Non sono una brava amica, non riesco a parlare con nessuno in questo momento perché ho bisogno di leccarmi le ferite in silenzio.

La mia schiena sarà marchiata a vita, avrò sempre i segni dei tagli, le cicatrici di ciò che ho vissuto, e il mio cuore riceverà lo stesso trattamento. Avrò pace solo quando morirò, quando sarà tutto finito.

«Alli...» bussa mia madre e non rispondo, non mi sento di parlarle in questo momento. Sa che c'è qualcosa che non va e si è proposta più volte di ascoltarmi, ma non posso dirle nulla di più di un "mi passerà, non preoccuparti".

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