Non piangere più Sirenetta

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Terrore, sofferenza, inquietudine

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Terrore, sofferenza, inquietudine.

Amber Anderson. Coraline Anderson.

Urla, gemiti, schiaffi.

Amber Anderson. Coraline Anderson.

Dolore, dolore e ancora dolore.
Il loro, il mio. Dolore, solo dolore.

Amber Anderson. Coraline Anderson.

Ventidue. Ventidue stupri, ventidue coltellate.

Le scene si ripetono in loop nella mia mente, sono le 5 a.m e non riesco a chiudere occhio.

Rivivo ogni secondo legata davanti a quella televisione, rivivo tutto. Sono all'Inferno.

«Dio papà, aiutami cazzo!» urlo mentre le mie nocche si rompono contro la pelle del sacco.
Colpisco ancora e ancora, finché non mi accascio a terra.

Piango, piango finché il respiro non mi si mozza dallo strazio, finché il dolore che sto provando non mi spezza.

Come si può andare avanti quando la vita è così straziante? Come? Dimmelo papà. 

Dimmi come posso far finta di niente, essere felice quando i gesti sadici di un uomo mi hanno condannato a vedere la sofferenza di due bambine indifese.

Dimmi come posso perdonarmi di essermi macchiata le mani così tardi, dovevo ucciderlo prima, dovevo salvarle.

«Dimmelo, ti prego... aiutami tu» sussurro crollando in un sonno tormentato.

«Puoi ancora salvarle»

«Papà? Sei tu?»

«Loro sono ancora vive, puoi ancora salvarle»

«Papà, papà?»

«Minnie, svegliati»

Urlo fortissimo.
Urlo così forte che mia madre si precipita in palestra di corsa.

Sto tremando.

«Allison» mi richiama ma non l'ascolto.

Puoi ancora salvarle. Loro sono vive.

«Allison, torna da me. Torna da me» ripete toccandomi delicatamente la spalla.

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