20. L'incubo oscuro.

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"Ciao!"

"Cia ... Ciao."

"Dimmi un po', non va bene per niente vero?"

"Co ... Cosa?"

"La ferita?"

"Oh! ... Si ... va ... più ... che ... bene."

"Come no! Sono io che batto i denti. Vieni qui che ti scaldo."

Aprì il sacco a pelo e si stese vicino a me, mi appiccicai a lui come una cozza, e lui in cambio mi abbracciava.

"Ora dimmi come stai veramente."

"Dopo il combattimento, l'incantesimo di Alux ha perso un po' la sua efficacia."

"E perché non l'hai detto?"

"Tu stavi male, e non ho pensato a me, volevo ricambiare tutte le volte che sei stato al mio fianco."

"Alza lo sguardo, non parlare al mio petto!"

Non lo feci e mi mise due dita sotto il mento e alzò il mio viso finché i nostri occhi, nella penombra della tenda, si incrociassero.

"Non devi ricambiare assolutamente niente. A volte sono brusco, dico cose che nella realtà non penso, lo faccio per non abbassare i miei muri che ho creato a fatica. Nessuno prima di te mi aveva mostrato cosa c'era oltre quei mattoni che avevo eretto intorno a me."

"Perché?"

"Qualunque ragazza si avvicinasse, non lo faceva per me, ma perché ero un principe."

"Lo sei ancora! Io però chiedevo, perché hai eretto dei muri?"

"Quando mio nonno perse la moglie, ossia mia nonna, fu distrutto dal dolore, per anni non sapevamo se era vivo o morto, poi compiuti i miei cinque anni si riceve vivo. Era duro, inflessibile, e non mostrava alcuna emozione; mi allenai con lui, e mi insegnò a non farmi ferire. I miei non erano entusiasti di questo, ma io ero fiero di poter allenarmi con il nonno. Dopo due anni, entrai nell'accademia, e mio nonno mi seguì, in quanto era stato accettato come addestratore. Il mio allenamento era di esempio a tutti, ma più passava il tempo, e più mi ritrovavo solo, senza emozioni, una vita spenta, finché non si presentò Fayonel. Credevo fosse come le altre, e cercai di allontanarla, ma senza successo, a noi si unirono Mytorius e Surflyn, e diventammo un gruppo di amici. Tutti gli chiedevano come facevano a essere miei amici, ma loro non davano peso alle dicerie. Mi aiutarono a capire che non era male provare qualche emozione."

"Quindi devi ringraziare loro, per come sei?"

"In parte. Un quarto va a mio nonno. Mentre la metà va ai miei genitori, e a te."

"Io? Ti ho fatto solo preoccupare, e arrabbiare, non posso essere una parte del tuo carattere."

"Guardami!"

Rialzai il viso che avevo abbassato, in quegli occhi mi perdevo sempre, mi spaventava essere così legata ad una persona che forse avrei lasciato.

"Tu mi hai dato molto dal tuo arrivo, anche se mi hai fatto preoccupare, mi sono arrabbiato, ma sono cose da poco."

Eravamo incantati l'uno dall'altra, potevo capire cosa pensava solo guardando quell'iride dorata, attraversata ogni tanto da pagliuzze rosse fiammanti. Qualunque cosa ci fosse tra di noi doveva fermarsi, non sapevo che fine avrei fatto, e se poi sarei tornata con la mamma. Lasciarlo già mi pesava, se ci mettiamo questo strano legame che stava nascendo, sarebbe stato ancora più difficile.

"Ryu. Scusa, non volevo."

"No Fayonel. Aspetta, cosa c'è?"

"Niente, non preoccuparti."

"Scusami, torno subito."

"Non serve, ora mi addormento."

"Torno ugualmente."

Chiusi gli occhi, in modo che quando fosse tornato, non sarebbe rimasto, e soprattutto non mi sarei persa di nuovo nel guardarlo. Nonostante tutto non riuscivo ad addormentarmi, eppure ero esausta, ma Ryu mi aveva dato una carica pazzesca; lo sentii rientrare, si stese di nuovo al mio fianco e mi strinse a sé, senza fiatare. Mi sentivo osservata ma fortunatamente era in dormiveglia, e dopo qualche minuto mi addormentai. Sentivo caldo, la ferita mi pizzicava, mi alzai ed uscii dalla tenda, vidi i corpi dei miei amici a terra, cosparsi di sangue, guardai le mie mani, erano zampe di drago sporche di sangue, ero stata io?

"Ahahahah! Ahahahah! Pensavi davvero che non sarebbe successo? Ahahahah!"

"No! Non io. No!"

"Si tu. Era meglio che fossi morta a tempo debito, non avresti spezzato le loro vite. Ahahahah!"

"No. Vuoi me, Ade. Perché te la prendi con loro?"

"Si voglio te."

"Prendimi, ma restituisci a loro la vita."

"Questo è sicuro, così vedresti l'odio che proveranno per te. Ahahahah!"

"Nooooo. No."

"Leyra svegliati!"

"Ryu, sei vivo!"

"Certo. Cosa ti prende?"

Mi gettai al suo collo, fortunatamente era un incubo, ma spaventoso. Mi alzai di scatto e vidi come stavano gli altri, con Ryu incredulo che mi seguiva, era giorno.

"Leyra fermati!"

A quelle parole mi fermai, erano tutti vivi, l'adrenalina nel mio corpo si vaporizzò e mi cedettero le gambe.

"Vedi che non devi esagerare. Mi vuoi spiegare cosa succede?"

"Nulla! Un incubo."

"E riguardava tutti noi?"

"Si. Lasciamo stare, non ne voglio parlare."

"Va bene."

La notte burrascosa non mi aveva permesso di riposare bene, come da qualche giorno, mangiai giusto qualcosa per fermare il brontolio dello stomaco. Sistemarono tutto e ripartimmo, io sulle spalle di Ryu; in torno a noi non si vedeva niente, solo sabbia su tutti i lati. Sarà veramente solo una leggenda? Camminavamo ormai da ore, senza meta, e senza capire neanche a che punto fossimo, visto che la selva non si vedeva più, solo dune di sabbia e basta. Scavallammo l'ennesima d'una, davanti a noi si parlò un paesaggio diverso, sempre molta sabbia, ma le dune avevano una forma circolare, e creavano una sorta di cratere, come se fossero a protezione di qualcosa, ma era solo altra sabbia! Sarebbe stato più facile camminare sulle dune, fino al lato opposto, ma ci voleva troppo tempo, così decisero di tagliare per la valle e risalire dal lato opposto. Io avevo cambiato schiena, ora stavo su quella di Mytorius, mi guardavo in giro, ma nulla mostrava i segni di un passaggio, non capivo dove potesse essere.

Drago, la verità celata.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora