15. Mille domande.

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Ryu tornò da me, si vedeva che era stanco, chissà cosa aveva fatto?

"Tutto bene?"

"Solo stanco, domani riprenderemo il viaggio."

"Va bene."

Un po' delusa rimasi in silenzio, con gli occhi bassi a fissare le mie mani che giocherellavano, ma sentivo il suo sguardo su di me, come se stesse scavando dentro per trovare qualcosa.

"Com'è andata la giornata?"

"Noiosa."

"Avrai pur fatto qualcosa!"

"Si, ma niente di che."

Si avvicinò, si mise comodo sul letto, e cercò di guardarmi negli occhi, ma fu difficile perché io non ricambiavo, così mi prese il mento con due dita e me lo alzò finché i nostri occhi si incrociarono, e come sempre fui rapita da essi.

"Dimmi, hai qualche domanda che ti frulla in testa?"

Girai il viso di scatto, perdendo il contatto con i suoi occhi e con le sue dita.

"No!"

"Non sai mentire. Vuoi sapere cosa abbiamo fatto, vero?"

"No! ... Be', è che ... sono rimasta tutto il giorno da sola, mi sono messa a leggere cose alquanto strane e mi sono spaventata. Mi avete ordinato di non alzarmi e mi sono già stufata."

"Non avevi niente da dire, vedo."

Mi apparse un sorriso sul volto, e anche sul suo, che da stanco era passato a perplesso e infine divertito.

"Se lo vuoi sapere, abbiamo preparato le provviste, visto la strada fino al passaggio segreto, e fatto i turni per portarti."

Cosa? Non avevo cinque anni, ero capace a camminare benissimo, mi faceva saltare i nervi quando era così protettivo.

"Io cammino da sola!"

"Lo so. Ma in questo momento non devi sforzarti, la strada è lunga fino a Flakë, e neanche l'incantesimo è capace di guarirti, quindi ti porteremo noi."

"No. Se c'è la faccio cammino, se poi vediamo che mi sto sforzando troppo allora mi farò aiutare."

"Leyra!"

"Niente ma Ryu. Ho detto così."

"Ogni tanto metti da parte il tuo orgoglio e fatti aiutare."

Si alzò e uscì dalla stanza, era irritato, ma anch'io, mi trattavano come una palla al piede, cosa che ero in questo momento, ma volevo fare la mia parte. A qualcosa sarà servito rimanere a letto un giorno intero? Entrò Fayonel con la cena, provò ad instaurare un discorso, ma non ne avevo voglia, così mangiai in silenzio e una volta finito portò tutto in cucina. Quella frase, -vuole sempre qualcosa in cambio: una vita- mi ronzava in testa come se l'avessi ancora stampata davanti, tra le parole di quel libro. Lo presi di nuovo, doveva dire qualcosa su quell'anello intorno all'occhio, non potevo rimanere in dubbio. Scesi ancora nell'indice, nulla mi ispirava, quando persi quasi le speranze vidi qualcosa che mi suonava:

"Valay Doré."

Quando lo trovai, guardando l'immagine somigliava moltissimo all'Oko de Dreki; sotto vi era scritto: -quasi mai Oko e Valay si trovano insieme, poiché sono strumenti molto forti, ma separati hanno altra funzione.- Nient'altro! Quel libro mi aveva solo fatto porre tante di quelle domande, a cui non potevo dare risposta, l'unico modo era chiedere ad Uthingo, quando ci sarei arrivata. Crollai su quella che poteva essere una delle notti più movimentate, tra incubi, sogni premonitori, domande senza risposta e ipotesi plausibili, cosa poteva aggiungersi? La mattina ero più stanca della sera, la testa aveva continuato a lavorare ininterrottamente, anche se non aveva soluzione per il dilemma. Il viaggio mi avrebbe scosso un po', e magari Ryu non era più arrabbiato.

"Buongiorno, ti senti bene?"

"Si! Sono pronta per il viaggio."

"Va bene. Ti aiuto."

"Ryu, sei arrabbiato?"

"No!"

"Sai, anche tu non sai mentire."

"Leyra sono contrario, ma so che sei determinata a portare a termine questo percorso, e sono fiducioso che mi dirai quando non c'è la farai più, spero."

"Su quest'ultimo punto non sarei sicura neanche io."

"Iniziamo bene."

Apparve quel sorriso che mi aspettavo di vedere non appena avrebbe varcato la porta, cosa che non era successa, ma che mi aveva mostrato dopo aver risolto qualche divergenza. Dopo che me n'ero andata da sola ci eravamo distanziati molto, anche se si comportava con gli stessi riguardi, ma cercavamo di dirci di più, anche se non gli avevo detto cosa avevo letto, mentre lui mi aveva raccontato cosa aveva fatto, non facendo pressioni sul farmi sputare il rospo. Dovevo parlare un po' con lui.

"Ryu, vorrei dirti una cosa."

"Dimmi!"

"Vieni qui."

La sua espressione divenne più seria, ma si sedette vicino a me, percepì il mio nervosismo e mi prese le mani, accarezzandole dolcemente.

"Leyra, puoi parlare con me, lo sai?"

"Si, ma mi ha sconvolto questa cosa."

Rimase in silenzio, pronto ad ascoltare qualsiasi cosa uscisse dalla mia bocca.

"Conosci la dea Maat?"

"Si."

"E sai dirmi qualcosa?"

"Cosa?"

"Qualsiasi, basta che la riguardi."

"So che è la dea dell'ordine, della giustizia, l'equilibrio, l'armonia, la verità. Il suo ruolo ..."

"Si! Si, questo lo so anch'io. Qualcos'altro?"

"È legata ad una leggenda che si tramanda, riguarda la piramide."

"Cosa dice?"

"Si dice che quando un valente guerriero decadde, mise in salvo molto amici forti che lui aveva con sé, tra questi c'era il guardiano della piramide arcobaleno. Per proteggerla si affidò a Maat, che pensò a nasconderla e difenderla in un luogo irraggiungibile e sconosciuto."

"Potrebbe essere il Duat?"

"Cosa?"

"Il luogo dove avviene la pesatura dell'anima, sotto la sua supervisione, affiancata da Anubi e Ammit."

"Non lo so, ma mio padre ripeteva sempre una frase: un indovinello può aprire la strada per un tesoro."

"Un indovinello?"

"Si, non so a cosa si riferiva, ma era il motto che usava per riuscire nelle diverse situazioni che gli si ponevano."

Forse si trattava della sfinge, ma cosa? Misi da parte quei pensieri e mi preparai per ripartire; Skegg e Alux non erano convinti a pieno della mia decisione, ma mi mostrai ferma, e anche se contavo molto sulla spalla di Ryu, ero sui miei piedi e questo era un incremento al mio orgoglio. Dopo calorosi addii e ringraziamenti, Skegg ci lasciò andare, cosa avesse da ringraziare lo sa solo lui, dovrebbe essere il contrario, ma almeno ci aveva liberato. Alux ci guidava verso il passaggio, li avevo rallentati di molto, ma volevo tentare; la ferita ne risentiva fin dai primi passi, ma persistevo, anche se andavo contro alle mie stesse parole. Con molte ore di ritardo arrivammo all'ingresso, anche se non vedevamo nulla, poi Alux, dopo essersi guardato un po' in torno ci indicò un vecchio albero scavato a forma di cono, e vi entrò. Lo seguimmo a ruota tutti, e non appena entrai caddi in ginocchio.

Drago, la verità celata.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora