47. Nel Narak.

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Davanti a me, dopo aver riaperto gli occhi, si presentò un paesaggio a dir poco sconvolgente, era davvero così l'inferno? Lande desolate marrone scuro, in cui il terreno si squarciava, per la secchezza che presentava il suolo, tra le falle un rosso intenso predominava, dando al luogo una luce rossastra che partiva dal suolo e tramite scoppiettii si elevava al cielo, come fossero lucciole infuocate. Più la luce andava verso il cielo, più diventava scura, cupa, fino ad arrivare alle grosse nubi nere che coprivano qualsiasi spiraglio di sole volesse entrare, anche se dubito che lì sotto c'era il sole. Noi eravamo qui, all'ingresso di questa distesa brulla di qualunque vita, circondata in lontananza da montagne scoscese rivestite da un manto nero come la pece, anche lì la vita era inesistente, come d'altronde il cielo spoglio di ali; oltre quel confine naturale si stagliava una luce bianca intensa circondata da varie sfumature di rosso, viola e nero, che tingevano il cielo, dandogli quel poco di movimento.

"Questo è il Narak!"

"Non è molto differente dall'inferno."

"Come fai a saperlo? L'hai visto?"

"Come effettuo sogni in cui parlo con la mamma, così mi è capitato con Ade."

"Non è un bene."

"Non è accaduto spesso."

"Però è successo!"

"Non posso negarlo."

"Bene principessa, ora che siamo arrivati, dove dobbiamo dirigerci."

"Saperlo sarebbe molto rassicurante, ma non ne ho idea. La vedi anche tu quella luce?"

"Si, credi sia la nostra meta?"

"Da chi potrebbe arrivare un chiarore così caldo e positivo, nell'inferno?"

"Quindi siamo diretti lì."

C'era qualcosa di strano, da come mi aveva detto Uthingo doveva esserci Cerbero e molte prove da superare, qui invece non vedevo assolutamente nulla, il vuoto prevaleva su tutto. Iniziammo il nostro percorso, pronti a dirigerci verso l'ignoto; dopo pochissimi passi un ombra gigantesca si scagliò sopra di noi, cos'era? Veniva giù dal cielo nero, la velocità con cui arrivava non ti permetteva di distinguere neanche la sagoma, anch'essa nera, finché a poco dal suolo, ci scansammo in fretta per non farci colpire. Dal cielo era piovuto il guardiano dell'entrata dell'inferno, braccio destro di Ade, tre teste ad intralciarti il passaggio, denti affilati come rasoi, un aguzzino molto imponente, indovinate! Chi poteva essere? Cerbero! Un grosso bulldog, con quel muso leggermente schiacciato, che gli dava carattere, delle zampe più grandi di me, con unghie che somigliavano ad artigli di strega, un manto cenere, forse la parte più bella di quel bestione, e non meno importanti, sei, e sottolineo sei, occhi di un giallo verdastro che ti tenevano d'occhio ad ogni movimento, con quella pupilla allungata, da sembrare un gatto; se non ti aveva messo paura prima, cosa che già mi avrebbe fatto scappare, quegli occhi penetranti ti avrebbero fatto correre a gambe levate.

"Cosa siete venuti a fare nel Narak?"

La sua voce era un tuono in quello spazio così vasto. Il suo eco rimbombava nelle mie orecchie e non voleva lasciarle stare.

"Devo assolvere una missione."

"Nessuna missione si addice a voi."

"Perché?"

"Siete o no, la legittima erede del trono di Flakë?"

"E con questo?"

"Non vi sarà permesso fare ritorno, o proseguire, aspetterete il volere del mio signore."

"Voi sarete tanto grande, ma avete il cervello di una gallina."

"Leyra!"

"È vero Bliksem! Cosa dovrei fare?"

"Vieni qui!"

Mi avvicinai a Bliksem, era un po' arrabbiato per come avevo risposto.

"Non puoi rispondere così ad una creatura dell'inferno, sai cosa poteva accaderti?"

"No! Ma non mi pare giusto come mi ha risposto lui."

"Va bene, tralasciando questo discorso, come pensi di distrarlo?"

"Non lo so, hai in mente qualcosa?"

"Forse potrei aiutarvi io."

"Wissen, sono felice di vederti."

"Anch'io. Bene vediamo di chi si tratta. Cavolo ma è Cerbero?"

"Chi pensavi fosse?"

"Credevo fosse uno scherzo, e soprattutto che si trovasse solo all'inferno."

"Dove pensi di trovarti?"

"Nel Narak!"

"È una stanza dell'inferno."

"Perfetto, respiriamo, calmiamoci tutti, e vediamo; nella storia sia Eracle che Orfeo l'hanno affrontato, Eracle addirittura l'ha trasportato a Micene. Credo che l'unico modo per oltrepassarlo è addormentarlo, sarà il modo più facile e nessuno si ferirà."

"Come? Non posso sconfiggerlo?"

"Cerbero non si può sconfiggere, hai potuto abbattere la bestia dell'apocalisse perché era l'unione di un serpente infernale e Dorotea, questo è a tutti gli effetti il Cane Infernale, Nessuno sarà in grado di batterlo, a meno che non voglia l'inferno, cosa impossibile; inoltre questa dovrebbe essere una delle copie manovrate da Ade. Puoi utilizzare l'ipno sporta. Il dio Ipno ti aiuterà in questa occasione."

Presi dallo zaino il sacchetto, e strinsi nella mano un po' di quella polverina dorata, faceva un po' solletico, visto che si muoveva felice di uscire allo scoperto; feci cenno a Bliksem di seguirmi, mentre Wissen tornò da dove era venuto. Cerbero vigilava su ogni nostro passo, quando eravamo in procinto di arrivare alle sue pendici si alzò di scatto e si mise in posizione di attacco. Ringhiava clamorosamente, da ogniuna delle sue teste, per addormentarlo tutte dovevo spargere la polverina in linea orizzontale, senza sprizzarla in alto, siccome le teste erano raso al suolo. In una mossa rapida utilizzai quel sonnifero, all'inizio starnutì, e dovetti coprirmi la faccia e cercare di non respirare, ma con un respiro profondo la inalò completamente, e il sonno prevalse sul suo obiettivo, noi. Quel bestione era caduto al suolo per un innocua polverina magica; davanti a noi quella grossa bestia accartocciata su se stessa, ronfava come se non avesse mai dormito in vita sua. Da dormiente era quasi carino, ma le sue orecchie a punta biforcata non erano certamente di un docile animaletto domestico! In silenzio e in punta di piedi lo oltrepassammo, questa volta con un po' di timore riguardo ciò che ci saremmo potuti trovare dinanzi.

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