HOPE
Le persone sembravano non notare il freddo che si celava nel mio cuore, i loro sguardi erano sempre fermi sul calore del mio viso, sul colore della mia pelle, ma non si sforzavano mai di guardare cosa c'era dietro. Giudicavano, puntavano il dito come se fosse facile per una ragazza di diciannove anni, decidere il suo futuro su due piedi, con una decisione fuori dalla sua portata. Tutti mi giudicavano, per essere rimasta in dolce attesa in tenera età, per aver abbandonato il padre dei miei figli, per essermi trasferita in Italia. Non davo conto a nessun giudizio, sapevo bene quanto il cuore stesse soffrendo per quella decisione, ed ero consapevole che gli altri non avrebbero mai potuto capire, cosa si prova, come ci si sente, a dover lasciare la presa per una causa maggiore. Non ero felice di ciò che avevo fatto, sognavo la favola della "Sirenetta", quella con il vissero per sempre felici e contenti, la perfetta principessa con il suo coraggioso principe azzurro al proprio fianco a tenerle la mano, invece mi ritrovavo sola, in una storia del tutto diversa, che di magico aveva ben poco. Erano passati undici anni da quel giorno, da quella decisione importante. Non c'era giorno in cui non ci pensassi, non c'era giorno in cui non immaginassi un finale diverso per noi due. Era vivido quel ricordo, ancora bruciava sulla mia pelle, il brivido che tornava al ricordo del suo tocco, un tocco che non sarebbe mai più stato dato allo stesso modo. Lo rivedevo ogni giorno, nei suoi figli. Erano l'esatta copia di lui, ed era da quel giorno, che non nominavo il suo nome. Nessuno osava nominarlo, sapevano quanto mi facesse ancora male. Per quanto potessi fingere, non ero mai riuscita a superarla davvero, non avevo mai rinunciato alla speranza che lui un giorno sarebbe ritornato qui da me. Abel e Arthur avevano i capelli corvini, e proprio come il padre, gli occhi chiari, erano l'esatta copia e io all'inizio non riuscivo ad accettarlo. Il pensiero di crescere due piccoli mi terrorizzava soprattutto perché erano identici a lui, soprattutto perché lui non era lì con noi, con me. I primi mesi erano stati i più duri, ero quasi caduta in depressione post-partum, ma nell'esatto momento in cui partorii, capii che loro erano l'unica forza che mi serviva per andare avanti.
Ricordavo il parto come se fosse stato ieri, il dolore e la paura che mi pervasero, non furono niente contro la gioia nell'ascoltare il loro primo pianto. Ero pronta a dare alla luce una piccola me e un piccolo lui, invece in sala parto, mi fecero una sorpresa e nacquero due piccoli ometti. Nonostante la mia incessante voglia di chiamarlo, soprattutto quando i miei piccoli pronunciarono la parola "papà", non lo feci, poiché sapevo che sarebbe stato un errore, soprattutto perché lui non aveva alcun ricordo di me, quindi inserirmi nella sua vita, con due bambini, sarebbe stato troppo. Continuai gli studi, ed ero diventata la fotografa di uno studio fotografico molto importante qui a Milano, le cose andavano bene e andarono meglio quando incontrai lui, mio marito. Alessio Rossi, era un affascinante avvocato, determinato e soprattutto il fratello del mio capo Michele. Era proprio grazie a quest'ultimo che ci conoscemmo, nel mio studio fotografico. Non ero propensa ad amare sei anni fa, eppure lui era paziente, era gentile e aveva quel calore che a me mancava. Mi ero innamorata di lui, eppure non gli avevo detto "ti amo" prima del matrimonio. Mi ero sposata quattro anni fa con lui, in seguito alla nascita della nostra piccola Alice, una mini me. Era identica a me, in tutto e per tutto ed io ero così fiera di ciò. I suoi capelli lunghi e castani, simili ai miei, erano in contrasto con i suoi occhioni verdi, l'unica cosa che aveva ereditato dal padre. Era piccolina ma era molto saggia, e curiosa soprattutto. Fu una gravidanza inaspettata, ma bella, e due anni dopo la stessa Alice mi portò un mazzo di girasoli, i miei fiori preferiti, in cui c'era un biglietto con scritto "vuoi sposarmi, tesoro mio?".
Successivamente fece il suo ingresso Alessio, con un anello stupendo, e all'inizio rifiutai, gli dissi che avevo bisogno di tempo ed era vero. Dovevo capire prima se fossi capace di amare ancora, per l'eternità, una persona che non fosse lui. Capii anche che però, lui era stato il mio primo amore, e mai avrei potuto dimenticarlo; tuttavia, non avrei mai potuto nemmeno sposarlo. Così decisi di accettare la proposta, e il dieci settembre, diventai la signora Rossi. Dopo tanto tempo, ero felice, avevo una famiglia e sì, probabilmente non avevo ottenuto la favola che sognavo di ottenere, ma stavo comunque vivendo il sogno più bello della mia vita e speravo con tutto il cuore di non svegliarmi mai. Eppure, si sapeva, sul più bello i sogni terminavano, ti svegliavi e ti rendevi conto che la realtà non lo rispecchiava per niente. Quindi cosa avresti fatto? Avresti rinunciato al tuo sonno, o avresti lottato per continuare a dormire?
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All is lost.🌚
RomanceSEQUEL DI "NOTHING IS LOST".🌻 Hope ha deciso di cambiare vita nel momento in cui ha scoperto di essere in dolce attesa mentre, il suo grande amore, non aveva alcun ricordo di lei. Si è trasferita in Italia, ha cresciuto i suoi figli come meglio pot...