7- L'Angels Club.

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PHILIP
Josh continuava a sostenere di aver sbagliato e la mia pazienza stava calando sempre di più, nel frattempo avevamo già ispezionato in casto modo venticinque possibili bar che forse frequentava Damon, ma non avevamo ancora ottenuto nulla e ne restavano altri trentacinque, visto che gli altri trentadue li avevamo scartati poiché non adatti a lui e ai suoi gusti. <<Qual è il prossimo?>>, Hope iniziava già a innervosirsi, Josh iniziava a commiserarsi e io iniziavo ad arrabbiarmi. Una combo non bella insomma. <<Angels Club>>, dissi guardando le tappe che avevamo segnato su una cartina geografica, molto meglio di Google Maps che ci aveva portato fuori pista almeno cinque volte. Hope e Josh si girarono all'unisono per guardarsi negli occhi, li osservai senza capire quegli sguardi malinconici quasi. <<Allora, salite in macchina o restate a guardarvi un altro po'?>>, <<arriviamo>>. Passammo i primi venti minuti in silenzio, poi Josh decise che era il momento di spezzare quella quiete che si era creata in auto. <<Perché non abbiamo escluso l'Angels Club?>>, che domanda era? <<Josh che cavolo di domande fai? È il club più popolato, vende tanto alcol e ha una zona privata che permette agli uomini di spassarsela con le donzelle, c'è luogo migliore di questo?>>. <<Non sapevo che c'era un'area riservata>>, disse Hope che era seduta al mio fianco, girandosi leggermente per guardare Josh seduto dietro, precisamente per guardarlo storto. <<Si be' diciamo che è un'aria abbastanza nascosta, comunque penso che sia errato come posto>>, perché dovrebbe esserlo? Questi due prima o poi mi faranno dannare. Guardai Josh storto dallo specchietto retrovisore, giusto per intimidirlo un po', mi faceva ridere sapere che nonostante stia diventando vecchio, riuscivo ad intimidire un ragazzo. <<Illuminami, perché è errato?>>, chiesi altezzoso, cercando di capire il motivo per cui si comportavano in questo modo. <<Perché è scontato trovarlo in un luogo del genere e penso che, se sia intelligente, eviterebbe di proposito questi posti, per non farsi trovare dai suoi nemici, o sbaglio?>>, in realtà non era del tutto errato il suo modo di pensare, ma ero sicuro che non era un locale da scartare quello. Potreste chiamarlo sesto senso o non so cos'altro, ma avvertivo che fosse un luogo più che giusto dove cercarlo. <<Josh appunto perché è scontato potrebbe rifugiarsi in un locale del genere, specie se ha un'area nascosta che non tutti conoscono. Quindi andremo a cercare anche lì>>, dissi con tono autoritario, ero sicuro che il mio istinto non avrebbe potuto sbagliarsi, non l'aveva mai fatto d'altronde. <<Forse dovremmo dirglielo>>, <<sì forse dovremmo, ma probabilmente non serve che lui sappia>>, continuavo a non capire di cosa stessero parlando, ormai stufo di sentirli discutere senza alcun senso, decisi di mettere chiarezza alla situazione. <<Posso capire di che cazzo parlate? E poi perché sono l'ultimo a sapere le cose, nonostante debba saperle per primo?>>, probabilmente urlai un po' troppo, visto il piccolo salto di Hope dovuto allo spavento.

 <<Scusa papà ma credevo che non fosse di particolare importanza>>, <<scusami tu, questa situazione mi fa salire i nervi e ho alzato un po' troppo la voce, allora di che si tratta?>>. Non sapevo cos'aspettarmi da loro, onestamente ogni volta che dovevano dirmi qualcosa, usciva fuori una novità di troppo. <<Non è niente di importante, solo che quel locale lo frequentavo particolarmente durante la mia adolescenza, lì ho conosciuto Josh e sempre lì Damon mi ha aiutata in una situazione particolare, portandoci a fare amicizia. Insomma, è un po' come se fosse il luogo in cui ogni cosa, almeno per me, ha avuto inizio. È un locale popolato a Los Angeles, anche da gente meno affidabile, ma per me è qualcosa in più, e non credo che proprio lui attualmente frequenti quel locale, è più adatto ai sedicenni in effetti>>, beh probabilmente non aveva senso che lui fosse lì, ma per il mio istinto l'aveva e quindi, indipendentemente da tutto, ci sarei andato lo stesso, con o senza di loro ovviamente. <<Controlleremo lo stesso, ormai siamo quasi arrivati>>, fu l'ultima parola che volò al vento in quest'auto, mi guardarono sorpresi perché il Philip di sempre avrebbe cambiato marcia e sarebbe andato a cercare altrove, ma questo Philip aveva la sensazione che sarebbe stato uno spreco di tempo andar via. Arrivammo dopo altri quindici minuti, ormai erano le due del pomeriggio, sperai che aprissero anche a pranzo per non destare sospetti. <<Spero sia aperto, di solito è un locale da sera>>, Josh mi aveva letto nel pensiero, ma non dissi nulla, m'incamminai verso la vetrina da cui vidi il bancone pieno di alcolici. <<Buongiorno, possiamo accomodarci?>>, fortunatamente il locale era aperto, un ragazzo che di ragazzo aveva ben poco, si avvicinò a noi con il volto sconvolto, sembrava aver appena visto un fantasma. <<Che mi venga un colpo, non posso crederci. Hope sei tu? O ho le allucinazioni?>>, e questo da dove usciva? Soprattutto perché conosceva mia figlia? Non ne avevo idea, ma per sicurezza, lo guardai storto. <<Non credo che le allucinazioni facciano questo effetto>>, continuò ancora il ragazzo che sembrava una donna in realtà, ero abbastanza confuso dalla situazione in sé per sé. <<Si, sono io David non sei pazzo>>, Hope sorrise e mi sorpassò per abbracciarlo, sembravano in confidenza. <<Che ci fai qui bellezza? Non ti vedo da tanto tempo>>, <<diciamo che vivo in Italia adesso e che il fato ha voluto questo ritorno in patria>>, <<be' devo proprio ringraziarlo questo fato allora, mi sei mancata>>, ok questa situazione iniziava a stancarmi. <<Hope puoi dirci chi è questo David?>>, <<oh certo papà è un mio vecchio amico, lavora da anni all'Angels Club>>, ecco perché si conoscevano già. 

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