DAMON
Non esisteva la pace da molto tempo prima nella mia vita, da quando mio padre fu costretto a inscenare la morte di tutta la mia famiglia. Dovevo essere parte del suo piano, dovevo nascondermi con loro ma qualcosa andò storto e mi ritrovai da solo, con il cuore pieno di dolore e con la convinzione di essere solo al mondo, senza avere qualcuno da amare, qualcuno da cui essere amato. Presi scelte sbagliate e altrettante strade buie, che però mi portarono tra le braccia di Philip, la mia ancora di salvezza, senza alcun'ombra di dubbio. Lui mi aveva cresciuto, mi aveva educato, mi aveva istruito, mi aveva protetto. Mi aveva dato un posto dove vivere, mi aveva accolto come se fossi suo figlio e io mi ero lasciato cullare da quell'affetto che mi offriva ogni giorno senza pretendere nulla in cambio. Gli dovevo tutto, la vita stessa. Si era sacrificato per me tante di quelle volte che ne avevo perso il conto, era la mia ombra, in ogni mio passo mi affiancava lui. Mi aiutò a superare la perdita della mia famiglia, mi aiutò a riprendere in mano la mia vita che avevo lasciato da qualche parte, in mezzo a quelle strade dove regnava il buio, il terrore e allo stesso tempo, il dolore. Philip mi aiutò quando la mia ragazza si sacrificò per me, mi aiutò ad alleggerire i sensi di colpa che avevo dopo averla vista morire sotto al mio sguardo incredulo, perché quella pallottola era mia, era destinata a me e lei mi aveva salvato la vita, sacrificando la sua. Philip era stato un padre a tutti gli effetti, e crescere nella gabbia dei Black Angels non mi era mai pesato, mi sentivo parte di loro, non un peso per loro. Poi conobbi lei, al liceo. Hope era quel sogno proibito che ti tormentava la mente, la fidanzata del tuo migliore amico, l'unica ragazza intoccabile. Anche Josh aveva contribuito ad aiutarmi dopo la morte di Olivia, solo che il suo non era un reale interesse. Iniziò a comportarsi sempre peggio nei confronti della sua ragazza e io iniziai a prenderlo in odio, ogni giorno sempre di più.
Era pazzo, perché solo un pazzo poteva comportarsi in quel modo con Hope, la stessa ragazza che lo guardava come se fosse sempre stato il principe dei suoi sogni. Hope non era solo una bella ragazza, non era quello il motivo per cui nutrivo un certo interesse nei suoi confronti. Hope aveva cervello, ma soprattutto cuore, era sempre stata la ragazza estremamente dolce e sensibile, capace di farti sentire in colpa anche per il minimo torto. Aveva carattere, personalità, emanava luce in tutto ciò che faceva ma la cosa che mi attirò di lei, fu il suo profumo. Era una dolce melodia, il suo profumo mi chiamava ogni volta che la vedevo, la rendeva ancora più bambina, ma la rendeva unica al tempo stesso. Girasoli e lavanda, questo era il suo profumo. Passò del tempo prima che ammisi che provavo qualcosa per lei, e poi arrivò il momento che attendevo di più, riuscii ad averla, era finalmente mia ed ero il ragazzino più fortunato del mondo, o almeno lo ero stato per un po' di tempo. Non potevo credere che un incidente avesse spazzato via tutto ciò che avevamo costruito, quando finalmente eravamo riusciti ad avere i nostri spazi. E poi, poi arrivò il momento peggiore della mia vita, in assoluto il peggiore. E no, non era stato il perdere la memoria, ma il recuperarla. Ricordai tutto dopo appena due mesi, i medici quasi non mi credevano, e Josh mi raccontò subito cos'era successo con Hope.
Perché appena recuperai la memoria, ricordai che c'era anche lei nell'auto e non vederla accanto a me, mi fece andare nel panico. Credevo fosse morta, per colpa mia, e che la storia si fosse ripetuta. Invece, era scappata da me, perché il Damon senza memoria le faceva paura, ma probabilmente ciò che le faceva davvero paura, era affrontare il problema, affrontare quel mese in cui non sapevo nemmeno chi fossi io stesso. Poi mi raccontò che Philip, che nel corso degli anni scoprimmo essere il padre biologico di Hope, l'aveva seguita in Italia, e che per la seconda volta, avevo perso un padre. Ma la botta finale, quella che proprio ruppe il mio cuore, fu sapere che era incinta, di due gemelli e che quei bambini che egoisticamente aveva portato via, erano figli miei. Li avrei cresciuti, se solo fosse rimasta, l'avrebbe constatato con i suoi occhi, ma non l'aveva fatto e di colpo mi ero catapultato nel passato, solo che non avevo neanche Philip, a questo giro avevo me stesso e tutto il vuoto che aveva lasciato lei. Così per aiutarmi ad andare avanti, Josh mi incitò di tornare a far parte dei Black Angels che avevo abbandonato quando le cose iniziarono ad andare meglio, e seguii il suo consiglio, entrando nelle grazie dell'uomo che aveva preso il posto di Philip come capo. Dopo anni di spacci, di sparatorie e torture, ero riuscito a diventare il successore del capo, e dopo la sua morte, ebbi io il suo potere, i suoi rischi e le sue responsabilità. Avevo paura di non esserne all'altezza e probabilmente il Damon ragazzo non lo era, ma non ero più quel tipo di persona. Erano passati anni e anni, avevo chiuso il cuore e spento i sentimenti, avevo il comando di un'intera città nelle mani e non potevo essere quella persona che ero prima. Avevo visto e fatto cose orribili, ucciso uomini e famiglie, torturato impostori e minacciato un numero indefinito di persone, ero riuscito a stipulare un accordo con i White Angels, proprio perché non volevo problemi. Eppure, non era bastato, tutto ciò non era mai bastato per far sparire Hope dalla mia testa, la sognavo comunque tutte le notti e non mi davo pace. Iniziai a cercarla, volevo sapere tutto di lei e della sua nuova vita a Milano, dove sembrava felice e spensierata accanto a Philip che l'aveva sempre aiutata con i bambini.
La tenni d'occhio, inviai due dei miei uomini proprio per questo, mi mandavano foto dei bambini, di lei mentre andava a fare la spesa o li portava al parco giochi. Poi spuntò Alessio, o Marcus, il cugino di Robin e non capivo com'era possibile che non mi fossi accorto di niente, che non avessi notato la somiglianza. Era sospetto, sì, lavorava in modo strano, ma non ero riuscito a cogliere la vera stranezza di quell'uomo che aveva preso la mia donna e l'aveva sposata. Quel giorno ero lì, decisi di lasciare tutto e partire, volevo interrompere quella cerimonia, prenderla e portarla con me a Los Angeles, anche con la forza se ce n'era bisogno. Non feci niente però, restai in disparte, in un angolino a guardare, semplicemente guardai tutta la cerimonia come se ero un uomo invisibile che appunto, nessuno vedeva. Vidi la felicità sul suo volto, vidi quanto le stesse perfettamente quell'abito bianco che avrebbe dovuto indossare con me e capii. Capii che l'avevo persa, per sempre, e che soprattutto dovevo lasciarla andare perché non si meritava dell'egoismo da parte mia. Vidi i miei piccoli ometti, che sorridevano spensierati alle facce buffe che faceva Alessio e pensai che non fossi assolutamente nessuno per spezzare questa loro felicità, anche se ancora una volta, sentii un vuoto nel petto. Nonostante ciò, sorrisi nel guardarli, sorrisi un'ultima volta prima di lasciarli andare alla loro felice vita, senza di me. Presi il primo volo e tornai a casa mia, che non sentivo più mia da quando l'avevo persa. Fu allora che decisi di comprare l'appartamento dove viveva Philip, dove aveva vissuto per breve tempo Hope e dove c'era il suo profumo. Avevo perso la ragione probabilmente, perché non volevo far entrare nessuno in casa, o avrebbe perso quell'odore che cercavo di trattenere con le unghie e con i denti. Successivamente scoprii alcune cose sul suo maritino e be' tutto il resto, lo sapete già. Il punto era che l'avevo ritrovata, dopo undici lunghi anni, era di nuovo qui, tutta per me e esattamente come anni fa, non riuscivamo ad avere un attimo di tranquillità.
Eravamo appena tornati dall'ospedale dove era stato dimesso suo fratello Thomas, quando un altro problema era spuntato fuori. <<Ci penso io a quel figlio di puttana>>, dissi rispondendo al panico che Beth non riusciva a controllare. Adesso aveva oltrepassato ogni limite Josh, e doveva finire qui, ogni cosa. Andai nel corridoio, impugnando la pistola che portavo sempre con me, dietro ai pantaloni. Andai in cucina, la prima stanza più isolata della casa, avanzai cautamente e notai delle ciocche di capelli, dietro il muro che collegava la cucina al salotto. <<È finita Josh, puoi anche alzarti>>, si rimise in piedi e si voltò, guardandomi negli occhi alzò la pistola e me la puntò contro, feci altrettanto con lui. <<Sì, hai ragione Damon, è finita>>, disse prima che uno sparo rimbombasse nel silenzio della casa.

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All is lost.🌚
RomanceSEQUEL DI "NOTHING IS LOST".🌻 Hope ha deciso di cambiare vita nel momento in cui ha scoperto di essere in dolce attesa mentre, il suo grande amore, non aveva alcun ricordo di lei. Si è trasferita in Italia, ha cresciuto i suoi figli come meglio pot...