49- E' viva o no?

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HOPE

Eravamo arrivati da poco a casa di mio fratello, non avevo lasciato nemmeno per un secondo la mano agli gemelli, mentre Damon teneva la piccola tra le sue possenti braccia. Non doveva avvicinarsi a loro, non prima di aver affrontato me e tutte le cose che avrei tanto voluto dirle in quegli anni, in questi anni passati così tanto incasinati, da non aver avuto neanche un po' di tempo per pensarla. Entrai in cucina prima di riuscire a scorgerla con lo sguardo, non sembrava nemmeno essere la stessa persona. Era visibilmente invecchiata, aveva i capelli che sembravano paglia e portava gli occhiali, non li aveva mai indossati prima. La prima cosa che mi fece rabbrividire però fu il suo sguardo, uno sguardo vuoto e assente, che persisteva sui bambini che avevo al mio fianco, non mi stava bene ma di certo non avrei potuto dirlo ad alta voce. Thomas ed Elisabeth mi guardavano, si erano messi in un angolino dietro a quella donna che era dimagrita, sembrava di vedere delle ossa, non una persona, per quanto fosse diventata magra, probabilmente aveva smesso di mangiare da un bel po' di tempo. <<Hope, tesoro mio...>>, fu la prima cosa che disse guardandomi negli occhi, non potetti evitare di assumere un'espressione disprezzante, era inutile utilizzare quel tono affranto e dirlo con gentilezza, come se questo mi avrebbe fatto cambiare idea. <<Nessun tesoro per te, solo Hope>>, risposi con fermezza, Abel e Arthur alzarono lo sguardo e mi guardarono come per assicurarsi che fosse tutto a posto, anche se avrei dovuto farlo io. Erano sempre stati i miei uomini, anche se dovevano essere solo i miei figli, sentivano come il bisogno di difendere la loro mamma, anche se doveva essere il contrario. <<Come preferisci, come vi chiamate bimbi?>>, decise di spostare la sua attenzione altrui, mi guardarono un'altra volta in cerca di un consenso da parte mia, sorrisi di fronte alla loro apprensione che non avrebbero dovuto avere e risposero all'unisono, dicendo il proprio nome. <<Che splendidi nomi, io sono Stephanie, vostra nonna>>, mi si gelò il sangue nelle vene perché quel ruolo non era mai stato suo, mai. <<No, è la persona che si vuole illudere di essere vostra nonna, ma non lo è. Vostra nonna è morta prima che io nascessi e lei non è nessuno per voi, e nemmeno per me>>, mi meravigliai di me stessa e del tono calmo che faceva parte di me, avanzai solo per prendere posto sul divano, che era distante da quella donna, e feci sedere anche i bambini. Damon mi seguì come se fosse la mia ombra, fece la stessa identica cosa e continuò a reggere Alice che nel frattempo aveva preso sonno e dormiva tranquilla, mi prese la mano e me la strinse, il suo calore era un carico di coraggio di cui mi sarei servita per esprimere tutto il mio risentimento. 

<<È identica a te quando avevi la sua età, come si chiama?>>, <<sì le somiglia molto, per fortuna. Alice, si chiama Alice>>, rispose Damon al mio posto, il fatto che fosse figlia di un bastardo del genere non gli andava molto giù, non perché odiasse la piccola anzi ne era molto affezionato, ma perché odiava l'idea che mi aveva abbindolata così tanto da farci una bambina con lui. <<È un bellissimo nome, alla fine siete riusciti a stare insieme, mi fa piacere che vi siate sposati e che abbiate costruito una famiglia insieme>>, per poco non le scoppiai a ridere in faccia, feci una risata soffocata e vidi l'imbarazzo negli occhi di Thomas che non avrebbe mai voluto farmi sentire alle strette, ma che era comunque figlio suo ed era giusto che l'accontentasse. <<Vedi quando una persona è assente da undici anni, non può permettersi di parlare senza conoscere le vicende che sono successe in quegli anni. Non siamo sposati, i gemelli sono suoi figli, la piccola Alice l'ho avuta con un altro uomo con la quale mi ero sposata>>, non volevo nemmeno darle tante spiegazioni ma era l'unico modo per farle capire quanto in realtà non sapesse niente di me, della mia famiglia e dei miei figli. <<Non lo sapevo, perché hai divorziato?>>, <<certo che non lo sapevi, come potevi saperlo?>>, si voltò a guardare Thomas e scoppiò anche la sua rabbia. <<Non lo so perché sei stata tu a tagliare tutti i ponti con me! Appena hai scoperto dell'esistenza di quel bastardo di tuo padre non ne hai più voluto sapere di me, proprio di me che ti ho cresciuta come se fossi figlia mia! Sei stata un'ingrata, hai preferito adorare una madre assente, morta, piuttosto che una madre presente>>, sapevo che avrebbe detto qualcosa di estremamente errato e che avrebbe acceso la rabbia di Philip; tuttavia, non credevo che fosse capace di tanta cattiveria e di pronunciarsi in quel modo verso una donna morta, una donna che avrebbe avuto inevitabilmente più importanza di quanta ne aveva lei.

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