HOPE
Avevo passato così tanto tempo a farmi paranoie, a chiedermi come avrebbe reagito Damon nel vedere i suoi figli, a chiedermi se li avrebbe realmente voluti e adesso non potevo credere a quanto fossi stata stupida. Ero stata una stupida perché lui amava i suoi figli ed io glieli avevo portati via, li avevo allontanati e non dovevo farlo. Erano passate due settimane da quell'abbraccio di famiglia, erano cambiate varie cose. Prima di tutto, avevo chiarito la maggior parte delle cose con Damon e avevamo scelto, deciso, di riprovarci. Questa volta senza paure, senza timori infantili, volevamo essere semplicemente noi. I bambini avevano cambiato scuola, fortunatamente ero riuscita a farlo online e adesso frequentavano la scuola californiana che sia io che Damon avevamo frequentato. Inoltre, siccome le nostre cose erano tutte qui, ci eravamo trasferiti a casa di Damon momentaneamente, dopo quello che era successo, non volevo passarci tutta la vita in questa casa. Così il mio uomo si era messo all'opera e aveva acquistato una villa, vicino al mare, per la gioia di Alice. Dovevamo solo aspettare i tempi di ristrutturazione, poi potevamo trasferirci. Beth aveva deciso che era il momento di andare via e tornare a vivere nel suo appartamento, Thomas stava meglio e dormiva nella stanza degli ospiti al momento, poi sarebbe tornato in Italia una volta guarito, per prendere tutto il necessario e convivere con la mia migliore amica. Il mio capo mi aveva cercata molte volte da quando Marcus era morto, non sapevo quanto fosse cosciente di ciò che stava succedendo ma semplicemente non gli avevo risposto mezza volta. Michele diceva di essere suo fratello, il che probabilmente voleva dire che in realtà era un suo complice, complice di quell'assassino. Avevo mandato dei curriculum per trovare un lavoro sempre in ambito fotografico, dovevo solo aspettare. Damon aveva instaurato un bel rapporto con entrambi i gemelli e per la sfortuna della sottoscritta, era complice di Abel, nella follia delle moto ovviamente. Infatti, il mio adorato Damon aveva avuto la brillante idea di aggiustare le sue vecchie moto, quelle che utilizzava più o meno all'età di suo figlio e gli stava insegnando non solo a portarla, ma a gareggiare.
Arthur fortunatamente non aveva la stessa passione per i motori, ma voleva comunque avere qualcosa da fare, così facendo un po' di ricerche, avevo trovato una palestra dove si poteva giocare a basket a livello agonistico, era piuttosto portato e di questo passo, avrebbe fatto della sua passione, un lavoro. La piccola Alice invece, vedendo i fratelli super impegnati, aveva insistito tanto sul fare nuoto, era uno sport che l'attirava da tanto tempo. Strano ma vero, anche lei aveva instaurato un bellissimo rapporto con Damon, talmente tanto che aveva iniziato a chiamarlo "papà". In ogni caso, dopo qualche discussione con un Damon geloso, perché non voleva iscriverla a nuoto in quanto avrebbe dovuto indossare un costume, ero riuscita a iscriverla; quindi, il pomeriggio ci dividevamo tra chi accompagnare e dove. La situazione per mio padre invece non era ancora migliorata, purtroppo non dava segni di alcun miglioramento e i medici stavano iniziando a perdere le speranze, io non le avrei mai perse invece. Avrei aspettato anche un anno o mille, sentivo che si sarebbe svegliato. Doveva svegliarsi, avevo ancora bisogno di mio padre, anche se ero adulta, lui era tutto ciò che mi restava delle mie origini. Mia madre non l'avevo mai conosciuta, non sapevo nulla sulla mia reale famiglia, l'unica cosa che sapevo, era che Philip Johnson era mio padre e a me stava bene. Ma, non potevo perderlo, non poteva lasciarmi sola proprio adesso che le cose andavano bene.
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PHILIP
Il silenzioso, assordante sparo, era tutto ciò che riuscivo a sentire, da almeno qualche ora. Non volevo più sentirlo, quel rumore che aveva segnato la mia fine. Volevo vedere mia figlia, i miei nipotini, perfino quel disgraziato di Damon, ma tutto ciò che riuscivo a vedere era il vuoto, il buio più totale, almeno fin quando non comparve una sagoma, una donna. Era proprio lei, la donna che da ragazzo mi fece battere il cuore un po' di più, la donna che aveva messo al mondo la mia splendida Hope. Più cresceva e più era bella, come sua madre, le somigliava ogni giorno di più. La mia Samantha si avvicinò lentamente a me, mi ritrovai seduto su una panchina, illuminato da una luce di cui non capii la provenienza, la guardai avanzare e stranamente lo sentii. Sentii il cuore battere un po' di più, come tempo fa. Erano passati più di quarant'anni, eppure lei riusciva a farmi sempre lo stesso effetto, sempre. Quando si sedette accanto a me, riuscii a vedere le piccole rughe che le rigavano il viso, era invecchiata, com'era possibile se era morta a soli vent'anni? Non era vero che, quando una persona moriva ad un'età, restava per sempre con quell'età? <<Philip, cosa ci fai qui?>>, che strano, volevo farle esattamente la stessa domanda. <<Tu che ci fai qua, e poi sei invecchiata, com'è possibile?>>, mi sorrise e fece finta di non notare la mia agitazione. <<Sei grande e vaccinato, mi vuoi dire che credi ancora a quelle storielle che raccontano sulla terra della morte? Anche noi defunti invecchiamo sai?>>, <<e arrivati a un limite di età che fate? Morite una seconda volta?>>, il mio ragionamento non faceva una piega, ok? Non chiedetevi il motivo per cui mi era sorto questo dubbio, perché non lo sapevo nemmeno io. <<No sciocco, si passa a una sorta di secondo livello, andiamo in paradiso, almeno così dicono i più anziani da queste parti>>, era inquietante questa cosa, ma ero sicuro che era un sogno, fin troppo realistico, ma pur sempre un sogno. <<Quindi adesso dove siamo?>>, <<in transizione, tra la vita e la morte. Solitamente io sono in purgatorio ma, a quanto pare, hai bisogno di me, se mi hai chiamato>>, io non avevo chiamato proprio nessuno, tantomeno una morta. <<Ti stai sbagliando, non ho chiamato proprio nessuno e se vuoi saperlo, adesso mi sveglio e tu non ci sarai più>>, solo che non sapevo come si facesse. Avevo perso le capacità di farlo, non riuscivo ad aprire gli occhi, non sentivo funzionare alcun comando.
<<Philip mio caro, vedo che il tuo caratteraccio non lo perdi mai. Non puoi svegliarti e dovresti sul serio ascoltarmi. Qual è l'ultima cosa che ricordi?>>, <<ricordo che quello stronzo di Marcus, cugino con la sete di vendetta di Robin, aveva portato mia figlia da qualche parte e che sia io che Damon siamo andati a prenderla>>, perché non ricordo di averla salvata? Non poteva essere altrimenti, avrei fatto di tutto per salvare Hope, anche a costo della mia stessa vita. <<Hai ragione, la salveresti anche a costo della tua vita ed è proprio questo che hai fatto, caro. Volevi sparargli alle spalle ma non sei stato più veloce di lui a premere il grilletto, lui è morto ed è andato all'inferno, ma tu sei stato sparato Philip, sei in coma>>, be' com'era il detto? Guarda sempre il lato positivo delle cose? Bene, il lato positivo era che adesso avevo la conferma che quel bastardo fosse all'inferno come meritava. <<Quindi tecnicamente sono ancora vivo ma ho un buco, precisamente dove?>>, <<allo stomaco>>, brutta cosa un proiettile allo stomaco. Se mi fossi svegliato, mi avrebbero impedito di mangiare qualsiasi cosa. <<Sei quasi morto e l'unica cosa che pensi è il cibo?>>, e lei che ne sapeva? Non l'avevo detto. <<Qui non ci sono filtri, riesco a sentire i tuoi pensieri>>, fantastico. <<Samantha, adesso cosa accadrà?>>, <<è una bella domanda Philip ma io non ho la risposta, ce l'hai tu. Solo tu puoi decidere cosa fare, se terminare il tuo viaggio o continuarlo>>, proprio quando terminò la frase, due porte si palesarono dinanzi a me, una blu e una rossa. <<La rossa rappresenta la strada per continuare il tuo viaggio. La blu, ovviamente, rappresenta la fine del tuo viaggio. Ti basta aprire una delle due porte>>, mica facile, mi stava praticamente dicendo che potevo scegliere se vivere o morire. <<Lo so che non è semplice caro, ma il tuo cuore sa esattamente cosa fare>>, <<io non credo che centri molto il mio cuore in questa cosa. Non posso abbandonare mia figlia, cioè tua figlia, insomma nostra figlia>>, mi sentivo a disagio perché l'aveva vissuta davvero poco sua figlia e non sapevo se fosse giusto parlargliene. <<Hope è meravigliosa ed è merito tuo, sono sicura che lei capirà, qualsiasi scelta deciderai di intraprendere. Sappi però che non farà male a te, non quanto farà male loro, sempre se dovessi scegliere la porta blu>>, avevo una scelta? Sì. Volevo davvero farla? No, ma non potevo evitarla. L'unica cosa che riuscivo a pensare era Hope e i suoi bambini, non potrei far loro del male. <<Ho scelto, ci vediamo Samantha>>, mi sorrise e si alzò prendendomi per mano, mi accompagnò davanti alle due porte.
<<Spero di rivederti il più tardi possibile, ciao Philip fa buon viaggio. Ricorda, non aver paura della morte e dici ad Hope che le voglio bene, che la osservo e che sono orgogliosa di lei. Dille anche che adoro i suoi figli, soprattutto Alice>>, non ne avevo dubbi, era la cocca della famiglia. <<Me ne ricorderò e glielo dirò, promesso>>, le baciai il palmo della mano prima di aprire la porta rossa, venni subito colpito da una luce intensa e accecante. Entrai al suo interno e mi sentii cadere nel vuoto, fin quando non atterrai e fu strano perché sentii una leggera botta, prima di riprendere i sensi e aprire gli occhi. Ce l'avevo fatta, ero riuscito a tornare e mi ero finalmente svegliato. Samantha non c'era più, e questo mi fece capire che ero sul serio sveglio.
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All is lost.🌚
RomanceSEQUEL DI "NOTHING IS LOST".🌻 Hope ha deciso di cambiare vita nel momento in cui ha scoperto di essere in dolce attesa mentre, il suo grande amore, non aveva alcun ricordo di lei. Si è trasferita in Italia, ha cresciuto i suoi figli come meglio pot...