30- Due bombe ad orologeria.

35 5 3
                                    

DAMON

Il silenzio era quasi diventato una virtù che non potevo concedermi, non c'era mai silenzio per quelli che, come me, avevano scelto questo tenore di vita. Eppure, adesso riuscivo a sentire, quel silenzio che avevo così tanto cercato in questi anni, quel silenzio di cui avevo tanto bisogno, per avere un po' di tranquillità. Ma, avevo scoperto che non era poi così bello, non sentire. Non era bello non sentire il cinguettio degli uccellini che puntualmente mi davano il buongiorno, ogni giorno. Non era bello non sentire il clacson delle macchine in qualsiasi momento della giornata, non era bello non sentire le melodie della tua canzone preferita. Ma soprattutto, non era per niente bello non sentire la sua voce, il suo respiro e infine non era per niente bello non sentire la voce di quei bambini, che probabilmente un giorno, avrebbero smesso di dire solo "mamma" e avrebbero iniziato a dire anche "papà". Capii che ora più che mai volevo sentire, tutto e niente, volevo ascoltare le loro voci e pensare a quanto fossi un bastardo fortunato ad averli lì, a pochi passi da me. Una voce chiamava il mio nome ma non riuscivo a rispondere, avevo perso la mia capacità di intendere, dal momento in cui avevo posato l'indice sul grilletto, e avevo ammazzato quello che ormai era il mio ex migliore amico. Avevo ucciso il ragazzino che mi aveva salvato, il ragazzo che mi era stato vicino nei momenti più bui della mia vita. Nonostante ciò che aveva fatto di recente, non ero mai riuscito a odiarlo e ucciderlo senza pensarci due volte, aveva ucciso anche la mia umanità. Sì, proprio la mia umanità, perché ormai non mi sentivo più una persona, ma un mostro. Un mostro che aveva ucciso tante persone, un mostro che aveva torturato molti uomini innocenti, un mostro che aveva tenuto una famiglia in ostaggio, solo per il riscatto che gli spettava. E infine, un mostro che aveva ucciso il suo migliore amico, senza che avesse l'opportunità di difendersi. Un solo colpo, netto al cervello, e lui non c'era più. La sua vita era stata cancellata, il suo passato, il suo presente ma soprattutto il suo futuro, non esisteva più. Mi accasciai sulle ginocchia, la presa sulla pistola si allentò e quest'ultima cadde, facendo rimbombare un rumore metallico nelle mie orecchie. Era questo il suono che mi avrebbe tormentato per il resto dei miei giorni, quel suono che sarebbe rimasto nonostante gli anni nella mia memoria, anche tra cinquant'anni, quando probabilmente avrò dimenticato questa scena. Una mano dal tocco leggero, timoroso, si posò sulla mia spalla, accarezzando il tessuto della mia t-shirt leggera per essere in un periodo natalizio.

 <<Damon>>, sussurrò con cautela quella voce, la melodia della mia canzone preferita. <<Va tutto bene?>>, chiese avvicinandosi a me, si sedette a terra, prendendomi per mano, la strinse forte tra le sue piccole mani, non c'era bisogno di guardare, sapevo esattamente a chi appartenessero quelle mani, quella voce, quel profumo che aveva sprigionato nell'aria coprendo l'odore del sangue fresco che macchiava il pavimento lentamente, sembrò assistere all'acqua di un ruscello, che lentamente scorreva via. <<Sì>>, dissi poco dopo, non ero certo di averlo detto io, quella voce non mi apparteneva affatto, sembrava sul punto di piangere, e io non ero il tipo d'uomo che piangeva. <<No, è evidente che non va bene>>, disse come se fosse palesemente come sosteneva lei, ed era vero, aveva sempre ragione. <<Non posso nasconderti niente, non è così?>>, fu in quel momento che le mie barriere crollarono del tutto, quando ammisi che aveva ragione, non ero mai stato quell'uomo insensibile che avevo mostrato quegli anni, non ero quel tipo di persona che si lasciava scorrere le cose addosso, ma non ero neanche mai stato l'uomo che dimostrasse la propria fragilità. E adesso, avevo l'opportunità di sfogare tutto, di liberare ciò che prima ritenevo debole, e piansi, piansi così tanto, nelle braccia della donna che era in grado di cancellare tutto l'orrore che mi aveva circondato in quegli anni. Hope mi cullava con il suo amore e il suo profumo di girasole e pesca, mentre io mi lasciavo cullare. Pensai a tutti quegli uomini che avevo strappato alla loro famiglia, pensai a tutte quelle donne che mi pregarono di non farlo, di non portarle via l'unica persona che avrebbero mai amato in vita loro, e mi sentii una merda. Mi sentii in colpa, perché io l'avevo perso il mio grande amore ma avevo avuto l'opportunità di riaverlo, mentre loro non l'avrebbero più riavuto, a causa mia. <<E' tutto ok Damon, hai salvato i tuoi figli>>, già i miei figli. Gli stessi bambini che avevano un padre assassino, gli stessi che erano cresciuti così bene lontani da me e che ora, stavano rischiando la vita, ogni giorno per colpa mia.

All is lost.🌚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora