27- Ti piace giocare?

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ELISABETH

Avevo smesso di credere alle coincidenze, forse perché crescendo avevo capito che le cose accadevano grazie a noi, non grazie al destino o tantomeno al fato. Eravamo noi a determinare il cammino di noi stessi, non avevamo bisogno di nessun altro, le nostre azioni, le nostre decisioni, determinavano il nostro percorso di vita. Ero riuscita a trovare un momento per andare a trovare Thomas all'ospedale, avevo lasciato i bambini con un'amica del liceo con cui mi sentivo ancora, e fortunatamente era stata molto disponibile. Thomas era sempre stato quel ragazzo più grande che ti attraeva proprio perché era impossibile avere una relazione o una qualsiasi cosa con lui. Era sempre stato l'uomo dei miei sogni, il mio principe azzurro sbagliato, della favola imperfetta. Perché infondo ero sempre stata diversa da quelle principessine che mi circondavano, loro volevano il perfetto principe azzurro a cavallo, io volevo il ranocchio garbato e simpatico. Non volevo la perfezione, ma l'imperfezione e forse per questo avevo sempre amato "La Bestia" del film Disney "La bella e la bestia". E no, non mi piaceva perché alla fine tornava nella sua forma umana e assumeva le sembianze del principe che era, mi piaceva perché la bestia non aveva niente di bello esteticamente, eppure Belle l'aveva amato. Desideravo amare ed essere amata in quel modo, senza fermarsi agli stereotipi della bellezza esteriore, ma dando importanza alla bellezza interiore. Thomas non era perfetto, qualche brufolo ricopriva le sue guance, non era particolarmente muscoloso; eppure, sembrava l'uomo più bello del mondo. Il suo cuore lo era, senz'alcun ombra di dubbio. Ero sul punto di entrare nella sua camera, quando mi ritrovai per errore ad origliare una conversazione tra la mia migliore amica e suo fratello. Stavano parlando di me e di... Josh. Stavano proprio parlando dell'uomo che ormai aveva fatto a pezzi il mio cuore, e ascoltando il loro discorso, mi si spezzò un po' di più.

 Potevo sopportare il fatto che aveva tradito tutti i suoi amici, ma che avesse tradito me, mettendo al mondo un figlio... Non potevo sopportarlo. Mi aveva ferita in diversi modi, tutti sopportabili fin quando non era arrivata la botta finale, quella più dolorosa e decisamente quella più pesante. Hope e Thomas si accorsero di me, dovetti prendere un bel respiro per farmi coraggio e avanzare nella stanza, mantenendomi sul ciglio della porta. <<Elisabeth>>, iniziò la mia cotta leggendaria con cautela, ma non doveva dire niente. Non volevo parlarne, soprattutto non con lui che era addirittura impegnato in un matrimonio be' non lo era più, ma restava un uomo innamorato della sua ex moglie. <<No, ti prego non dire niente. Va bene così, magari riuscirò a odiarlo una volta per tutte e ritroverò la vera me, perché questa di sicuro non sono io, lui mi ha spenta e io devo riaccendermi>>, lo pensavo davvero. Forse in adolescenza non ero la ragazza più solare del mondo, ma non ero mai stata così cupa e seria, così senza vitalità. Dovevo liberarmene una volta per tutte, non dovevo continuare a rimuginarci sopra, a concedergli sempre qualcosa che non gli apparteneva più ormai. <<Quell'uomo ha la merda al posto del cervello, non è più quel ragazzo del liceo che abbiamo conosciuto. È cambiato, ha cattiveria pura che gli scorre nel sangue>>, commentò Hope pensierosa, probabilmente stava pensando a quanti modi ci fossero per ucciderlo. <<Non importa, la mia vita non si fermerà con questa relazione, troverò qualcuno che sappia apprezzarmi, o starò bene con me stessa, da sola>>, era ora di prendere in mano la mia vita e di darle una svolta, senza la presenza di un uomo, o come in questo caso, di un mezzo uomo. Avanzai nella stanza e mi sedetti sulla sedia accanto al suo letto, osservai le goccioline scendere dalla sacca di lavaggio che aveva collegato al braccio con un tubicino, guardai il suo volto scavato, gli occhi rossi che aveva, i capelli in disordine e guardai la fasciatura che aveva attorno al piede, tutto sommato era messo bene. 

Poteva andare molto peggio, e anche per questo, odiai Josh ancora di più. Aveva un lenzuolo leggero che gli copriva il petto fasciato per aiutare la guarigione delle costole. Aveva due costole rotte, per colpa di quel selvaggio. <<Ben detto amica mia, qui ci perde solo ed esclusivamente lui>>, annuii incapace di portare avanti la conversazione, Thomas mi osservò e increspando le sopracciglia, decise di intervenire in mio soccorso. <<Scusate ma credo che sia venuta per me e mi sento escluso proprio io che sono il diretto interessato>>, sua sorella sorrise mentre io lo guardai ringraziandolo con lo sguardo, mi rivolse un occhiolino in risposta, <<hai ragione, sono venuta per un certo vecchietto allettato>>, dissi con disinvoltura facendo scoppiare Hope in una vera e propria risata, provocata dalla faccia che aveva assunto Thomas, sembrava offeso. <<Hope mia adorata sorellina, sbaglio o la tua migliore amica mi ha dato del vecchio?>>, un sorrisino divertito gli sfuggì nel chiedere conferma a sua sorella, <<sei diventato anche sordo? Vedi, questo è un altro segno che la vecchiaia sia venuta a trovarti, mio caro>>, risposi prima che potesse farlo la mia amica, 'mio caro' potevo evitarlo, che figuraccia. L'avevo sempre e solo chiamato per nome in questi anni, in realtà non c'eravamo nemmeno mai trovati in una situazione scherzosa tra noi. <<Che impertinente sei Elisabeth Brown, quando sarò in grado di alzarmi, dovrò ucciderti in una battaglia di solletico!>>, oh no. L'esperienza da adolescenti mi aveva insegnato che, se Thomas mi prometteva una battaglia all'ultimo sangue di solletico, lo faceva sul serio e in più, a morire ero sempre io. A mia discolpa però potrei appellarmi al fatto che era sempre stato un punto debole, il solletico non l'avevo mai sopportato e lui aveva imparato i posti dove lo soffrivo di più. <<Non ci pensare nemmeno, dovrai prima fare le terapie, sei vivo per miracolo, dovrai riposare per molto tempo>>, lo rimproverò subito Hope, per fortuna, così avrei evitato quella situazione imbarazzante.

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