48- Guerra in famiglia.

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ELISABETH

Avevo rivisto la madre di Hope, la mia seconda mamma, dopo così tanto tempo che non sembrava essere nemmeno la stessa persona, era dimagrita davvero troppo, il viso era scavato e pallido, non stava molto bene e si vedeva dalle sue condizioni, tuttavia, ritrovarla davanti ai miei occhi mentre facevo la spesa, mi aveva fatto quasi venire un infarto. L'avevo incontrata per puro caso e lei mi aveva riconosciuta subito, mi ci volle un po' per riconoscerla ma soprattutto per realizzare il fatto che lei era davvero dinanzi a me, in carne ed ossa. Mi si era fiondata tra le braccia, facendomi perdere la presa sulle buste e buttando tutto ciò che avevo comprato sull'asfalto, mi aveva stretta ed era scoppiata a piangere mentre io pensavo a cosa avrei dovuto fare, a cosa avrebbe pensato la mia migliore amica di questa situazione, del fatto che lei era qui e a giudicare dalle valigie che aveva con sé, non sarebbe andata via molto presto. <<Stephanie, cosa ci fai qui?>>, le chiesi poco dopo aver sciolto il nostro abbraccio, era familiare ma allo stesso tempo era estraneo, sconosciuto come quel corpo che non rappresentava più la donna che avevo conosciuto anni prima. <<Tesoro, sono venuta per voi, Thomas mi ha detto che vivete insieme, sono così contenta che finalmente abbia aperto le porte e ti abbia vista con il cuore>>, continuò a sorridere, ma non era felice e l'energia che trasmetteva quel sorriso ne era la dimostrazione, non era così contenta come voleva mostrarmi. <<Sì, a quanto pare, solo quest'anno ci siamo guardati davvero>>, non sapevo come comportarmi, ma era mia suocera dopotutto e non potevo non invitarla a casa, anche solo per un caffè. <<Andiamo, vi porto a casa>>, <<cos'è questo voi tesoro? Per te sono sempre la cara e vecchia Stephanie>>, annuii in cenno di consenso e la portai verso l'auto dove Thomas mi stava aspettando da un'oretta, mi perdevo sempre a osservare qualunque cosa tra gli scaffali, ero così assorta che quasi dimenticavo di comprare la pasta. <<Mamma, da quando sei qui?>>, non lo sapeva neanche lui? Strano, ogni giorno parlavano, gli avrebbe detto che sarebbe venuta a trovarci così presto, non era passato neanche una settimana da quel giorno al mare in cui Thomas disse ad Hope che voleva vederla e voleva conoscere i figli, la vicenda era ancora come la prima passata di vernice, troppo fresca per essere toccata, sperai solo che Hope non avrebbe dato di matto appena l'avrebbe vista. 

<<Sono venuta a vedere come stanno le cose qui, a conoscere i miei nipotini e a vedere tuo figlio>>, non l'avrebbe visto il figlio, infondo anche lui non era sicuro che fosse affidabile sua madre; infatti, aveva concesso a suo figlio una visita da sua madre. <<Be' mio figlio ormai posso vederlo solo tramite uno schermo, la mia ex moglie non vuole che abbia un rapporto con me visto che non è mio figlio, non di sangue certo, ma l'ho cresciuto con l'amore che solo un padre può dare>>, sapevo che stava mentendo però lo faceva dannatamente bene, sembrava soffrire sul serio, o probabilmente stava soffrendo per aver mentito a sua madre. <<Com'è possibile che quella donna sia così cattiva? E Hope come sta?>>, Thomas stava guidando verso casa, nel sediolino anteriore, accanto a lui si era seduta Stephanie ed io ero su quello posteriore. Mi guardò dallo specchietto retrovisore, forse non voleva aprire il discorso sapendo cosa pensasse sua sorella; tuttavia, doveva ricevere una risposta sua madre. <<Sta bene, ora sta bene>>, risposi al suo posto, magari con me avrebbe avuto almeno un po' di vergogna, soggezione, e non avrebbe chiesto altro, fortunatamente la tecnica funzionò alla grande e arrivammo a casa molto presto, Thomas aveva corso più del solito e questo voleva dire solo una cosa: era terribilmente preoccupato per qualcosa e sicuramente c'entrava la sua famiglia, le persone che lui amava. <<Non è gran che ma è casa, puoi restare a dormire qui se non hai un alloggio, abbiamo la camera degli ospiti che è ancora immacolata>>, <<non so per quanto resto, spero il più possibile, comunque ti ringrazio figlio mio ma ho un'amica che non vedo da un po' di tempo, vorrei andare da lei>>, sembrò sudare freddo per dire che doveva andare da un'amica, in effetti era sempre stata una donna californiana, nata e cresciuta a Los Angeles, com'era possibile allora che una delle sue amiche vivesse a Napoli? Così lontano e guarda caso, nella stessa città dove ormai avevamo piantato le nostre radici che non avremmo voluto sradicare mai, nemmeno in un futuro lontano. <<Certo, come preferisci, la mia era solo una proposta, in ogni caso potremmo mangiare insieme stasera>>, <<ottima idea, invita anche tua sorella con la sua famiglia, così facciamo una riunione di famiglia>>, le si illuminarono gli occhi alla sola idea, mentre quelli miei e di Thomas si spensero in due microsecondi.

 Non potevamo essere scortesi e dirle che Hope non ne voleva saperne niente, ma non potevamo nemmeno portare Hope a casa nostra con l'inganno. Decisi di mandare un messaggio alla mia migliore amica, le scrissi "abbiamo un problema, madre natura è venuta a controllare le sue piantine e i suoi alberi, verresti a cena qui, tipo adesso?", avrebbe capito a cosa mi stessi riferendo, era un gioco che facevamo da adolescenti per parlare con degli stupidi codici che finalmente avevano avuto un senso.

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HOPE

Avevo appena finito di asciugarmi i capelli quando vidi lo schermo del mio cellulare illuminarsi, mi chiesi chi fosse e lessi il messaggio della mia migliore amica. Non poteva essere vero, era un gioco che facevamo da ragazzine, considerare mia "madre" come madre natura e me e mio fratello come alberi, be' le piantine le aveva appena aggiunte lei per indicare i miei figli, ma non aveva alcun senso. Quando sarebbe arrivata? Quando era partita? Dov'era stata tutto quel tempo? Ma soprattutto, cosa voleva ottenere? Iniziai a pormi mille domande a cui, non avrei mai saputo dare risposta, a meno che non sarei andata a mangiare da mio fratello ad assistere a una scena sicuramente pietosa. Risposi con "accetto solo perché ho fame e non ho voglia di cucinare" e andai in cucina dove Damon stava sbrigando alcune faccende al computer, mi avvicinai e l'abbracciai da dietro, accovacciandomi appena per raggiungere la sua altezza, dovevo dirglielo. <<Beth mi ha invitato a cena da loro, mia madre è arrivata oggi suppongo e penso voglia riunire la famiglia>>, gli dissi baciandogli la spalla scoperta dalla canotta leggera che indossava, si era irrigidito, <<non ci andremo>>, fu la risposta che mi spiazzò, mi aspettavo un qualche discorso di incoraggiamento; invece, mi aveva semplicemente detto di no. <<Perché?>>, mi alzai e mi sedetti accanto a lui, mi guardò negli occhi e mi disse, <<me lo chiedi anche? So cosa provi nei confronti di quella persona Hope, non la incontrerai fin quando non lo vorrai tu, non sarà lei a scegliere>>, certo che aveva problemi di personalità quest'uomo. <<Ma poco tempo fa eri stato tu a dirmi che dovevo almeno provare a parlarci e adesso mi dici che dovrei fare il contrario? Non capisco, cos'è cambiato?>>, Damon era di certo tante cose diverse, ma non era il tipo da rimangiarsi la parola, a meno che non sapesse qualcosa per cui valesse la pena farlo. <<Non mi fido di quella donna, c'è qualcosa di strano che non mi convince affatto. Pensaci, all'improvviso viene qua senza preavviso e vuole fare una cena con tutta la famiglia, non ti sembra strano?>>, non ci avevo pensato effettivamente, era strano sì, ma possibile che anche questa volta c'era qualcosa sotto che ignoravamo? 

<<Hai ragione ma tu cosa pensi, qual è il reale motivo per cui è qui?>>, alzò lo sguardo dal computer sul quale stava leggendo un articolo di giornale digitale probabilmente, e mi guardò serrando le labbra, si vedeva dal suo sguardo che era combattuto e che non voleva esporre i suoi pensieri con me, <<non lo so, potrebbe essere qui per centomila motivi>>, rispose infine guardando in basso, non era ciò che voleva dirmi davvero e io lo sapevo bene. <<Ma tu hai pensato a un motivo preciso, altrimenti non me l'avresti detto>>, evitò il mio sguardo e si schiarì la voce, non poteva nascondere la sua preoccupazione, non con me. <<Non ho pensato niente Hope ed in ogni caso sarebbero solo supposizioni>>, su questo dovevo dargli ragione, le nostre potevano solo essere teorie, fin quando non avremmo parlato con colei che le avrebbe rese pratiche. <<Bene, allora preparati perché abbiamo una cena a cui partecipare, ho già detto ad Elisabeth che saremmo andati, sicuramente Stephanie non si aspetta che con noi verrà anche Philip, senza non andremo da nessuna parte, lui è il pilastro di questa famiglia>>, avevo già chiamato mio padre, prima di andare da Damon e gli avevo spiegato a grosso modo la situazione, aveva stranamente accettato senza porsi alcun problema, quindi dovevamo solo vestirci ed andare a quell'assurda cena da cui, ne ero sicura, non sarebbe uscito niente di buono.

 <<Sono d'accordo con te, tuo padre è parte della famiglia, spero solo che non gli dispiaccia visto che ci sarà la donna che ti ha tenuta lontana da lui per lunghi diciotto anni>>, anche questo era vero, ma se conoscevo mio padre almeno un po', non ne avrebbe fatto un problema se non avrebbe detto niente di sbagliato Stephanie, questo era ovvio. <<Sono sicura che non è un problema per lui, allora vai a prepararti Dam, dobbiamo affrontare la cosa subito>>, <<sembra che dobbiamo affrontare una guerra da come ne parli>>, quasi mio caro Damon, quasi. <<Se non va come dovrebbe andare, sì Dam, dobbiamo affrontare una guerra in famiglia o quasi, lei non è più nessuno, da molto tempo ormai>>.

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