DAMON
Era arrivato il momento che attendevo da mesi e mesi, avevo pianificato tutto nei minimi dettagli, dovevamo solo partire e dire addio a questo posto che per anni avevo chiamato casa, ma in cui non mi ero mai sentito a casa. Los Angeles era la mia città nativa, era la mia storia e le prime pagine di un libro che avevo scritto negli anni, pagina dopo pagina, giorno dopo giorno, ma era arrivato per me il momento di dare una svolta alla mia storia, di scrivere un continuo migliore, degno di essere chiamato vita. Perché quella che avevo condotto fin ora, di certo non poteva essere definita vera vita, perché senza l'amore e la felicità, senza la speranza, che vita era? I ragazzi erano già pronti, anche loro non erano a conoscenza della verità ed erano molto curiosi, mi porgevano delle domande che puntualmente evitavo o sviavo, doveva riuscire come sorpresa. Solo Philip e Thomas erano a conoscenza del mio "piano", semplicemente perché suo fratello doveva prendere l'aereo e trasferirsi il giorno dopo, per un'ulteriore sorpresa ad Hope e suo padre be' dovevo accettarmi che potesse affrontare un viaggio. <<Mamma perché papà non ci dice dove andiamo?>>, la piccola e innocente Alice era decisamente quella più curiosa e mi stava dando il tormento per quante domande mi abbia fatto nel giro di dieci minuti, si era arresa all'idea che non avrebbe ottenuto la sua risposta e aveva iniziato a tormentare sua madre. <<Perché è una sorpresa Alice>>, le ripete con pazienza Hope, mentre concentrata sceglieva i prodotti che doveva portare assolutamente con sé. <<Sì però può dirci qualcosa>>, disse incrociando le braccia al petto, ero riuscito a far arrabbiare anche una bambina, perfetto. <<Se porti un altro po' di pazienza lo scoprirai da sola piccola>>, risposi intromettendomi nel discorso, mentre osservavo Hope andare avanti e indietro per innumerevoli volte. <<Uffa però, io volevo sapere!>>, arrabbiata corse in cucina, probabilmente a farsi consolare dai suoi fratelli che stavano stuzzicando qualcosa prima di partire, erano le sette del pomeriggio. <<L'ho fatta arrabbiare, scusa ma ci tengo a questa cosa, mi sono impegnato tantissimo per non farvi sospettare di niente>>, Hope mi guardò di sottecchi, non mi stava prestando attenzione, lo capivo da come aveva semplicemente annuito, quando ero sicuro che, se avesse ascoltato le mie parole, mi avrebbe detto che non era colpa mia e che andasse tutto bene.
<<Non mi stai ascoltando>>, affermai quando per un'ulteriore volta annuì col capo, così mi alzai per afferrarle la vita e l'abbracciai da dietro, tenendola ancorata a me con un braccio, con l'altro congiunsi le nostre dita. <<Che hai?>>, le dissi a bassa voce, baciandole il collo, <<niente>>, bugiarda. La conoscevo bene, anche meglio di quanto conoscessi me stesso. Era arrabbiata? Inarcava le sopracciglia e assumeva quell'espressione che tanto mi piaceva, era tenera per me, e sicuramente non faceva paura a nessuno. Era triste? Le labbra le si incurvavano in modo quasi naturale, e se avesse pianto lo si sarebbe notato dalla punta del naso, rossa quasi quanto era rosso un pomodoro. Era felice? Sorrideva così tanto da mostrare due piccole fossette ai lati della bocca, tenere e belle come tutto di lei. Era serena? Lo capivi subito, parlava poco e di tanto in tanto ti guardava negli occhi regalandoti un mezzo sorriso capace di abbattere un mondo intero, mentre se fosse stata agitata avrebbe iniziato a parlare a raffica, dicendo cose sconnesse tra loro e spalancava gli occhi, quando invece, era spaventata. E infine, quando era pensierosa, non ascoltava niente e nessuno, era in un mondo tutto suo e si estraniava dal resto, si concentrava sul mettere in ordine i suoi trucchi come se fosse la sua terapia per non dar peso ai pensieri che la tormentavano, come in questo momento. <<Non sono cieco, ti conosco e lo sai. Cosa sta frullando in questa testolina?>>, si voltò tra le mie braccia, guardandomi negli occhi con quell'espressione quasi preoccupata che troppo spesso le avevo visto in volto, molte volte proprio a causa dei miei errori. <<Non so cosa aspettarmi da questa vita perfetta, è tutto troppo bello, semplice direi e ho paura che possa finire presto>>, potevo capirla molto bene, era ciò che passava anche a me per la testa, la paura che il passato faccia la sua comparsa un'altra volta e che possa spazzare via di nuovo tutto. <<Hope se devo dirti la verità ho paura anche io, ma se vivi con la costante paura che possa finire qualsiasi cosa, non potrai goderti a pieno ciò che hai adesso tra le tue mani. Non dico che non dovresti avere paura, va bene che tu ne abbia, ma non pensare alle cose negative, al dolore che ha caratterizzato il nostro passato>>, le baciai dolcemente la punta del naso, strappandole un sorriso, quel sorriso luminoso che era il mio costante tormento e la mia costante cura.
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All is lost.🌚
RomanceSEQUEL DI "NOTHING IS LOST".🌻 Hope ha deciso di cambiare vita nel momento in cui ha scoperto di essere in dolce attesa mentre, il suo grande amore, non aveva alcun ricordo di lei. Si è trasferita in Italia, ha cresciuto i suoi figli come meglio pot...