59- Due donne e un uomo.

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DAMON

Era successo tutto così in fretta che non mi era stato possibile calcolare come al mio solito, programmare la prossima mossa e prevedere ogni cosa. Mi era sfuggito tutto, non avevo più controllo della situazione, le azioni di quella donna non erano decifrabili come quelle a cui ero abituato da sempre, non ero stato in grado di capire cosa stesse realmente frullando in quella testa. Stephanie, per qualche assurdo motivo, aveva liberato Hope e non me ne capacitavo, non capivo il perché, perché liberare la chiave del suo piano? <<Che ci fai qui?>>, il mio tono di voce risultò accusatorio, in realtà ero contento di vederla con i miei occhi viva e vegeta, ma ero turbato dal fatto che non era davanti ai miei occhi per merito mio. <<Mi ha liberata, non so perché ma l'ha fatto di sua spontanea volontà, più o meno>>, aveva appena varcato la porta, i bambini la stringevano forte ai loro piccoli corpi, Alice si era attaccata al suo collo come una cozza con uno scoglio, eppure stentavo a credere che non fosse un'allucinazione, uno scherzo della mia mente sveglia da tre giorni. <<Stai bene?>>, dovevo sembrare patetico, visto che era la domanda che avrei dovuto farle io e invece me lo sentivo dire dalla donna che, ancora una volta, a causa mia, aveva rischiato di morire e di lasciare i suoi figli da soli. <<Sì, scusa mi hai rimasto senza parole. Come stai Hope?>>, mi guardò negli occhi con le lacrime che si imponeva di trattenere, capii perfettamente che si stesse incolpando, suo padre era malato ed era ancora nelle grinfie di quell'arpia di cui non avevo poi compreso granché. <<Sto bene, sono un po' scossa ma è tutto ok>>, non riuscivo a muovermi, era come se la mente si fosse fermata e il corpo non rispondesse più di conseguenza, il tempo e lo spazio si erano ghiacciati, insieme alle mie certezze: come avevo fatto ad essere così stupido? <<Hope, che bello vederti!>>, Elisabeth ruppe il silenzio e si lanciò sulla sua migliore amica per stringerla in un abbraccio, poi prese per mano i bambini e andò via, lasciandoci soli, più o meno, suo fratello era ancora in fase di convalescenza e non poteva abbandonare il divano.

<<Andrei via ragazzi ma non sono molto in forma per poter togliere il disturbo. Non mi saluti neanche sorellina?>>, Hope sembrò notare Thomas solo adesso, probabilmente anche la sua mente si era messa sulla modalità stand-by. <<Scusa, i bambini non mi hanno fatto capire niente>>, si avvicinò al divano e gli accarezzò il viso, non era il caso di abbracciarlo. <<Mi sei mancata, dopo aver pensato di essere un uomo morto, ho pensato di averti perso>>, effettivamente non erano stati dei giorni facili per lui, aveva rischiato la vita e subito dopo l'aveva rischiata sua sorella, il che forse era anche peggio che temere per la propria vita. <<Mi sei mancato anche tu, non ho avuto il tempo di venirti incontro, mi hanno portata via subito>>, voleva giustificarsi con suo fratello di qualcosa che non aveva neanche fatto di sua spontanea volontà, quella donna era troppo abituata ad addossarsi di colpe che non aveva mai avuto, se c'era un colpevole, quello ero io. <<Non preoccuparti, Damon ha chiamato un dottore fidato e si è preso cura di me al posto tuo, puoi stare tranquilla>>, il modo in cui Thomas rassicura sua sorella, il modo in cui l'uno si preoccupa per l'altro mi scaldava il cuore. Loro due erano la perfetta rappresentazione di ciò che eravamo io e mia sorella, prima che ci dividessero, e mi ricordavano ciò che non eravamo più da un bel po' di tempo: fratelli. Le circostanze ci avevano portati a seguire due strade completamente diverse, ma ogni giorno pensavo a lei e al fatto che, se non mi avessero escluso per sbaglio dal loro mitico piano, sarei ancora suo fratello al cento per cento. <<Sai, lo sapevo che si sarebbe preso cura di te>>, si voltò e mi guardò negli occhi con una luce diversa da quella con cui era entrata pochi minuti fa dalla porta, era divertita quasi dal prendermi cura di suo fratello. <<Non potevo certo rischiare che mio cognato non fosse presente al nostro matrimonio>>, forse era la cosa meno opportuna da dire e da pensare, eppure non riuscivo a non pensarci: le avevo chiesto di sposarmi e mi aveva detto di sì. A quest'ora dovrebbe pensare ai preparativi per il matrimonio che si terrà tra qualche mese, invece eravamo qui, impegnati a salvare la vita a colui che doveva portarla all'altare.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 02, 2023 ⏰

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