36- Un amore eterno.

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HOPE

Era la prima volta che Philip metteva in mostra i suoi sentimenti, era il classico uomo che portava tutto dentro, ogni cosa, anche la ferita meno profonda. Era probabilmente abituato, forse nella sua vita aveva dovuto fare per forza così, perché altrimenti la vita l'avrebbe schiacciato e chiaramente, non poteva permetterselo. Forse ne sapevo davvero troppo poco del passato di mio padre, a tal punto di non capire perché ogni pugnalata la tenga per se, non la mostri a nessuno. <<Cosa successe poi?>>, desideravo da sempre sapere la storia dei miei genitori, e adesso anche se avevo una certa età, mi ritrovavo ad ascoltarlo incantata, affascinata da quell'amore che mi aveva dato la vita, affascinata dal modo in cui, nonostante fossero passati anni ed anni, gli facesse un certo effetto. <<È successo che passavamo molto tempo insieme, i suoi genitori mi iscrissero in una scuola privata, erano messi bene economicamente, lei era un giudice molto severo e rispettato mentre lui era il fondatore dei Black Angels>>, non potevo crederci, insomma con un giudice come moglie, ero rimasta senza parole. <<Già hai sentito bene, è così che mi sono approcciato in questo mondo fatto di sangue e carne da macello, questo mondo di merda. Era un giorno qualunque, tornammo a casa e loro stavano discutendo, non lo facevano mai, erano per lo più distanti per il lavoro impegnativo di mia madre, la chiamo così perché lo è stata davvero. Se avevo delle difficoltà a scuola, mi aiutava a risolvere il problema, se mi serviva qualsiasi cosa, me lo comprava lei, era veramente una brava persona. Fatto sta che stavano litigando poiché lei aveva dei sospetti, ma non immaginava questo, pensava a un tradimento. Quel giorno portai Samantha ai piedi di un laghetto che avevo scoperto qualche giorno prima, vicino casa sua. Ci lanciammo l'acqua a vicenda e anche se eravamo piccoli, ci baciammo. Il bacio più bello della mia vita, e anche il bacio più brutto. Con lei non era mai solo bianco e nero, era azzurro e anche grigio. Infatti, dopo quel bacio, scappò via e non immaginavo che potesse dirlo ai suoi genitori. Mi avevano adottato da poco più di cinque mesi e già avevo combinato un casino enorme, i suoi genitori erano delusi, ma, nonostante ciò, non mi lasciarono per strada, anche se mi hanno praticamente costretto a starle distante>>, <<quindi come siete finiti a stare insieme?>>, era tutto così... triste. 

<<Non siamo mai stati fidanzati se è questo che intendi, approfittavo della scuola per stare più tempo con lei. Poi arrivarono i miei sedici anni e i suoi quindici anni e avevamo degli amici in comune, ci invitarono al compleanno di uno di loro e lì ci siamo riavvicinati. Ci siamo baciati per la seconda volta e questa volta non è scappata via, mi disse che non sapeva definire ciò che provava per me e che era sbagliato provare qualsiasi cosa visto che eravamo fratelli. Sinceramente io non l'avevo mai vista come mia sorella, ma non importa questo, fatto sta che la mamma dopo altri otto mesi, scoprì tutto. E per tutto intendo cosa faceva suo marito alle sue spalle, così lo cacciò via e nella rabbia tra i due ci finii io di mezzo, dovetti andar via con lui siccome l'idea dell'adozione era stata sua>>. A quanto pareva, noi Johnson eravamo destinati a vivere situazioni complicate e a farci in quattro per crearci un futuro stabile con le nostre uniche forze. <<Non dirmi che ti ha adottato perché gli serviva il figlio maschio a cui lasciare un giorno il suo clan>>, ricongiunsi i punti di quelle informazioni e sperai che non fosse l'unico motivo per il quale l'aveva fatto, ma il silenzio e lo sguardo vuoto di mio padre, confermò i miei pensieri, era davvero un uomo così superficiale. <<Tutto ciò che ho fatto, visto e conosco ad oggi, è tutto merito dei suoi insegnamenti anche se aveva un modo tutto suo per insegnare. Quando non centravo il bersaglio giusto sparando con la pistola che mi procurava appositamente, mi utilizzava come posacenere personale e mi spegneva le sigarette addosso, ogni volta che sbagliavo agli inizi ero molto impacciato, quindi sbagliavo abbastanza. "Una bruciatura per ogni sbaglio fatto, così che non te ne dimentichi nemmeno uno", questo fu il suo modo per giustificarsi>>, era disgustoso, fare questo a un ragazzino di sedici anni.

 <<È una cosa orribile, dovevi denunciare anche lui papà, perché non l'hai fatto?>>, sorrise quasi rassegnato al solo pensiero, <<perché non potevo farlo, oppure avrei perso Samantha. Lei era l'unica ragione per cui stringevo i denti e andavo avanti, ogni tanto le concedeva di vedere suo padre e di conseguenza passavamo del tempo insieme. Lei veniva in una specie di casa per vedere suo padre e lui era sempre impegnato, andava sempre via e mi lasciava con lei. Delle volte piangeva, si chiedeva perché adesso non le volesse più bene e io mi ritrovavo ad asciugarle le lacrime e a confortarla, lo odiavo ancor di più, perché la faceva soffrire e non volevo che lei soffrisse. Passarono anni e riuscii a imparare buona parte delle cose>>, <<quante ne hai avute?>>, chiesi con un filo di voce mentre non riuscivo a gestire le lacrime che scendevano sul volto. <<Cinquantanove>>, le aveva contate tutte, perché ognuna di loro era stata una batosta. <<Così tante?>>, <<e non sai ancora il cliché, è morto due anni dopo, a cinquantanove anni>>, <<il destino, che splendido bastardo>>, dissi ridendo e rise anche lui. <<Quindi esattamente com'è successo tra di voi?>>, se fossero stati così distanti non avrebbero potuto avermi con il pensiero, c'era di sicuro un continuo della storia. <<Quando è morto sono andato al funerale, c'era anche sua moglie, non hanno mai divorziato ma non so per quale motivo, fatto sta che da quel giorno iniziammo ad avere un rapporto civile e nel frattempo ero già a capo dei Black Angels a soli diciannove anni. Pian piano iniziai ad uscire con lei, la portai a cena fuori e quella notte fu indimenticabile, guardammo le lanterne volare perché era il giorno di Capodanno e decidemmo di far volare le lanterne, poi andammo a quella che ormai era diventata casa mia e be' il resto puoi immaginarlo>>, quindi i miei genitori non erano mai stati sul serio una coppia. 

<<È stata solo una notte, non sapevo neanche che era incinta, ma nei mesi successivi la vedevo sempre più strana, solo che non mi disse niente ed io non sospettai niente. È morta molto giovane, aveva ventun anni e avevamo perso i rapporti dopo una lite, lei non voleva che conducessi la stessa vita che conduceva suo padre, ma io ormai la vedevo come la mia unica salvezza. Non ebbi il tempo di dirle che l'amavo e che sognavo un futuro con lei, che la sua migliore amica, la donna che ti ha cresciuta nascondendoti da me, bussò alla mia porta. Era morta e non era riuscita ad assistere alla tua crescita, era morta e non avevo più niente per cui lottare. Volevo morire, ma la donna che si è presa cura di te, Stephanie, mi convinse a non mollare e che prima o poi ci sarebbe stata una svolta nella mia vita. All'inizio non capii, ora capisco quelle parole erano calcolate, sapeva che prima o poi avrei avuto l'occasione per conoscerti>>, loro si erano amati senza dirselo, in silenzio e da lontano, avevano covato il loro amore reciproco, fin quando non si era schiuso, lasciando un vuoto immenso nell'altro. Ora capivo perché era difficile parlarne per lui, perché la loro storia era stata una storia senza lieto fine, destinata a perdersi tra le onde del mare. <<Mi dispiace così tanto, ma sono sicura che lei sapesse quanto l'amassi. Una donna le capisce certe cose>>, <<non gliel'ho detto nemmeno adesso che l'ho vista in coma, il mio amore per lei non è mai andato a male, lo conservo ancora con tanta cura>>, era questa l'essenza dell'amore, provarlo e conservarlo, nonostante tutto. 

<<E va bene così papà, quindi non hai avuto nessun'altra storia dopo di lei?>>, <<non ho voluto nessun'altra, il che è diverso. Ho scelto di amare lei oltre la vita e la morte, oltre l'oceano e il cielo, ho scelto lei e non ho permesso a nessun'altra di sfiorarmi, mai>>, non avevo più parole, pensieri da esporre, avevo solo tante lacrime e tanta stima per l'uomo che era sempre stato, anche a quattordici anni, così mi alzai e lo abbracciai stando attenta a tutti i fili che c'erano. <<Sei un uomo d'oro papà e sono felice di averti nella mia vita. Non farmi più uno scherzo del genere, devi vedere i trofei dei tuoi nipoti, devi assistere ai loro primi amori>>, <<e soprattutto devo portarti all'altare>>, <<cosa dici? Mi hai già portata all'altare>>, mi sciolsi dall'abbraccio per guardarlo negli occhi. <<Sì, ma l'ho fatto con l'uomo sbagliato e me ne pento, scusa tesoro ma sai anche tu che razza di stronzo era. Quindi questa volta ti porterò all'altare con l'uomo giusto, un uomo che probabilmente ti ama tanto quanto io amo Samantha>>, un sorriso spontaneo mi nacque sul viso, non potevo sapere se la forza dei sentimenti che provava il mio Damon, equivaleva alla forza dei suoi sentimenti, ma potevo sapere che era davvero l'uomo giusto, perché era l'uomo che amavo da undici anni, da lontano e in silenzio, e che l'avrei amato oltre la vita, la morte. <<Be' speriamo che mi faccia la proposta allora>>, <<certo che te la farà, sennò lo uccido>>, ridemmo insieme all'idea di Damon impaurito da Philip, anche se non aveva mai paura di niente.

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