11- Piccole scommesse.

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ELISABETH
Sapevo che era capace di fare qualsiasi cosa pur di avere ragione ma soprattutto pur di dimostrarmi che aveva ragione. Non pensavo però che si sarebbe ferito apposta solo per dimostrare ciò. Mi alzai e mi avvicinai al tavolo o, meglio, alla mano bucata di Damon. <<Che c'è biondina? Non eri indifferente?>>, rise prendendosi gioco di me, bastardo. <<Damon non so essere indifferente dinanzi a una mano bucata! Cosa ti dice il cervello?>>, mi guardò con il solito sorrisetto stampato sul volto, possibile che non gli facesse nemmeno un po' male? Io al posto suo, probabilmente, starei già morendo. <<Il cervello non mi dice niente di che, semplicemente mi serviva un diversivo per andare in ospedale senza che Hope sappia che sono tornato per lei, ne ho solo approfittato per vincere un'altra piccola scommessa con te>>, ma che bravo, le sue idee erano sempre le migliori. <<Era necessario bucarsi una mano per andare in ospedale? Potevi fingere un infarto oppure che ne so, qualcos'altro di meno doloroso>>, <<sarebbe stato noioso, comunque non è doloroso e tranquilla, è abbastanza piccolo visto il coltello che ho utilizzato>>. Per me era impazzito Damon, ma d'altronde che potevo aspettarmi da lui? L'aveva detto che avrebbe fatto qualsiasi cosa per riprendersela e allontanarla da suo marito, ma non credevo che prendesse queste parole sul serio, ero rimasta scioccata. <<Era un coltello con la punta affilata com'è possibile che non sia niente di grave? Te ne sei accorto vero, che hai un buco enorme nella mano?>>, <<esagerata, esageri sempre biondina. Ora non perdiamo altro tempo, portami in ospedale, su>>. Rimasi un attimo interdetta, senza sapere cosa fare o cosa dire, mi aveva detto che non dovevo uscire da qui, che dovevano credere alla storia del rapimento, e improvvisamente, mi stava chiedendo di fare l'esatto contrario. Non era da lui, Damon non l'avrebbe detto. <<Sei sicuro? Insomma, mi hai detto che non potevo vederla altrimenti avrei mandato tutto all'aria, e adesso mi dici che posso non solo uscire, ma addirittura venire con te e vederla?>>, parlai senza sosta, a momenti non respiravo nemmeno più per quanto stessi parlando a raffica. <<Elisabeth, puoi respirare per favore? Altrimenti sarò io a portare in ospedale te. So cosa ho detto ma le cose sono cambiate, ho scoperto che c'è un collegamento strano tra Josh e Alessio, quindi dobbiamo agire, e direi che per prima cosa lei deve andare via dalla casa di Josh, quindi facciamo cadere la sua maschera. Tutto chiaro?>>, non era per niente chiaro, cosa c'entrava Josh con il marito di Hope? 

<<Non proprio ma andiamo, se davvero c'entra anche Josh in quella storia complicata di cui non vuoi parlarmi, dobbiamo agire adesso. Non gli permetterò di fare del male alla mia migliore amica, ancor meno di fare del male ai miei nipotini>>, mi guardò come se avessi detto l'unica cosa a cui non aveva minimamente pensato, ed io lo guardai per tranquillizzarlo, non li avrebbe toccati, ero convinta che Damon sarebbe stato in grado di proteggerli, anche da lontano. <<Ti giuro Elisabeth, anche se dovesse essere l'ultima cosa che farò nella mia inutile vita, non li sfiorerebbe neanche, non ne avrà il tempo, lo ucciderò con le mie mani se necessario. Non glielo permetterò, non gli permetterò di sfiorarli con un solo dito, e questa è una promessa>>. E io sapevo che non era mai stato più serio di così, e che per quanto potesse farmi paura, o potesse ferirmi il pensiero che Damon uccida Josh, ero totalmente d'accordo. Mezz'ora dopo, passata in silenzio nell'auto di Damon, che mi aveva lasciato guidare senza problemi, arrivammo in ospedale. La mano aveva smesso di sanguinare, anche perché prima di uscire, gliela avvolsi in uno straccio, improvvisando una fasciatura per tamponare ma soprattutto per non sporcare l'auto di sangue, era l'unica preoccupazione di Damon al momento. <<Salve ho bisogno di un dottore che medichi la mano del mio amico>>, mi avvicinai alla segretaria o almeno era questo che sembrava, tra le scartoffie e il telefono che squillava ogni due minuti. La signora paffutella non mi rispose, continuò a limarsi l'unghia mentre era al telefono. <<Mi scusi ma avrei veramente bisogno di un medico, può dirmi dove posso trovarlo?>>, continuò ad ignorarmi e iniziai ad innervosirmi, Damon che era rimasto alle mie spalle, si avvicinò fino a trovarsi accanto a me. <<Vuoi che ci provi io? Sai sono bravo ad attirare l'attenzione delle donne>>, grandioso, ci mancava solo Damon che ci provava con la segretaria dell'ospedale. <<Non preoccuparti, so anch'io attirare l'attenzione e non per forza degli uomini, ma di tutti>>, fece un piccolo cenno verso la signora che continuava a fare di tutto, tranne che il suo lavoro. <<Sei proprio sicura? A me non sembra>>, quel suo sorrisetto vittorioso mi fece innervosire ancora di più, così accettai quest'altra piccola sfida. <<Sta a vedere cosa sono capace di fare>>.

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