DAMON
L'avevo capito osservandola che qualcosa non andava per il verso giusto, ancora una volta. Non l'avevo mai guardata veramente, era troppo interessante per guardarla e basta; quindi, l'avevo sempre osservata e amavo farlo, era come osservare le bolle di sapone sospese in aria, in attesa che esplodessero, lei era da sempre un'esplosione di colori, era il sole e tutto il sistema solare. Con il tempo avevo sviluppato una sorta di potere, riuscivo a capire i suoi stati d'animo anche a distanza di chilometri da lei, non c'era nemmeno bisogno di guardarla negli occhi. Bastava il suo tono di voce, il linguaggio del suo corpo e capivi cosa stesse provando in quel momento, era trasparente Hope, ma lo era ancor di più per me. Non sapevo come interpretare quest'improvviso interesse della madre nei suoi confronti e nei confronti dei miei figli, la fiducia nelle buone intenzioni delle persone era una virtù che non mi apparteneva, non dopo tutto quello che ci era successo negli anni. Non la conoscevo abbastanza, la donna che aveva cresciuto la mia donna, non l'avevo vista così tante volte da potermi fare un'idea su come fosse, e in ogni caso, le persone potevano sempre cambiare e Josh era stato il perfetto esempio, in negativo ovviamente. <<Non esserne troppo convinto, potrei cambiare idea da un momento all'altro>>, si era intromessa nel discorso tra me e Philip che mi stava palesemente prendendo per il culo, per la mia gelosia nei confronti della mini-Hope che stava giocando con i suoi fratelli. Ero geloso, senza dubbio, ma non avrei assistito a come padre e figlia si sarebbero presi gioco di me, <<non ci credi nemmeno tu>>, le risposi sorridendo, Thomas fece un gesto di disgusto e andò a farsi finalmente un bel bagno con Elisabeth, lo stava pregando da ore e lui insisteva di voler prendere il sole. <<Io ci credo, la mia bambina sa essere furba>>, rispose ironico suo padre e anche se ero convinto del fatto che stavano scherzando, non riuscii a non riflettere sulle loro parole e a non avere una sorta di ansia addosso, c'era sempre quel timore di non essere voluto come una volta. <<Certo, molto furba>>, mi sdraiai sul lettino e finsi di leggere un qualcosa sul cellulare, pur di non guardarli negli occhi e rendermi patetico, con delle paranoie che solitamente non mi appartenevano affatto.
<<Che ti prende?>>, probabilmente anche lei possedeva quel potere, ogni volta capiva subito il mio stato d'animo, per certi aspetti era frustante, non potevo nasconderle niente. <<Niente>>, risposi continuando a scorrere totalmente a caso le storie di Instagram, che ogni tanto emettevano qualche nota di una canzone. <<Non è vero e lo sai, stavamo scherzando e improvvisamente sei diventato tutto serio>>, <<il lavoro mi chiama, tutto qui>>, non mi credeva eppure non mi chiese nient'altro. <<Bimbi fuori dall'acqua!>>, urlò all'improvviso, mi svegliai di scatto, mi ero addormentato sul lettino con il suono delle onde come ninna nanna, mi alzai di scatto. <<Già vuoi andare via? Sono solo le cinque del pomeriggio>>, le dissi mentre andava a destra e sinistra per raccogliere i giochi di Alice e i vestiti di tutti, compresi i miei che mi lanciò in faccia arrabbiata, cos'avevo fatto mentre dormivo oltretutto? <<Perché sei arrabbiata?>>, le chiesi strizzando gli occhi, non vedevo niente di nitido, ero ancora perso nel mondo dei sogni per affrontare la furia della piccola Hope tigre. <<Non sono arrabbiata, andiamo via perché Abel vuole uscire con i suoi nuovi amici e non mi sembra il caso che si faccia troppo tardi, visto che dobbiamo farci una doccia tutti quanti>>, disse sempre con quel tono di voce agitato, prese di fretta e furia gli asciugamani e li posò nella borsa che aveva portato con sé per il mare, cavolo se non era arrabbiata io ero Hulk. <<Cos'hai fatto per farla incazzare così tanto?>>, mi chiese sottovoce suo fratello, onestamente non ne avevo idea, <<non lo so io stavo semplicemente dormendo>>, gli dissi osservando Hope trascinare Alice fuori dall'acqua. <<Papà un altro po' ti prego!>>, mi disse correndo tra le mie braccia con le lacrime agli occhi, gliele asciugai con il palmo della mano e Hope rispose al mio posto, <<niente un altro po' Alice, papà non può farci niente, dobbiamo tornare a casa>>, non ci stavo capendo niente quindi decisi di non contraddirla, soprattutto perché era molto nervosa, e convinsi Alice ad andare via.
Non parlammo per tutto il tragitto verso casa, in realtà non parlammo neanche a casa, poi mi ricordai che avevo preso sonno con il cellulare in mano e che, quando mi ero svegliato di soprassalto, il telefono non c'era più. Doveva essere quello il motivo per cui era tanto arrabbiata, ma non aveva senso, avevo eliminato tutti i contatti delle donne che avevo conosciuto in questi anni, dal primo momento in cui l'avevo rivista e ne ero così sicuro che ci avrei messo la mano sul fuoco per dimostrarlo. <<Hope possiamo parlare?>>, le chiesi afferrandola per la vita, non mi guardò come era suo solito fare, così ebbi la conferma che era ancora arrabbiata per chissà quale motivo. <<Non ora Damon, c'è ancora Alice in casa>>, doveva essere grave se voleva parlarne senza bambini in casa, annuii e aspettai con pazienza e frustrazione che finisse di lavarsi la piccola, così che il nonno l'avrebbe portata da qualche parte, in un parco avevo supposto. <<Non so cos'hai fatto ma è grave se non vuole che i bambini sappiano>>, ci si metteva anche lui, come se non lo sapessi già di mio. <<Lo so, ma non ho fatto niente Philip>>, gli dissi mentre vidi Hope scendere le scale con la mano di Alice nella sua, l'affidò a suo padre e chiuse la porta con un tonfo che non premise niente di buono, finalmente eravamo soli e avrebbe parlato, non ce la facevo più. <<Ora posso sapere che hai?>>, le chiesi seguendola in cucina, si mise ai fornelli come se niente fosse. <<Me lo chiedi anche?>>, stavo iniziando a perdere la pazienza, non avevo fatto niente! <<Te lo chiedo perché stavo dormendo e non ho capito un cazzo, cos'è successo?>>, <<succede che tu, mio caro Damon, hai cambiato atteggiamento all'improvviso e hai detto che "il lavoro ti chiama" parole tue, non mie. Poi ti sei addormentato e sì, ammetto che non si dovrebbe fare, ma guardando i messaggi ne trovo uno di una certa "Angelica", bel lavoro complimenti!>>, mi lanciò il cellulare e per poco non mi colpì in fronte, lo afferrai per capire di cosa stesse parlando. Era effettivamente vero, questa persona mi aveva contattato ma non sapevo nemmeno chi fosse, non ne avevo idea onestamente.
<<Puoi calmarti? Non conosco questa donna, non so chi sia e stai fraintendendo le cose, il mio cambio d'umore non c'entrava nulla né con il lavoro né con qualcosa altro>>, le spiegai con calma, anche se continuava a pelare le patate e non mi prestava attenzione, o semplicemente non mi credeva. <<Mi guardi per favore?>>, le afferrai il braccio, si ritrasse e nel farlo le scivolò la mano e si tagliò l'indice sinistro, imprecai sottovoce e afferrai saldamente il suo braccio. <<Lasciami, faccio da sola non ho bisogno del tuo aiuto, magari ne ha bisogno Angelica>>, la sua gelosia la rendeva infantile, cercai di non ridere mentre le mettevo il dito sotto l'acqua fredda, <<almeno mi hai sentita?>>, mi chiese spazientita, finalmente mi guardò e le risposi, <<sempre, ti ascolto sempre Hope e stai facendo l'adolescente>>. Mi guardò storto ma infondo lo sapeva, ne ero sicuro, sapeva che non era un atteggiamento da donna matura che era. <<Tu ti senti con altre donne e io faccio la bambina? Senti se vuoi la vita di prima a me va bene, ma non illudere i bambini, non si meritano un altro cambiamento radicale>>, le sue parole mi offendevano, perché io non avevo avuto nessun'esitazione, l'avevo scelta dal primo istante e avevo abbandonato chiunque altro, tranne i Black Angels, con loro la faccenda era più complicata. <<Hope non ho intenzione di tornare indietro, non ho intenzione di perdere te e nemmeno i bambini, smettila di dire sciocchezze per favore>>, <<allora perché ti senti con questa?>>, mi guardò negli occhi con un dolore nuovo, quello della delusione. <<Hope almeno l'hai aperta la chat? Non ho mai parlato con questa tizia, almeno non ultimamente. Mi ha scritto perché avevo una certa importanza a Los Angeles, ma qui siamo a Napoli e non ho niente a che vedere con lei, capisci che non mi interessa nemmeno leggere cos'ha scritto>>, <<ha scritto "Quella volta è stata wow, a quando la prossima?", è disgustoso>>, arricciò il naso e mi fece sorridere, presi la cassetta del pronto soccorso per prendere i cerotti e ne misi uno sull'indice che pressavo, per impedirle di allontanarsi da me.
<<Non ce n'era bisogno, è solo uno stupido taglio>>, <<c'è sempre bisogno di prendersi cura della persona che ami di più al mondo>>, le risposi con un mezzo sorriso, lo stesso che riuscii a strapparle. <<Mi giuri che non c'è stato niente di serio o importante con lei?>>, eravamo adulti ma alcune paure non andavano mai via completamente, ti restavano appiccicate addosso, come una maglietta sudata dopo una giornata di palestra e queste non andavano via facilmente. <<A parte te, niente ha mai avuto importanza nella mia vita, e di serio ho solo l'amore per te e per quei dannati bambini che mi hanno stregato>>, mi guardò negli occhi e non c'era più quella delusione che li rattristava prima, c'era la consapevolezza e l'amore che li riaccesero. La baciai e l'aiutai a preparare la cena, era questo il mondo perfetto, il suo.
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All is lost.🌚
RomanceSEQUEL DI "NOTHING IS LOST".🌻 Hope ha deciso di cambiare vita nel momento in cui ha scoperto di essere in dolce attesa mentre, il suo grande amore, non aveva alcun ricordo di lei. Si è trasferita in Italia, ha cresciuto i suoi figli come meglio pot...