ELISABETH
Erano volati altri quattro giorni, l'indomani avremmo festeggiato il Capodanno. Avremmo festeggiato per modo di dire, io ero a casa a distrarre i bambini e a trovare il modo per non fargli capire niente, Hope era all'ospedale per prendersi cura di suo padre, affiancata da Damon e suo fratello, be' anche lui era in ospedale. Gran bel Capodanno di merda, forse il peggiore in tutta la mia vita, e ne avevo vissuti di capodanni brutti. In un parco giochi a sballarmi con i ragazzini che frequentavo all'inizio del liceo, prima di attaccare briga seriamente con la mia migliore amica, con la famiglia adottiva che sapeva solo ubriacarsi, nell'orfanotrofio o più precisamente, nel letto dell'orfanotrofio dove mi trovavo da bambina. Eppure, per qualche motivo, sentivo come la sensazione che quest'anno sarebbe stato peggio, molto peggio. Non c'erano stati grandi cambiamenti finora, era tutto regolare per il momento ma la paura era sempre in allerta, ci prendeva per mano ad ognuno di noi e ci accompagnava ad ogni passo. Alice stava dormendo sul divano, riscaldata dal calore del camino che ardeva e che mi perdevo a guardare. Amavo osservare la legna bruciare e prendere fuoco, facendo degli scoppietti ogni tanto, mi rilassava e mi liberava la mente. Aveva passato la notte a piangere, voleva il suo papà. Come si poteva spiegare a una bambina di sei anni, che suo padre era un serial killer? Come potevo spiegarle che il padre dei suoi fratelli, aveva dovuto per forza ucciderlo? Non potevo farlo, non rientrava nelle mie capacità. Era troppo piccola e innocente per spiegarle una cosa del genere, così cercai di calmarla spiegandole che sarebbe arrivata la mamma, non appena avesse chiuso gli occhi. Si era addormentata poco dopo, con il pensiero che sarebbe arrivata la sua mamma. Mi faceva tenerezza, come lei i suoi fratelli che fingevano di non aver capito niente, quando sicuramente avevano percepito tutto, erano intelligenti, molto razionali, sicuramente erano come Damon. La piccola iniziò a tremare, mi avvicinai con un plaid e lo appoggiai sul suo corpicino, alzai le gambe mettendomi accanto a lei. C'era una tempesta in corso e avevo sempre un po' di ansia quando accadeva, non riuscivo a stare tranquilla. Mi sentivo irrequieta, mi capitava spesso in questo periodo, sempre in allerta, sempre con tutti i sensi attivi, anche e forse soprattutto di notte. <<Zia, facciamo la cioccolata calda? Fa freddo e hai solo un plaid per Alice>>, il piccolo Damon, quello che gli somigliava di più in tutto e per tutto, si appoggiò al bracciolo del divano.
<<Adesso la faccio Abel, scusa ma non sono attrezzata per i bambini, è la più piccola>>, cercai di giustificarmi ma la verità era che non avevo minimamente pensato al fatto che anche i due ometti potevano avere freddo. Infondo era pieno inverno, anche se Los Angeles era calda, d'inverno sapeva essere fredda. Facevano 9° gradi e di certo noi californiani non eravamo per niente abituati. <<Hai fatto bene a darle la coperta zia, mia sorella è freddolosa soprattutto a Milano soffre il freddo>>, era premuroso, solo con i suoi fratelli. <<Va bene, mi accompagni in cucina?>>, cercavo di lasciarli meno tempo possibile da soli, non mi piaceva l'idea che si potessero sentire soli o abbandonati. Era una situazione complicata e cercavo di fare il mio meglio per aiutare la mia migliore amica che al momento, non poteva fare altro che attendere belle notizie. <<Va bene zia>>, chiamai anche Arthur che in risposta fece un gridolino soddisfatto, facendo una corsa verso la cucina, dove stavo già prendendo l'occorrente. <<Cosa posso fare per aiutarti?>>, <<passami il pentolino>>, Arthur che aveva preso posto sullo sgabello accanto l'isolotto della cucina, scattò subito, prendendo ciò che gli avevo chiesto. <<Cosa ci devi fare con questo pentolino?>>, Abel sembrava quello più interessato al procedimento, come se stesse guardando uno scienziato fare un esperimento. <<Mi serve per sciogliere il cioccolato Abi>>, avevo un bel rapporto con i miei nipoti, anche se eravamo distanti, anche se spesso mi accorgevo di non coccolarli abbastanza. Non erano semplici nipoti, erano pezzi di cuore, erano la prova che l'amicizia poteva superare tutto, fino ad arrivare a questo momento, il più bello di tutti. <<E dopo cosa facciamo?>>, nel frattempo stavo tagliuzzando il cioccolato a latte, l'unico che avevo in casa, mentre riscaldavo il pentolino sul fuoco. <<Zia posso fare qualcosa anche io?>>, erano bambini intraprendenti, curiosi e vivaci, volevano sempre fare qualcosa di diverso, uscire fuori dagli schemi. Ed erano piccoli, dopotutto. <<Certo tesoro, puoi mettere il cioccolato nella ciotolina, così poi lo faccio sciogliere a bagnomaria>>, eseguì con la massima concentrazione e poco dopo, quando la cioccolata fu pronta, la piccola Alice si svegliò. <<Ma buongiorno piccolina, vuoi un po' di cioccolata calda?>>, si alzò dal divano e si stropicciò gli occhi mentre sbadigliava, venendo in cucina. Abel, il suo supereroe, la prese in braccio e la fece sedere accanto a sé. <<Sì, anche io cioccolata>>, sorrisi per la dolcezza con cui lo disse, presi un'altra tazza e versai la cioccolata calda anche per lei.

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All is lost.🌚
RomanceSEQUEL DI "NOTHING IS LOST".🌻 Hope ha deciso di cambiare vita nel momento in cui ha scoperto di essere in dolce attesa mentre, il suo grande amore, non aveva alcun ricordo di lei. Si è trasferita in Italia, ha cresciuto i suoi figli come meglio pot...