56- Ragione o istinto?

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DAMON

Questo non doveva accadere, ecco perché avevo insistito tanto ad andare da solo, sapevo che in due sarebbe stato troppo pericoloso. Adesso, oltre a cercare il modo per salvare l'amore della mia vita, dovevo cercare il modo di tirarne fuori anche suo padre, sperando che non se la prenda con me per averlo coinvolto ancora una volta, in una situazione del genere, nonostante il suo stato di salute non fosse propriamente il massimo. Dovevo mantenere la calma, ma ad ogni minuto che scorreva, mi risultava sempre più difficile farlo. Per quanto ne sapevo, potevano aver cambiato il luogo dal momento in cui erano stati sgamati, oppure potevano prepararsi un piano da mettere in atto nel momento in cui saremmo tornati, era ovvio che l'avremmo fatto, di sicuro non avrei lasciato anche Philip nelle loro mani e Stephanie lo sapeva fin troppo bene. <<Abbiamo un problema>>, chiamai Tommy, era l'unico con cui avrei potuto comunicare per le restanti dieci ore, i Black Angels erano in viaggio ma purtroppo non c'era modo più veloce per farli arrivare prima e avevo bisogno del mio gruppo. <<Cos'è successo capo?>>, <<ci hanno scoperti, sono andato all'indirizzo che mi hai indicato con Philip, l'hanno preso>>, ci fu un attimo di silenzio, poi lo sentii sospirare. <<Questa non è una bella cosa, vuol dire che cambieranno strategia o luogo>>, lo sapevo bene, ed era quello che avrei dovuto impedire, anche se non sapevo come fare. <<Lo so Tommy, sono sicuro che andranno via dalla manifattura tabacchi, e sono sicuro che sapranno del loro errore con il cellulare e a quest'ora l'avranno gettato chissà dove, proprio per non destare sospetti. Abbiamo bisogno di un piano>>, il fatto era che non avevo nessuno qui, erano tutti in viaggio e i pochi che erano rimasti, erano dall'altra parte del mondo. Ero solo dal momento che avevano preso anche l'unico uomo capace di aiutarmi, non sapevo che fare, era troppo per una persona sola.

<<Noi siamo lontani e possiamo aiutarti solo rintracciando un cellulare, ma gli altri sono in viaggio, devi solo portare pazienza e aspettare che arrivino, solo così puoi pensare a fare la mossa successiva>>, non potevo aspettare dieci lunghe ore, senza sapere cos'avrebbero fatto ad Hope o, peggio, a Philip che aveva già problemi suoi, non potevo starmene con le mani in mano senza sapere se li avrebbero portati altrove. <<Credi che sia facile aspettare? Sono le due persone più importanti della mia vita, come posso aspettare dieci ore e nel frattempo starmene a casa?>>, <<francamente non hai scelta. Se fai qualcosa, qualsiasi essa sia, ti prenderanno e a quel punto, dimmi Damon, come li salverai?>>, odiavo ammettere che era vero, se avrebbero preso anche me, cosa molto probabile visto che erano almeno venti uomini a lavorare per Stephanie, ed io ero solo, non avrei potuto fare molto per salvarli. <<Ok, hai ragione ma cerca di rintracciare il cellulare di Philip, se siamo fortunati e non si accorgono che ce l'ha, potremmo sapere se vanno via>>, <<lo farò ma non credo che siano così idioti da non accorgersene, magari era ciò che volevano, forse volevano che li trovassi e forse, sapevano che Philip sarebbe accorso>>, in effetti ripensandoci, non avevano nemmeno provato a fermare la mia fuga, erano in due, avrebbero potuto benissimo farlo. Dunque, se era programmato, non avrebbero cambiato luogo, avrebbero aspettato il mio ritorno, e probabilmente non si aspettavano che sarei andato con i miei uomini ma che, come uomo impulsivo, sarei tornato da solo pronto a cadere nella trappola. <<Ora che mi ci fai pensare, erano due uomini e uno di loro non ha nemmeno provato a fermarmi. Forse hai ragione, fa già parte del loro piano e aspettano che torni da solo, così da incastrare anche me nella loro trappola>>, <<per questo non devi andarci e devi aspettare l'arrivo dei Black>>, lo ringraziai per aver reso più lucida la mia mente, poi tornai a casa di Thomas, i miei figli erano lì. <<Damon, dov'è Philip?>>, Elisabeth venne ad aprirmi, inseguita dalla piccola Alice che mi si gettò tra le braccia, quando mi inginocchiai per prenderla in braccio, <<papà! Sei tornato>>, il suo sorriso mi ricordava quello di sua madre, raffinato e raggiante, proprio come il suo.

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