46- Il venti giugno.

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THOMAS

Eravamo tutti riuniti, come una vera famiglia felice, e anche se mia madre non era qui con noi, anche se c'erano stati avvenimenti orribili e morti, eravamo andati avanti. Un po' mi dispiaceva per aver praticamente abbandonato mia madre a diciannove anni, anche se ci sentivamo ancora telefonicamente, avevo sempre l'impressione di averla tagliata fuori dalla mia vita, soprattutto ora che le cose iniziavano davvero ad andare bene, forse perché Hope l'aveva fatto sul serio, lei l'aveva abbandonata non appena scoprì l'esistenza di Philip e delle menzogne della mamma. Era stata dura con lei, infondo era comprensibile, doveva crescere una figlia non sua e soprattutto doveva nascondere la verità a chiunque, padre biologico compreso, non dev'essere stato semplice per lei, come per mio padre che l'aveva comunque cresciuta come figlia sua. Ad ogni modo, non avevo mai avuto il coraggio di dire ad Hope che la mamma desiderava vederci e che di conseguenza aveva acquistato un biglietto per il venti giugno, ovvero tra soli quattro giorni. Non sapevo come dirglielo, non sapevo come l'avrebbe presa viste le circostanze, non sapevo se a distanza di molti anni, lei volesse un rapporto con sua madre, nostra madre che sembrava disperata per quanto mi aveva pregato di darle l'opportunità di conoscere i suoi nipoti, che aveva visto mezza volta in una videochiamata. La stessa cosa valeva per mio figlio, eravamo lontani quindi l'aveva visto poche volte e da uno schermo, però per i figli di mia sorella non potevo decidere io, quindi, le dissi di venire a conoscere mio figlio e che, se Hope l'avesse voluto, avrebbe conosciuto anche loro. Ero riuscito ad ottenere la custodia di mio figlio, visto che la madre non era mai stata una donna affidabile, siccome non lavorava ed era entrata nel giro della droga, non era stato difficile ottenere la custodia e crescere mio figlio con Elisabeth.

 Fortunatamente, era contento, forse perché era abbastanza grande da capire che sua madre non era affidabile e che invece, Elis, era una persona fantastica che lo amava un sacco, quasi come se fosse figlio suo. I bambini stavano allegramente interagendo con l'acqua, con Elisabeth e Damon a tenerli d'occhio, mentre Hope si era sdraiata per prendere un po' di sole, era il momento giusto per affrontare l'argomento. <<Hope devo dirti una cosa>>, forse non era il modo adatto per iniziare la conversazione, ma non volevo girarci intorno, mia sorella si alzò gli occhiali da sole per guardarmi, sapeva che ero serio e un velo di preoccupazione le coprì gli occhi. <<Che succede?>>, be' lei non era da meno, a quanto pareva, andare dritti al punto era di famiglia, anche se il nostro gruppo sanguigno non era lo stesso, eravamo cresciuti insieme ed ero stato un fratello maggiore, per lei un punto di riferimento fondamentale e a noi francamente, del sangue ce n'è fregava ben poco. <<Ascolta io non so da quanto non senti la mamma, ma io continuo a sentirla quotidianamente>>, iniziai e si irrigidì all'istante, <<Stephanie, non la mamma>>, mi rispose senza guardarmi, si voltò verso la riva dove i suoi figli stavano giocando. <<Ok come preferisci, allora Stephanie mi ha detto che vuole venire qua, in Italia da noi, per conoscere i suoi nipoti>>, sganciai la bomba che sapevo l'avrebbe mandata su tutte le furie; infatti, si voltò subito con uno sguardo furioso e mi guardò, mi avrebbe ucciso volentieri in questo momento. <<Cosa scusa? Mi ha mentito per una vita intera ed ora non solo si sente la mamma, ma addirittura la nonna. Lei non è mia madre Thomas, mia madre è morta e i nipoti sono di Samantha non suoi>>, sapevo che l'avrebbe detto, era prevedibile e la comprendevo, ma infondo l'aveva cresciuta la donna che si rifiutava chiamare "mamma". <<Hai ragione ok? Ma lei l'ha fatto per proteggerti e poi ti ha cresciuta Hope, non puoi negarle la parola, almeno parlaci e poi sarai libera di scegliere ciò che credi sia meglio per i tuoi figli>>, non mi rispose, si alzò e andò a giocare con Alice, io volevo solo la famiglia al completo, e colei che chiamava Stephanie, ne faceva parte che lo volesse o meno.

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HOPE

Mio fratello aveva del tutto perso la ragione, la testa e tutto ciò che poteva perdere. Quella donna mi aveva mentito un'intera vita, l'avrei apprezzata molto di più se mi avesse raccontato la verità lei stessa, invece, avevo dovuto scoprirlo da sola, probabilmente avrebbe continuato a mentire fino alla fine dei miei giorni. Non era mia madre, faceva finta di esserlo e anche Thomas lo sapeva bene, adesso vorrebbe fare la nonna? Non se l'era meritato. Non riuscii nemmeno a guardarlo, mi alzai e mi avvicinai a mia figlia, l'aiutai a costruire un castello di sabbia fatto di pietre, una vera impresa ma ero riuscita a farlo risultare almeno decente. Damon era venuto da noi, vedevo come mi guardava e sapevo che avrebbe voluto farmi mille domande, ma con i bambini non poteva farle. Guardò la mia migliore amica e le fece un cenno d'intesa, ero molto contenta del loro rapporto ma quando si coalizzavano contro di me, non era poi così bello. <<Chi vuole un buonissimo pancarrè con la nutella?>>, chiese furba Beth, i bambini si alzarono di fretta e furia e urlarono all'unisono "io, io!", così Elisabeth prese Alice per mano e portò tutti con sé, lasciandomi sola con l'uomo che mi trascinò a largo. <<Devo rompergli il naso?>>, mi chiese subito con tono scherzoso, mi strappò un sorriso e feci "no" con la testa, <<allora cos'è questa faccia?>>, mi chiese di conseguenza. <<Thomas mi ha parlato di Stephanie, sua madre>>, specificai sua madre, perché da undici anni a questa parte, non la consideravo più mia madre, avevo aperto gli occhi e la sua maschera era caduta. <<Mi ha detto che vuole conoscere i nostri figli e che vuole parlarmi>>, <<qual è il problema? Fai una videochiamata breve, presentale i bambini e stacca>>, aveva soluzioni semplici per tutto, anche se le cose erano super incasinate. <<Non posso, vuole farlo di persona Dam, vuole venire qua>>, mi strinse tra le sue braccia e continuò a guardarmi, si era irrigidito, non piaceva neanche a lui l'idea. <<Non devi farlo per forza piccola Hope, insomma se non te la senti le mandi il messaggio da parte di Thomas, tu non la vedi e lei non conosce i bambini>>, in effetti aveva ragione, ma non ero sicura di non volerle parlare, ero sicura però che non avrebbe visto i miei figli, prima di parlare del passato. Abbassai lo sguardo e Damon mi afferrò il mento, incorando un'ulteriore volta i nostri occhi. 

<<Vuoi vederla?>>, <<sì ma ho paura Dam, non voglio che si riaprano ferite del passato, capisci?>>, iniziò ad accarezzarmi i capelli inumiditi dall'acqua salata, mi diede un leggero bacio e mi guardò ancora. <<Non si riaprirà nessuna ferita Hope, chiuderai definitivamente quel capitolo della tua vita e ti libererai finalmente del dolore che quel periodo ti ha recato. Parlarle non sarà così male e se proprio non vuoi farlo da sola, ci sarò io con te>>, non avrei mai potuto dimenticare quel periodo, quegli anni che inevitabilmente mi avevano cambiata, mi avevano cresciuta, ma forse avrei avuto l'occasione di archiviarlo una volta e per sempre. <<Hai ragione, le parlerò ma è una cosa che devo fare da sola>>, <<certo, io mi riferivo al fatto che, se hai paura ci sono io>>, <<lo so tesoro, me la caverò>>, <<come sempre>>, mi baciò e mi coccolò un altro po' tra le onde del mare che ci muovevano a loro piacere, poi decidemmo di asciugarci e prendere un po' di sole che non bastava mai. <<Alice vieni, ti devi mettere la crema solare prima di andare a giocare!>>, l'afferrai giusto in tempo il braccio, fuggiva sempre perché non le piaceva la crema solare, ma era troppo chiara per essere così tanto esposta al sole, non volevo tornare a casa con un giro arrosto, al posto di mia figlia. <<Mamma basta dai!>>, mi aggredì, fortuna che avevo appena finito di mettergliela su tutto il corpo, perché ovviamente era fuggita peggio di una gazzella. <<E' incredibile quella bambina quanto ti tiene testa>>, commentò mio padre, <<guarda che tiene testa a te e a Damon, siete uomini dopotutto, non sapete resisterle>>, la viziavano davvero troppo e lei aveva capito la strategia per ottenere tutto ciò che voleva. <<Non è affatto vero, Damon è fuso, tua figlia non può essere toccata per più di due secondi nemmeno dai parenti, che scatta come una molla>>, lo prese in giro e purtroppo mio padre aveva ragione, era molto geloso, di già. <<Philip chiudi la bocca, e poi è mia figlia, cosa dovrei fare? Stare a guardare come le mettono le mani addosso?>>, Philip scoppiò in una grossa risata, <<che cazzo c'è da ridere?>>, continuò il mio futuro marito. 

<<Damon, mettere le mani addosso è diverso dall'abbracciare tua figlia. Hope sei sicura che sia una buona idea sposarlo? Non vorrei che fosse un tantino psicopatico>>, se c'era una cosa che piaceva ad entrambi, era prendersi per il culo a vicenda. <<Psicopatico o meno è sempre una buona idea sposarmi, quindi, non hai via di scampo Philip>>, povera me che avrei dovuto sopportare entrambi per tutta la vita. <<Povero me, come farò>>, disse con fare drammatico, mi inserii nel discorso, <<povera me vorrai dire, dovrò sopportare entrambi>>, mi fulminarono in due con lo sguardo, ora si erano offesi tutti e tue? <<Piccola Hope puoi anche ammettere che non vedi l'ora di sopportarmi ogni giorno, infondo anche loro lo sanno>>, era proprio vero, sposare Damon, il mio Dam, era ciò che aspettavo di più dalla vita, ciò che speravo di raggiungere un giorno e quel giorno era vicino. <<Non esserne troppo convinto, potrei cambiare idea da un momento all'altro>>.

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