12- Ingresso teatrale.

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DAMON

<<Signori e signore, ho portato una persona con me, spero non vi dispiaccia, è una sorpresa che volevo farti tra un po' di tempo Hope ma le cose sono leggermente cambiate>>, feci la mia entrata teatrale, poiché volevo godermi la sua faccia. Philip guardava oltre le mie spalle con aria indifferente, lui sapeva quasi tutto in effetti. Quel giorno in cui Hope si ferì poiché convinta che avrei fatto del male a suo padre, io stavo semplicemente conversando con lui. Strano ma vero detto da un mafioso di un certo livello, stavo solo mettendo in guardia Philip su ciò che avevo scoperto, credevo fosse giusto farglielo sapere visto che si trattava di sua figlia. Quest'ultimo infatti aveva capito che alle mie spalle c'era Elisabeth e sapeva che, se avrei fatto un gesto del genere prima del previsto, voleva dire solo una cosa: La situazione era degenerata e le rivelazioni angoscianti. Spostò il suo sguardo su di me, era preoccupato come lo ero anch'io, non sarà facile far aprire gli occhi a quella donna testarda, non sarà facile metterla contro l'uomo che credeva di amare per ciò che era, anche se amava solo la sua maschera, non l'avrebbe accettato facilmente. Avanzai nella stanza e diedi modo a Hope di vedere la sua migliore amica. Elisabeth continuava a tenermi per mano, come se fosse la sua sicurezza. Lasciai la presa solo per chiudere a chiave la porta, non doveva guardare nessuno la scena, ma cosa più importante, non doveva arrivare Josh, almeno non prima che le parlavo di ogni cosa. <<Beth, sei tu?>>, sussurrò Hope appena la vide meglio, sembrava sconvolta. Fece il gesto di alzarsi dal letto ma Philip le impose di stare ferma. <<Hope hai un taglio alla pancia, puoi per favore stare ferma e soprattutto startene a letto?>>, <<papà ti sei accorto che nella stanza c'è anche Beth? O sei diventato cieco? Come posso starmene ferma quando la mia migliore amica che credevo fosse in pericolo, è proprio qui!>>. Non aveva tutti i torti ma nemmeno suo padre li aveva, così la protagonista della conversazione si fece avanti. <<Ha ragione tuo padre Hope, non muoverti>>, si sedette sul letto accanto alla sua amica e le accarezzò il viso, come se fosse la cosa più delicata del mondo, come se fosse una bambola di porcellana. 

<<Tu sei davvero qui, e sei venuta con lui qui! Insomma, credevo che lui ti tenesse nascosta chissà dove>>, iniziò ad agitarsi, probabilmente non stava capendo granché. <<Si lo so, ti spiegherò ogni cosa ma adesso voglio solo abbracciarti, mi sei mancata tantissimo>>. Si abbracciarono, Beth fece attenzione ai tubi prima di farlo, e passò un'infinità di tempo. <<Non vorrei rovinare il momento ma dobbiamo parlare, prima che venga qualcuno, non abbiamo molto tempo>>, misi fine al loro abbraccio, non per cattiveria ma bensì perché dovevamo dirle tutto e non potevamo sapere quando e chi sarebbe venuto ad interromperci. Presi posto su una sedia accanto a Philip, feci un bel respiro profondo prima di introdurre il discorso. <<Ci sono delle cose che dovresti sapere, cose che ti cambieranno la vita ma è giusto che tu sappia. Devi però essere disposta a credere a ciò che ti viene detto, altrimenti sarà tutto inutile Hope>>, <<cosa devi dirmi di così tanto importante? Ti ascolto Damon, ma non ti assicuro niente, non so se ti crederò ma adesso hai la mia attenzione al cento per cento>>. Bene, era un passo avanti in ogni caso. <<Quando sei andata via e dopo due mesi ho riacquistato la memoria, mi sentivo abbastanza perso, non sapevo più dove cercarti. Ho passato le prime cinque ore dopo l'uscita dall'ospedale a cercarti, ma non cercavo nel posto giusto. Ricordo che Josh alla fine si arrese e mi disse che eri andata in Italia, all'inizio però non disse nulla sulla gravidanza e io credevo che fossi andata via perché non volevi stare con un ragazzo che ha perso la memoria, pensavo che magari ti desse fastidio o cose simili. In realtà non sapevo neanche cosa pensare, ma un'idea mi venne, per trovarti o almeno per cercare degli indizi su di te e sulla tua vita senza di me. Così andai dai Black Angels, feci finta che la memoria non mi fosse tornata ancora, finsi di non sapere nulla su Philip, invece sapevo che era con te. Mi spiegarono senza farmi capire alcune cose, certo non immaginavano che io invece sapessi anche altro. In ogni caso mi accolsero come se fossi un cucciolo da proteggere a ogni costo, e quel cucciolo dopo cinque anni, divenne il capo branco. Avevo fatto delle cose davvero orribili, avevo torturato degli uomini, avevo ucciso delle persone innocenti, avevo portato al termine ogni missione che mi avevano affidato. 

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