41- L'aria di Napoli.

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ELISABETH

Eravamo arrivati nel nostro posto, finalmente eravamo nella nostra nuova città, nella nostra nuova casa e non potevo chiedere niente di meglio, volevo da sempre andare a Napoli e lui non mi ci aveva portato solo per un weekend, mi ci aveva portato per restarci tutta la vita, ecco chi era l'uomo che amavo. Avevo sentito tante cose su questa città, sia belle ma soprattutto brutte e la cosa di cui si lamentavano maggiormente era il chiasso e il caos che regnava nella città, be' io amavo quest'aspetto, amavo la folla, le voci, le persone amorevoli, amavo quel clima di famiglia che le persone ti donavano. Ero arrivata solo da un'ora e avevo subito deciso di uscire e gettarmi sulla cosa di cui invece avevo sentito parlare benissimo: il cibo. Andammo a cena fuori, io e Thomas accompagnati dalla luna e guidati dalle stelle, avevamo chiesto dei pareri ad alcune persone che c'erano e ci avevano consigliato una pizzeria che si trovava solo a dieci minuti a piedi da dove eravamo, in pieno centro. Thomas sapeva molto bene che amavo il centro delle città, qualunque essa sia, io volevo stare al centro, dove c'era quel chiasso che amavo da morire, la movida che mi faceva sentire ancora una ragazzina alle prime armi. Eravamo arrivati molto velocemente, era stato abbastanza facile trovare il locale, una pizzeria rustica molto accogliente, quello che, secondo me, era il proprietario, ci fece accomodare sulla terrazza, "così ammirate la bellezza di Napoli, accompagnati da una buona pizza", aveva detto prima di condurci su per le scale. Era bellissima Napoli illuminata dalle luci che da lontano sembravano tutte piccole lucciole, pronte a brillare sempre di più, da qui era ben visibile anche il mare, visto l'orario era un po' scuro ma il riflesso della luna piena, lo rendeva visibile ed era uno spettacolo a cui, almeno una volta nella vita, chiunque avrebbe dovuto assistere. C'era un signore anziano a giudicare dai capelli bianchi, che suonava la sua chitarra mentre era assorto dalla vista del mare, doveva conoscere a memoria ogni nota della canzone di cui capivo poco, era probabilmente in dialetto, una canzone tipica napoletana, non guardava nemmeno le corde o gli accordi, lo faceva e basta mentre accompagnava la melodia con la sua voce doppia ma allo stesso tempo delicata. 

<<Sei contenta?>>, mi chiese Thomas mentre ero del tutto concentrata sulla vista che avevamo davanti, mi voltai per guardarlo e come se fosse un riflesso, un sorriso si aprì sul mio viso, <<come potrei non esserlo? È tutto fantastico, tu sei fantastico, ti amo>>, si alzò appena per stamparmi un bacio, giusto in tempo visto che era arrivato un cameriere. <<Benvenuti signori, vi lascio i menu così potete decidere cosa ordinare, passerò dopo>>, disse iniziando con un inglese un po' bizzarro, proseguì in italiano visto che Thomas lo conosceva piuttosto bene e poteva farmi da Google traduttore, così non avremmo messo in difficoltà il ragazzo. <<Allora, cosa desideri mangiare?>>, non era scontata la risposta? Insomma, eravamo a Napoli diamine! <<Ovviamente la pizza Thomas, che domande sono>>, esclamai entusiasta, non vedevo l'ora di provare la vera pizza. Thomas scoppiò a ridere, come se avessi detto qualcosa di divertente, ma gli avevo solo detto cosa volevo ordinare dopotutto; quindi, non c'era niente di divertente per cui ridere in questo modo... esagerato. <<Thomas, amore perché cavolo ridi in questo modo?>>, <<Elis, lo so che vuoi la pizza amore, ma devi dirmi quale gusto preferisci, vedi qui non c'è quella pizza orribile che mi hai obbligato a mangiare, quella con l'ananas sopra qui è tipo illegale. Scegli un gusto>>, ecco questo non mi era stato detto, non ero pronta ma per fortuna con molta pazienza, mi lesse tutto il menu e scelsi la "diavola" solo perché aveva il salame piccante ed io ero innamorata di qualsiasi cosa piccante, Thomas invece aveva scelto la classica "margherita" e mi aveva raccontato una bella storia sul nome di questa pizza. Mi aveva raccontato che nel lontano 1889 un cuoco, Raffaele Esposito, per onorare la Regina d'Italia ovvero Margherita di Savoia, inventò questa pietanza e siccome la fece per la regina, decise di chiamarla proprio pizza margherita. Il termine "pizza", a quei tempi, non era conosciuto al di fuori della città partenopea, spesso indicava le torte dolci, inoltre i condimenti della pizza non erano stati messi a caso, il sugo, la mozzarella e il basilico, infatti, ricordavano i colori della bandiera italiana. Era una storia interessante, vera o falsa che sia, era bello conoscere nuove cose, soprattutto se si trattava delle origini di quella che da quel momento in poi, sarebbe stata casa nostra.

 <<Dicono che la Regina si era innamorata del cuoco, secondo me hanno voluto aggiungere una storia d'amore perché rendeva il tutto più bello ed entusiasmante>>, probabilmente aveva ragione, era solo una parentesi aggiunta da qualcuno che voleva rendere la cosa ancora più bella, perché alla fine a chiunque piace sognare. <<È comunque una bella storia, anche se è fasulla>>, non ebbe il tempo di rispondermi che due piatti fumeggianti spuntarono davanti ai nostri occhi, erano due dischi enormi, non erano semplicemente delle pizze. <<Buon appetito>>, disse il cameriere prima di andar via, ero senza parole e sbalordita per come fosse bella anche solo una pizza, per non parlare del profumo che emanavano entrambe. <<Che dire, alla nostra nuova vita, insieme>>, neanche a farlo apposta, lo stesso ragazzo di prima, stappò una bottiglia di vino e ci versò da bere, facemmo un brindisi così prima di tagliare le nostre pietanze e assaggiare finalmente questa meraviglia. <<È troppo buona! La mangeremo ogni giorno!>>, spalancò gli occhi quando capì che ero seria, avrei potuto mangiare quella pizza tutti i giorni, senza alcun problema. <<No, non se ne parla, lo so che è buona ma devi assaggiare molte altre cose, ma ti dirò una cosa che ti farà sicuramente piacere. Solitamente, ogni sabato le persone mangiano una pizza, non so perché in realtà ma lo fanno tutti, quindi possiamo farlo anche noi>>, mi sarebbe bastato? Probabilmente no, ma aveva ragione: dovevo mangiare così tante cose che probabilmente sarei diventata una balena spiaggiata da lì a breve, ma almeno sarei stata felice. <<Affare fatto Thom, ogni sabato, promesso?>>, <<promesso Elis>>. Finimmo le nostre pizze con molta calma, con la piacevole melodia di sottofondo, poi Thomas andò a pagare e uscimmo catapultandoci nel caos del centro di Napoli. 

<<Vuoi il dolce? Conosco un posto dove fanno delle granite molto buone>>, cosa c'entrava un po' di ghiaccio con il dolce? <<Sì ma insomma la granita non è un dolce>>, eravamo mano nella mano e mi sorrise quando glielo dissi, perché mi trattava come una stupida da quando eravamo atterrati? <<Ah amore, tu sei troppo ingenua se credi che qui la granita sia semplice ghiaccio con sciroppo a fragola>>, mi spinse in avanti, il marciapiede era pieno zeppo di gente, così decise di farmi scudo con il suo corpo, anche se non sapevo dove dovevamo andare, mi guidava lui con le braccia e qualche sussurro, mentre ci faceva spazio tra la gente. Adoravo questo suo lato protettivo, in ogni occasione, se ci fosse stato anche solo un po' di folla, si sarebbe messo alle mie spalle e mi avrebbe fatto da scudo con il suo corpo. Arrivammo davanti ad una scritta al neon, il negozio era pieno di gente, c'era una fila a dir poco assurda, aspettammo un'ora prima di poter entrare, Thomas non si mosse di un millimetro dalle mie spalle. <<Vedi, qui le granite si fanno con il Kinder bueno, con ogni tipo di cioccolata, basta sceglierne una>>, guardai nella direzione dove si era proteso il suo braccio e lessi veramente un sacco di gusti, non sapevo cosa scegliere. <<Allora, tra poco tocca a noi, cosa vuoi?>>, <<mmh, voglio provare quella a pan di stelle, non so nemmeno cosa siano ma sembra buoni>>, continuai a guardare le immagini e vidi questa specie di biscotto che aveva una bella faccia. <<Va bene, avresti voluto provarne un'altra?>>, mi chiese spingendomi leggermente in avanti per avvicinarsi al bancone, <<sì ma non importa, sarà per la prossima volta>>, <<quale?>>, mi chiese sottovoce, alzai lo sguardo verso il tabellone per leggere il nome. <<Croccante amarena, perché vuoi saperlo?>>, non mi rispose visto che l'uomo dietro al bancone gli chiese cosa preferisse. 

<<Mi fai due granite, una a pan di stelle e l'altra a croccante amarena, grazie>>, <<arrivano subito>>, rispose facendo segno a un altro di prendere i soldi. Aveva preso entrambi i gusti per farli assaggiare a me, mi scaldava il cuore ogni volta la dolcezza di quest'uomo. <<Buona serata>>, ci salutarono mentre uscivamo da quell'inferno, ci sedemmo su una panchina e iniziai da quello che avrei voluto prendere per questa volta. <<Perché li hai presi entrambi e non ne hai scelto uno che piacesse a te?>>, gli chiesi mentre pensavo a quanto era buona un cavolo di granita, com'era possibile? <<Quello che piace a te, piace anche a me Elis, poi ci sarà occasione per mangiarle tutte e scegliere la più buona, quella che preferiamo di più>>, disse guardandomi negli occhi mentre gustava la sua, nonché mia, granita. Come potevo non amare quest'uomo?

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